Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Fermo immagine sul 2021
Le immancabili gallerie e le classifiche di fine anno raccontano i successi dell’Italia. Ma mentre scorriamo, su siti nazionali ed europei, la timeline del 2021, un brivido corre lungo la schiena: e se la magia, nel 2022, dovesse dissolversi?
Muniti di terza dose, ci apprestiamo ad entrare nel terzo (!) anno dell’era Covid, e le principali ansie (e le principali tensioni) derivano, ancora, dal fronte sanitario. Sebbene i risultati della via italiana al contenimento del virus siano stati riconosciuti anche in Europa, la situazione rimane precaria. Come, di riflesso, rimangono precarie le stime sulla crescita economica. Sulle quali, come ha ricordato ieri Sabino Cassese sul Corriere, pesano ancora le tante debolezze dell’Italia. Tra queste, rimane, forse per prima, la fragilità del sistema politico.
Del resto, il primato di Paese dell’anno, assegnatoci dall’Economist, lo dobbiamo (anche) all’uomo dell’anno: Mario Draghi, la «persona più potente d’Europa», secondo un’altra graduatoria continentale, quella di Politico.eu, che lo etichetta come «tecnocrate politico». Peccato non sia ancora chiaro come tale potere verrà esercitato, nei prossimi mesi. Anzitutto, da quale palazzo. Visto che il 2022 è destinato ad aprirsi davanti al bivio Chigi/Quirinale.
In un mondo sempre più veloce e interconnesso, attraversato da continue crisi, i risultati devono essere confermati: anno per anno, giorno per giorno. Le immagini degli ultimi mesi non possono essere fermate. Ci dicono, però, che un’altra Italia è possibile. E che, in tutte le recenti foto di famiglia, c’è lui: l’attuale Presidente del consiglio. È necessario, quindi, fare il prima possibile chiarezza sul suo futuro. Il sistema politico-istituzionale, tuttavia, non sembra in grado di farlo. Pare, anzi, alle prese con l’ennesimo cortocircuito. I partiti incapaci di indicare una via d’uscita alla situazione d’impasse. L’interessato, per correttezza istituzionale, non può esprimersi. I cittadini vorrebbero farlo – come ci dice il Rapporto annuale su Gli Italiani e lo Stato LaPolis-Demos, pubblicato oggi su L’Espresso – ma non possono.
In assenza di una soluzione, questo passaggio potrebbe presto rigettarci dentro una spirale di conflittualità-instabilità-elezioni-caos politico. Magari non succederà. Ma le avvisaglie ci sono tutte. Le ricadute sarebbero gravose, per l’intero sistema paese.
La paura, allora, è giustificata. La paura di svegliarci dal sogno. Riscoprirci quelli di sempre. Trovarci, da campioni d’Europa, a faticare nuovamente sui campi minori. Certo, alla mezzanotte del 31 dicembre i Måneskin non si trasformeranno nei Cugini di campagna, Matteo Berrettini nel geom. Filini («ragioniere che fa, batti?»). Ma la paura di tornare tra le cenerentole d’Europa non è poi del tutto infondata.
Fabio Bordignon @fabord