Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Il Bosco del Mito è una pubblicazione di un evento memorabile ospitato nei Magazzini Lisabetta Salviati per una mostra, con lo stesso nome, di testi, poesie ed opere pittoriche di moltissimi pittori e saggisti italiani e che rimase aperta al pubblico dal 10 giugno al 10 luglio 2006.
L’iniziativa fu ideata dalla volontà di Francesca Centurione Scotto Boschieri con una mostra che produsse anche un pregevole volumetto con una pungente notizia d’apertura: "…grazie al Comune di Vecchiano per aver sostenuto l’iniziativa, credendo che le cose anche più difficili, possono essere realizzate”.
Il primo intervento è ”nostrale” che più non è possibile, Antonio Tabucchi apre con:
UN BOSCO ALL’ANTICA
Il bosco di cui vi parlo in realtà è una pineta. Ci sono anche delle querce e quercioli, ma la specie dominante e il pino: migliaia di pini dal fusto altissimo e dalla chioma a ombrello sotto i quali crescono cespugli di mirto e mortella, pungitopi, rovi e altri arbusti tipici della macchia mediterranea. Perché la pineta di cui vi parlo in realtà è una macchia mediterranea come ce la tramandano le descrizioni della antica letteratura greca e latina, un paesaggio che appartiene davvero alla nostra cultura; anzi, in un’epoca in cui si parla tanto di radici e si cercano tanto le radici, appartiene a pieno titolo alle nostre radici. Perché non c’è niente più degli alberi che abbia le radici.
Il bosco di cui parlo non prevede Hansel e Gretel. Non c’è l’orco, in questo bosco. Non c’è il mistero delle favole che impauriscono i bambini: non ci sono streghe cattive, casette con la finestra illuminata nel buio dove il bambino sperduto si dirige trovandovi brutte sorprese. Non ci sono elfi, non ci sono gnomi, non ci sono castelli incantati. Tutto questo appartiene ad altri boschi. Il bosco di cui parlo ha un’altra mitologia. Fra i suoi cespugli, sotto quei pini dall’odore balsamico, dove la brezza porta spesso il salmastro, abita un signore che si chiama Pan. È un signore curioso, va sempre nudo, cammina un po’ a balzelloni, a causa delle gambe, che sono caprine fino al ventre, con il piede dallo zoccolo fesso. E un musicista vagabondo, e suona un piffero di canna. Con la sua musica dal timbro stravagante e ammaliante spesso convoca delle fanciulle che accorrono festose, un po' pazzerelle, perché piace loro ballare. E si danno appuntamento sulla spiaggia, perché questo bosco, che in realtà come dicevo è una pineta mediterranea, cresce ovviamente sulle rive del mare, e le spiagge sono fatte di sabbia che a mezzogiorno si arroventa facendo tremolare il paesaggio come una fata morgana. È quello il momento magico in cui le creature di questo bosco appaiono e si scatenano, perché nell’antica cultura greca i fantasmi appaiono a mezzogiorno: sono fantasmi meridiani. In realtà il teatro in cui si svolge il loro allegro e vitale spettacolo è la nostra testa, perché in quel momento le palpebre pesanti si abbassano, il potere di Morfeo ci invade e noi ci abbandoniamo. È la canicola, un altro elemento che c`è solo da queste parti, nel Mediterraneo.
Questo è un bosco sopravvissuto. Anche se da un punto di vista temporale è giovane, esso è molto antico, antichissimo. E comincia ad essere raro, perché, sulle altre coste dei Mediterraneo altre foreste lo hanno sostituito, e normalmente sono fatte di cemento. E questo fa sentite antichi anche noi. Siamo esseri antichi, è il titolo di un libro di un nostro scrittore.
È vero, questo bosco si oppone a una modernità effimera, fondata sull’immediato, sulla novità, sull’oggi: quella modernità che vorrebbe farci credete che siamo nati ieri.
Non siamo mica nati ieri.