Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
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Una commemorazione che ha visto una nutrita partecipazione di persone oggi,
presso il Monumento ai Caduti, dove abbiamo celebrato la Festa dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate, in collaborazione con la Filarmonica Senofonte Prato - Associazione Musicale e con l'intervento anche del parroco Don Renato Melani.
È stata l'occasione per consegnare anche alcuni attestati di riconoscimento per l’attività svolta ad alcuni rappresentanti dell’Associazione Nazionale Reduci e Combattenti.
Grazie a tutta la cittadinanza intervenuta e a tutti coloro che hanno preso parte all'iniziativa.
Sotto alcuni passaggi del mio intervento e alcune foto dell'evento.
"Il 4 novembre 1918 terminava il Primo conflitto mondiale: si è trattato indubbiamente di un evento che ha segnato in modo profondo e indelebile l’inizio del ‘900, e che ha determinato radicali mutamenti politici e sociali. Il 4 novembre del 1918, il giorno della Vittoria dell’Italia sull'Austria nella Prima guerra mondiale, simbolicamente si completò dunque anche il processo dell'unificazione italiana: ed ecco che il 4 novembre, che noi commemoriamo oggi, si è celebrato il centotreesimo anniversario dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate.
In questa giornata ricordiamo tutti coloro che, anche molto giovani, hanno sacrificato la propria vita per il nostro Paese e per un indissolubile senso di attaccamento al dovere, nel servire lo Stato, per usare parole che ancora oggi risultino attuali e da significativo esempio ai giorni nostri.
Sono trascorsi centotre anni da quel 1918; al termine del conflitto, si registrarono: 680.000 caduti, 270.000 mutilati, oltre un milione di feriti, 600.000 prigionieri di cui 64.000 morti per stenti in mano nemica. A fronte di questi numeri, che fanno riflettere comunque sul senso sempre innaturale e privo di ogni logica che si cela dietro ogni conflitto, i dati storici ci confermano che si trattò di una mobilitazione che mise insieme italiani provenienti da ogni regione, da ogni provincia, appartenenti a tutte le classi sociali, accomunati dallo spirito di italianità, che andava a completare l'opera di unificazione iniziata con i moti Risorgimentali.
Oggi noi ricordiamo dunque il sacrificio dei caduti e commemoriamo questo anniversario, che forse più di tutto ai giorni nostri ci invita a riflettere sul bisogno di tornare a sentire un'appartenenza all'Italia come Paese davvero unito, non solo sulla cartina geografica, ma anche nelle nostre intenzioni e nelle nostre azioni finalizzate a mantenere il nostro Stato democratico, che ci è stato consegnato proprio anche attraverso il sacrificio di quelle giovani donne e di quei giovani uomini caduti durante la Prima Guerra Mondiale.
La pandemia in corso ha, in taluni casi, rafforzato le divisioni sociali, anche a causa di un disagio socioeconomico che si è diffuso velocemente; eppure, proprio sulla scorta di situazioni come quella che stiamo vivendo da quasi 2 anni, è più che mai necessario ricordare quanto sia fondamentale l'unità Nazionale, così come il costante impegno delle nostre Forze Armate. Il Presidente della Repubblica Mattarella lo stesso 4 novembre scorso ha affermato che:
"Particolarmente apprezzato è stato l’operato delle Forze Armate nel corso dell’emergenza sanitaria dove la componente militare, attraverso le sue varie competenze, ha agito con grande professionalità per sostenere la campagna vaccinale e per fronteggiare le situazioni logisticamente più disagevoli".
E questo è un dato di fatto, sopratutto in territori di "periferia" come il nostro, dove l'apporto delle Forze Armate, insieme a quello delle istituzioni e del volontariato, è stato determinante nella gestione di questo periodo.
E, dunque, concludendo, il senso di unità deve servirci oggi da monito per sentirci cittadini di un mondo che è tutt'uno, senza divisioni di sorta: questo è il senso di celebrare e ricordare giornate come quella odierna, questa è l'eredità migliore, prodotta da questi pur tragici eventi, che dobbiamo impegnarci a lasciare ai nostri figli e alle generazioni del futuro".