Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
CURRE CURRE GUAGLIO’
La battuta del giovine Provenzano sugli ultraliberisti di Draghi è come lo sparo di avvertimento prima dei fuochi artificiali che concludono le sagre di paese.
Il ragazzo invecchiato anzitempo, la cui principale dote è quella delle buone frequentazioni dove orecchia i discorsi dei grandi, usa a sproposito il termine “neoliberista” per preparare il terreno della prossima guerra, inventando un nemico inesistente da indicare alle truppe cammellate, alle quali il termine fa scattare un riflesso pavloviano oppositivo a prescindere.
In realtà quello che fa paura è il pragmatismo di Mario Draghi, che se ne infischia il più possibile delle beghe dei partiti e va avanti sulla linea del PNRR senza fare sconti a nessuno. Forte della sua autorità indiscussa, in Europa e nel mondo e del fatto che nessuno dei pretendenti alla successione è in grado di pilotare credibilmente l’attuazione del Piano nei prossimi cinque o sei anni.
Che saranno promettenti, ma assai difficili nel tenere a bada i nostri lupi affamati e contemporaneamente cambiare le regole e qualche pretesa europea. Letta, Salvini, Conte, la fascista riottosa, fanno pena.
Il loro can can attuale può puntare solo al miglior piazzamento politico nel 2023 nella speranza di poter condizionare Draghi che ci sarà anche dopo.
Di lui non possono fare a meno l’Italia, l’Europa e paradossalmente neanche loro.
Ogni giorno che passa perde pedine importanti e terreno la coalizione trasversale, “umbertino – borbonica”, che tira i fili della pantomima che da trenta anni ingessa l’Italia, tra finta sinistra e destra troglodita, unite nella lotta contro ogni cambiamento. La coalizione non dichiarata delle finte alternative, che si palleggia, da una parte all’altra della rete, la spesa pubblica come una greppia da gestire a turno.
Così va in avanscoperta il fantaccino di Franceschiello, che affibbia qualifiche a sproposito. Alla prossima potrebbe dire che le famose gemelle del Dadaumpa erano esponenti della corrente culturale Dadaista.
E’ sicuro che il direttore pregiudicato ci farebbe un editoriale d’appoggio sul Fatto.
Curre curre guagliò.