Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Una trentina di anni fa ebbi il coraggio di cimentarmi nella stesura di un libro che “fermasse” nel tempo i miei ricordi della vita passata sul Serchio e scrissi: Il meraviglioso viaggio di Chiube fra paesi paesani pesci proverbi e poesie sul Serchio.
La presentazione fu nella Casa Coli di Bocca di Serchio con una bella dimostrazione di affetto da parte degli amici migliarinesi.
Il risultato fu oltre le aspettative tanto da dover fare la seconda edizione e da essere chiamato dalla professoressa Scatena al liceo Dini di Pisa per presentarlo ad una classe quarta con un tremendo batticuore che passò poi velocemente.
Ora, anzi è già da tempo che volevo farlo, non passerò più da un editore, ma userò questo strumento per far leggere le “storie” di paesi e paesani di un tempo.
Uno dei giovani del liceo mi chiese il perché ho raccontato cose dei primi anni della mia vita da fanciullo per passare poi a quella di giovanotto saltando l’età di “mezzo”. Gli dissi che: non lo sapevo!
Questa la dedica
Ai miei nonni
"È bello andà' ‘n barca nell'acqua,
ma solo dove si vede le du' ripe"
Marino
"La più bella società è quella coi soci dispari,
ma sotto tre"
Antonio
Apro una parentesi: con il passare degli anni ho raccolto (e pubblicato) moltissime poesie dove vi fosse, anche se solo per una volta, la parola “Serchio”, poesie antiche, classiche, dialettali, complicate o semplicissime, ma la più bella in assoluto è questa dell'apertura e, assolutamente, non perché è di un migliarinese:
ALLE CHIARE ACQUE DEL SERCHIO
Limpid'acque del Serchio, che scorrete
placidamente al mare e che specchiate
le vostre rive verdi, ricordate
quand'io da fanciulletto nelle liete
sere d'april, desiderando quiete,
da voi venivo e voi come incantate,
le voci del mio cuore ascoltavate,
l'intime voci mie, dolci e segrete?
Venivo sulle vostre rive solo,
e all'ombra delle acacie mi sedevo
vi contemplavo e interrogavo invano!
Mentre nel bosco un vedovo usignolo
mesto d'amor cantava: allor tacevo,
e l'eco rispondea laggiù lontano…!
Marco Giunio Barsotti
PROLOGO
"No Nicola, non si chiama così!"
Non era la prima volta che attraversavamo quel ponte e non era neanche la prima volta che mio figlio scambiava per il fiume di casa sua ogni altro corso d'acqua piccolo o grande che fosse. Tutti siamo affezionati ai luoghi natii, alle colline viste dalla finestra della camerina, ai campi battuti nelle prime corse, ai monti scalati per la prima volta, ma niente resta più vivo nella memoria e nel sentimento dei ricordi della prima sciacquata nel fiume vicino casa. Per questo mio figlio, quando vedeva un fiume, diceva: "Ecco il Serchio".
Non c'era modo di dissuaderlo; il fiume, ogni fiume, era il Serchio e basta.
Lui conosceva quello come "fiume", il fiume di casa sua, quello dove faceva rimbalzare le ciarelle, quello dove aveva preso i suoi primi pesciolini e l'acqua era fiume e il fiume era Serchio. La geografia poteva andare a farsi benedire, era l'amore per il suo Serchio quello che contava di più.
Caro Nicola, diceva il Carducci: "or non è più quel tempo e quell'età", ma per noi non è ancora tutto perduto e intendo per noi Serchio compreso. Basta avere coraggio, amore verso la propria terra, che nel nostro caso significa acqua, e tanto ottimismo e fiducia nel prossimo.
Tuo nonno mi raccontava che quando andavano a caccia, lui e Sandrino, portavano solo il pane e il companatico, che a dissetarli ci pensava l'acqua del Serchio. Quest'acqua che ora, in certi momenti di controllo secondo la voglia e la disponibilità dell'organo preposto alla tutela dei fiumi, è dichiarata batteriologicamente pura, ed è facile farsi venire alla mente la battuta che: "lo è infatti, perché non vi vivrebbero neanche i batteri più duri".
Solo qualche bimbetto "cignalato" la può bere ora senza conseguenze, quasi che a vegliare sui piccoli ci sia un santo protettore addetto a “coleri ed epatiti”, come nel caso della piccola Silvietta, di appena un anno, che fuggita gattonando da sotto la baracca di Paolo a Bocca di Serchio, arrivò non vista al fiume e lì si ingozzò di acqua finché tutti noi, allarmati, corremmo verso quel corpicino che stava là, fermo a buco ritto. La Silvia si prese così una solenne sculacciata dalla madre che cominciò ad urlare, non tanto perché la figlia avesse corso il pericolo di affogare o dalla felicità di vederla salva, ma perché aveva bevuto "quello schifo di acqua".
Ora, siccome mi sembra di esserti venuto a noia a raccontarti di tutto quello che mi succedeva da bambino sul Serchio e al mare, ti metto tutto “periscritto” così non si potrà più dire che:
le ‘iacchere le porta via ‘r vento!