Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Dopo la bella storia di Paola sui lavori tipici del paese, rimaniamo ancora un poco nella Tenuta Salviati che, a prescindere dalla divisione politica che a quei tempi aveva con il resto di Migliarino, ha avuto il merito di fare grandi cose per tutta la comunità.
E cosa c’è di più necessario in una zona, non certamente malsana come la nostra, ma carente di presidi sanitari, di un punto stabile di aiuto ai malati?
Liberamente tratto da “Le nostre radici” Migliarino Settembre 1979, a cura del parroco Don Luciano Peretti
[…] Verso la fine dell’anno 1858, la duchessa Adele de la Rochefocauld, (moglie di Francesco Borghese e nuora di Anna Maria, l'ultima della famiglia Salviati n.d.a), scrisse ai Superiori delle Figlie della Carità di Parigi per chiedere alcune suore per la sua Tenuta di Migliarino Pisano, dove “ci sono là molti poveri malati che hanno bisogno di assistenza”. Da Parigi rispondono di rivolgersi a Siena, dove già da due anni era stata fondata una nuova Provincia di Figlie della Carità per interessamento del Granduca di Toscana.
Nella primavera dell’anno dopo tre suore arrivarono a Migliarino accolte dalla duchessa e il suo terzogenito Scipione. La superiora era Suor Cordero coadiuvata da Suor Mondon e Suor Guittard. Arrivò poi una quarta suora, Dulac per sostituire una sorella che si era gravemente ammalata. Le tre suore si misero subito all’opera.
La loro attività fu in principio limitata alla cura ambulatoriale dei malati e alla visita dei poveri a domicilio. Una suora curava la farmacia e assisteva tutte le persone che venivano a chiedere aiuto alla casa, che divenne ben presto il centro di raccolta di tutte le pene morali e materiali degli abitanti della tenuta di Migliarino. L’altra suora si interessava dell’andamento della casa, cucina per i poveri e per le suore, pulizie, guardaroba e un po’ anche l’orto. La superiora andava per la visita dei poveri a domicilio, lavoro intensamente più pesante degli altri a causa dei luoghi e dei tempi.
Un documento racconta: “le abitazioni di cui il paese era composto, disseminate a grande distanza le une dalle altre. Erano in comunicazione fra loro mediante strada impraticabili, nelle meno cattive si viaggiava appena con carri trainati da buoi, ed è con questo mezzo che le nostre suore andavano a visitare i malati; le altre strade erano delle vere fosse, dove si camminava a stento, affondando nel fango durante l’inverno e coprendosi di polvere durante l’estate”.
La duchessa non aveva voluto rinunciare a suor Guittard, a cui voleva molto bene, ma al principio del 1863 dovette rassegnarsi a vederla partire, perché la salute non le permetteva più la permanenza a Migliarino. Prima di partire la buona sorella ebbe ancora la consolazione di presentare a Siena la prima postulante Figlia della Carità: la figliola Maria Piazzeschi di Filettole di Vecchiano, che riuscì poi un’ottima suora.
Dal 1864 al 1876 la provincia di Siena fu soppressa e le suore di Migliarino passarono alle dipendenze della Provincia delle Figlie della Carità di Torino. Di questi anni purtroppo le notizie sono molto scarse; sappiamo soltanto che le occupazioni delle Suore di Carità furono sempre le medesime: farmacia, ambulatorio e visite ai malati. E le Suore rimasero sempre quattro, sotto la guida di suor Milhaut prima, e poi di suor Prot. Furono certamente anni di sofferenze per tutti. Per le Suore, che sfuggirono, proprio per un miracolo, alla soppressione che il nuovo governo fece delle congregazioni religiose nel 1886 e per i fondatori dell’opera di Migliarino, il cuore di ferventi cattolici fu straziato. Non dimentichiamo che nelle vene del duca Scipione scorreva sangue non solo dei Salviati, ma anche quello della grande famiglia romana dei Borghese. Le guerre obbligarono le suore di Migliarino ad un lavoro veramente superiore alle loro forze e, per mancanza di medici e di infermieri, furono anche costrette a prestarsi per la veglia dei malati a domicilio che era una cosa non permessa dal loro Regolamento e che, nel 1875, fu giustamente sospesa, quando la situazione si avvio a tornare alla normalità.
Riaperta, nel 1876, la provincia Toscana delle Figlie della Carità sempre a Siena, il duca domando una quinta Suora per prendere cura dei bambini della tenuta, e nel novembre di quell’anno fu aperto l’asilo. Poi vennero le scuole elementari inferiori e finalmente una cura più assidua e completa delle ragazze, mediante una scuola di cucito e un laboratorio di tessitura.
L’ultimo venticinquennio del secolo scorso fu uno dei periodi più belli dell’attività delle Suore in questa tenuta dei duchi Salviati. In esso spiccano, in modo tutto particolare, due nomi, che non possiamo ne dobbiamo dimenticare: la superiora Suor Denis e la suora dei Poveri, Suor Celestina Dulac.
La prima, Suor Denis, arrivò come superiora a Migliarino nel 1876 e qui chiuse la sua vita il 17 giugno 1908 a 71 anni di età e 50 di vocazione. Essa fu l’anima di tutte le opere allora fiorenti, superiora veramente capace di mente e di cuore, madre buona e forte nello stesso tempo, specialmente per la numerosa gioventù che affluiva alla casa Vincenziana di Migliarino. È a lei che si deve la fondazione delle figlie di Maria Immacolata e delle Madri cristiane. L’altra suora, Suor Dulac, era giunta a Migliarino nel 1860 e rimase sulla breccia a Migliarino fino alla morte avvenuta l’8 aprile 1885 all’età di soli 58 anni e 26 di vocazione.
Citerò solo una ingenua frase di una persona che per parecchi anni le fu vicina nel lavoro quotidiano: “la Suora seppe tanto bene e con tanta generosità adempiere il suo duplice ufficio della farmacia e della visita ai malati che il nome di Suor Celestina divenne l’orazione giaculatoria di tutti gli infelici dei dintorni “.
A lei si deve anche la grotta di Lourdes, che ancora rimane. Prima era una semplice capannuccia di paglia (l’aveva costruita alla meglio uno dei malati di suor Celestina); ma quando pioveva, la Madonna, coll’andar del tempo, si bagnava tutta; e suor Celestina, non avendo possibilità di fare di più gli aveva prestato stabilmente il proprio ombrello. Il Duca, venuto a Migliarino, fece costruire una grotta decente in pietra che per anni ed anni fu chiamata “La Madonna di Suor Celestina”. […]
Quanti di noi migliarinesi siamo cresciuti all’asilo e alle elementari “dalle suore”?
Quanti di noi sono andati con le suore alla grotta che noi chiamavamo “la montagnola”?
QUANTI DI NOI NE SONO USCITI TRAUMATIZZATI?
Altri tempi, altri farmaci e…altri dottori!
Vai scherziamoci su!
Vuoi rimetterti in buono stato?
Cinque gocce di solfato,
ma che sia di buon formato,
raccomando, non passato,
un cucchiaio di perborato
fino all’orlo ben rasato,
con gialappa mescolato,
con acqua citola amalgamato,
seme di barba ben tostato
e se lo trovi un manganato,
di bromuro è raccomandato.
Poi se ancor non è bastato
un pochin di sublimato
meglio con glicerofosfato,
bada a quello arsenicato,
fior di malva distillato
e aspetta il risultato.
Dimmi caro: hai cacato?