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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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Mauro Pallini-Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità
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Incontrati per caso
di Valdo Mori
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A cura di Erminio Fonzo
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
di Mario Lavia
Lingotto addio. L’inevitabile ritorno di D’Alema nel Pd e il tramonto del riformismo progressista

3/1/2022 - 8:51

Lingotto addio L’inevitabile ritorno di D’Alema nel Pd e il tramonto del riformismo progressista

L’ingresso dei pochi esponenti (ed elettori) di Articolo Uno all’interno del Partito democratico segna la fine dell’ambizioso disegno di Walter Veltroni di unire i riformisti dell’area socialista, liberale e cattolica in un soggetto a vocazione maggioritaria


Massimo D’Alema ha perfettamente ragione, è tempo che Articolo Uno si sciolga nel Partito democratico. Prima di tutto perché il suo partito è stato un fallimento, è rimasta una enclave di ceto politico ex diessino, e davanti alla prospettiva delle elezioni, forse già nella primavera prossima, non avrebbe scampo: di qui la necessità, almeno per alcuni suoi esponenti, di accasarsi nel Pd, e per tutti gli altri (a partire proprio dal lìder Maximo) di ritrovare un ruolo. 
Ma questo in fin dei conti non è poi molto importante: si tratta di vicende umane. È interessante invece l’aspetto politico, e qui sta la ragione di D’Alema. Che differenza c’è tra Bersani e Letta, tra D’Alema e Bettini, tra Speranza e Provenzano? Nessuna. E siccome il Pd di oggi è in sostanza guidato da quel centrosinistra interno che appunto va da Letta a Provenzano, ecco che i reduci di Articolo Uno trovano in quel Nazareno che abbandonarono durante la “malattia” renziana un appartamento certo molto più comodo del seminterrato di venti metri quadrati che è il partitino del ministro della Salute. 

Massimo D’Alema ha dunque ragione, e ora darà il suo modesto colpo di barra allo scafo pilotato da Enrico Letta nella direzione di un partito più tradizionalmente di sinistra, post-diessino (lasceremmo stare espressioni di ben altra portata quali comunista, socialista o socialdemocratico), su una linea più sensibile a Landini-L’Espresso-Gruber che ai riformisti interni, più sensibile a Tomaso Montanari che a Sabino Cassese, con una spruzzata di manettarismo del patriota Travaglio, un vago movimentismo ambientalista, una sorta di populismo democratico buono – le Agorà – e molto professionismo di ex quadri dei Ds, incomparabilmente più efficace e smaliziato di quello degli ex renziani rimasti nel Pd a far la guardia al bidone.

Questi ultimi sono indispettiti dal ritorno nel partito di uno come D’Alema che li ha insultati per anni e che continua a farlo definendo il renzismo una «malattia» (rimembranza leniniana dell’ex segretario del Partito democratico della sinistra), una volgarità a cui ha dovuto per forza rispondere Letta non meno di 24 ore dopo che lo aveva fatto Filippo Sensi, deputato democratico ex portavoce di Renzi e di Paolo Gentiloni. 


Gli ex renziani rimasti nel Pd (“Base riformista”) sostengono che non sarà certo l’ingresso di Speranza e compagni a dettare la linea del Pd. I newcomers sono effettivamente pochi. Ma la questione è un’altra: come mai a D’Alema quello che finora faceva schifo adesso piaciucchia? Non essendo cambiato lui (se non nel senso di un sempre crescente radicalizzazione del suo pensiero), è chiaro che a essere cambiato è il partito di Letta: e che questo spostamento a sinistra – diciamo così per brevità – sia avvenuto all’ombra di un ex democristiano aggiunge al tutto un pizzico di paradosso. 
Vedremo se ci sarà un qualche segno di vitalità degli ex renziani annidati nei ministeri e nei gruppi parlamentari: si sente perfino parlare di congresso. Quello che si può dire fin d’ora è che il vecchio disegno del Lingotto di Walter Veltroni, cioè l’idea di una nuova sintesi delle tre culture riformiste, quella socialista, quella liberal-democratica è quella cattolico democratica, già mai davvero inveratosi, sembra definitivamente saltato per aria. Si torna a casa.

Ha vinto Massimo D’Alema, chapeau.





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3/1/2022 - 8:55

AUTORE:
Roberto L

Art 1 breve storia triste 😥

Nascondino* è un gioco tradizionale. Lo si gioca in gruppi, all'aperto o al chiuso. A volte si usa anche il termine nasconderella. Un altro sinonimo molto meno conosciuto è rimpiattino, che deriva dal verbo rimpiattare, sinonimo del verbo nascondere.