Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Sauro Scalzini ha mantenuta la promessa: quella di divertire, di unire amici e paesani, di far buona musica, di far conoscere come si mangiava e come si rideva e si deve ridere ancora, di far “società”.
Nessuno dei protagonisti della festa è stato più bravo degli altri, (i nomi li potete leggere nei comunicati precedenti) io li accumulo e li ringrazio come ringrazio i musicisti che hanno suonato superbamente (loro non son mai nominati singolarmente!).
Le battute si accavallavano, i battibecchi eran continui e, fra tutti, simpaticissimo quello fra il presentatore e il sindaco nell’intervista sui cibi locali, quando viene chiesto cosa fosse il piatto “la topaccia” e si è cercato di spiegare che il nome vero è “pottaccia” non “topaccia”. Ma cosa t’aspettavi da un pisano? “O pottaccia o topaccia, è la stessa”!
Le canzoni erano datate e amate, canticchiate silenziosamente dai presenti (tanti), cantate ad alta voce da Lui e Lei, Alberto e Asia, ricordi di sale da ballo, di primi amori, uniti ad altri sapori di mallegato, zuppa, fritto di ranocchi e afrore di folaga in umido, già… i sapori…perché la festa era per parlar di cibi, poi il resto doveva essere di contorno, come la recita di sonetti “avanesi” del gruppo degli agguerriti “poeti contadini”.
Un momento di struggimento, parlo per me, è stato quando il Maestro ha chiesto all’0rchestra di suonare un pezzo del quale non avevo capito il titolo. La tromba, le trombe, i sassofoni, prima lenti poi più forti e un brivido al cuore. Una musica che “parlava” di morte, di sopraffazione, di lutti avvenuti più di cento anni fa e che si ripropongono ancora oggi, ma non sminuiva il piacere di essere fra così tanti concittadini felici dello straordinario pomeriggio.
Alla prossima, come spera Sauro, di sera, fino al “tocco”!
p.s la musica della quale parlavo è “Degüello” che significa…mi fa male tradurlo… succede dall’altra parte del mondo!