none_o


Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA  sono la figlia della "Cocca".

Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.

Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché  anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è  ancora comunità.  

Ricordate il tubo di refrigerazione della nuova pista .....
. . . come minimo si risponde due volte altrimenti .....
. . . siamo a M@ sterchief. Sono anni che giri/ ate .....
. . . Velardi arriva buon ultimo.
Il primo fu il .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
di Micol Fiammini, Il Foglio, 17 apr. 2025
none_a
Che tempo che fa - di Michele Serra
none_a
di Fernando Bezi
none_a
Mazzarri e Boggi (Lista Boggi Sindaco)
none_a
di Bezzi Fernando - 2025-04-17bezzifer
none_a
Raccontino di Giancarlo Montin
none_a
Incontrati per caso...
di Valdo Mori
none_a
di Angela Baldoni
none_a
none_a
Cena per la Liberazione 24 aprile
none_a
Assemblea soci Coop.
none_a
Cascina, 27 aprile
none_a
CNA AREA VALDERA
none_a
Pisa, 18 aprile
San Giuliano Terme, 24 aprile
none_a
Qualcuno mi sa dire perche' rincoglionire
viene considerato un inevitabile passaggio
alla fine del faticoso viaggio
vissuto da tutti con coraggio?
Il .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
Racconto di Michele Baglini
... è l’ora di Tito

25/11/2021 - 22:36

  ... è l’ora di Tito
            Ormai era in pensione!
            Aveva lavorato come messo alla Scuola Normale Superiore di Pisa e ne era orgoglioso. Orgoglioso di essere stato al servizio della cultura elevata, come diceva lui, indossando la divisa di usciere con un decoro capace di esprimere quella rispettabilità dovuta all’ambiente.
            La famiglia di scienziati, che frequentava, lo faceva sentire parte di essa, fin dal mattino, con il saluto, cordiale e affettuoso. 
            Cominciò a lavorare quasi a trent’anni e non si sarebbe aspettato che quelle persone si   fossero scomodate a stimare un custode. Certo, in molte occasioni aveva dimostrato ottime capacità e competenze nel saper risolvere problemi legati agli incontri del personale e doti organizzative per la gestione della sala convegni, tanto che anche il direttore accettava suggerimenti  e si consultava con lui prima di prendere decisioni.
            Era contento di ciò che aveva fatto con tanto zelo e amore. Sentirsi stimato e apprezzato gli faceva capire che il suo ruolo, in fondo, non era del tutto superfluo.
            A lui però l’impegno e le riconoscenze gli erano serviti per dimenticare. Dimenticare la vita. Non solo per quello che ti costringe a subire, spesso con estrema cattiveria,  ma anche per le sue inutili mete e l’unico modo è proprio quello di sentirsi gratificati, utili ed essere sempre distratti da essa.
            Nel suo caso,  i riconoscimenti gli servivano per scordare la ragazza che se ne era andata dopo due settimane di incontri. Nelle brevi escursioni pomeridiane si scambiavano baci, rubati ovunque. Erano momenti attraenti, belli, appassionanti e quell’incanto l’aveva unito a lei! Poi tutto finì. Disse che si sarebbe trasferita, ma non ebbe mai nessun recapito.
Tito lo prese come un tradimento. 
            Poi, era iniziata, la lotta con la tristezza che quell’abbandono gli aveva procurato. Una lotta che cercò, appunto, di alleviare rendendosi utile per non assecondare la lenta deriva esistenziale che avvertiva nascere e la paura della solitudine.
            Anche essere riuscito a coordinare due break, per i ricercatori, uno a metà mattinata e l’altro a fine pomeriggio, lo fece sentire appagato, più tranquillo. Sfruttando una piccola stanza di sottoscala serviva caffè e macchiati. In realtà questo locale era già attrezzato allo scopo, ma da tempo non veniva adoperato. Tito volle provare. Cominciò col pulire la stanza, ripristinare le macchine in dotazione e fare in modo che non ci fossero odori poco confacenti all’ambiente. Fece il primo invito, a sorpresa, di pomeriggio. Nessuno si sarebbe aspettato l’evento. Furono tutti meravigliati e poi affascinati dai risultati.  
            Diventarono  due appuntamenti, si direbbe quasi necessari, sia per staccare dall’impegno di studio, sia perché era un momento di vera dolcezza, che divennero famosi come: 
 “ Andiamo, e’ l’ora di Tito”.
            In quella occasione conobbe da vicino le persone che si limitava a salutare al mattino. Scoprì che anche loro avevano problemi con il vivere, come tutti, tanto che l’impegno e in qualche caso la notorietà, spesso, servivano per sfuggire alla loro quotidianità  .
Anche questo, lo aiutò a dimenticare ed iniziò ad affrontare la vita con più coraggio, rendendolo più forte.
 
                                                                                                                                                                              Michele Baglini                                         

+  INSERISCI IL TUO COMMENTO
Nome:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
EMail:

Minimo 0 - Massimo 50 caratteri
Titolo:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
Testo:

Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri