Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
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L’impoverimento del linguaggio forse non sarà l’unico o il principale motivo, ma i continui e ripetuti episodi di violenza nelle piazze e lo sconcertante aumento di numero degli idioti e degli odiatori sui canali social stanno diventando un serio problema sociale che meriterebbe maggiore attenzione.
Certo la pandemia, lo stare chiusi in casa, la scuola già insufficiente e spesso chiusa ha aggravato sicuramente lo stato mentale dei nostri giovani (si vede anche dall’aumento dei ricoveri negli istituti psichiatrici), ma il problema rimane culturale e l’impoverimento del lessico rimane fondamentale. Poi pare che a questo si associa anche una riduzione del QI (Quoziente Intellettivo) medio della popolazione dei paesi più sviluppati come risulta da questo studio.
“Il QI medio della popolazione mondiale, che dal dopoguerra alla fine degli anni '90 era sempre aumentato, nell'ultimo ventennio è invece in diminuzione, specie nei paesi più sviluppati. Una delle cause di questo fenomeno potrebbe essere l'impoverimento del linguaggio.
Diversi studi dimostrano infatti la diminuzione della conoscenza lessicale e l'impoverimento della lingua: non solo della riduzione del vocabolario utilizzato, ma anche delle sottigliezze linguistiche che permettono di elaborare e formulare un pensiero complesso.
La graduale scomparsa dei tempi (congiuntivo, imperfetto, forme composte del futuro, participio passato) dà luogo a un pensiero quasi sempre al presente, limitato al momento: incapace di proiezioni nel tempo.
La semplificazione dei tutorial, la scomparsa delle maiuscole e della punteggiatura sono esempi di “colpi mortali” alla precisione e alla varietà dell'espressione.
Solo un esempio: eliminare la parola "signorina" (ormai desueta) non vuol dire solo rinunciare all'estetica di una parola, ma anche promuovere involontariamente l'idea che tra una bambina e una donna non ci siano fasi intermedie.
Meno parole e meno verbi coniugati implicano meno capacità di esprimere le emozioni e meno possibilità di elaborare un pensiero.Gli studi hanno dimostrato come parte della violenza nella sfera pubblica e privata derivi direttamente dall'incapacità di descrivere le proprie emozioni attraverso le parole.
Senza parole per costruire un ragionamento, il pensiero complesso è reso impossibile.Più povero è il linguaggio, più il pensiero scompare.
Come si può costruire un pensiero ipotetico-deduttivo senza il condizionale? Come si può prendere in considerazione il futuro senza una coniugazione al futuro
Non c'è libertà senza necessità.
Non c’è bellezza senza il pensiero della bellezza.”
Christophe Clave
Vale la pena di prendere seriamente in considerazione questa riflessione di Christophe Clave, un eclettico personaggio svizzero con competenze in materia di strategia e management (gestione) per evidenziare quello che ormai appare a tutti evidente, e cioè il decadimento culturale e del livello medio di intelligenza del popolo italiano e l’aumento degli episodi di violenza domiciliare e delle piazze.
A molti politici questo potrebbe anche far comodo permettendo loro di nutrire i propri elettori, specie quelli con scarsa capacità di elaborare e capire idee e concetti appena appena più complessi, con semplici slogan, (meglio con poche parole, per non confondere), che possano essere presi come riferimento della propria posizione politica, del proprio pensiero. Questo perché non capaci di elaborare pensieri e/o idee autonome, o anche per pigrizia e/o comodità, affidandosi quindi alla elaborazione del “capo” preso come figura di riferimento per la propria posizione politica.
Una strategia non nuova ma imposta e fatta propria dal fascismo fino alla sua più alta forma di perfezione per orientare una popolazione di contadini e operai in parte ancora analfabeta e povera culturalmente.
La tecnologia ci sta involvendo e stiamo progressivamente smettendo di leggere, eliminando così la principale fonte di parole e di idee. Prima leggevamo di più: i classici, i contemporanei, i giornali, e questo serviva a conoscere, a sapere, a costruirci un pensiero autonomo, con concetti e idee che rimanevano nella memoria, che influenzavano positivamente la nostra capacità di ragionare.
La televisione all’inizio ha molto aiutato fornendo informazione e formazione specie a chi viveva isolato e ha avuto la possibilità di avere finalmente una cognizione del mondo. Ricordiamo il maestro Manzi che ha insegnato a legge e scrivere a milioni di italiani analfabeti, i servizi per tutto l paese di Mario Soldati, il teatro con le commedie dei De Filippo o del genovese Gobbi, i film del neorealismo, Gassman Sordi e De Sica. Questi rimarranno sempre come perle culturali di un mondo che appare lontano. La televisione se un tempo faceva cultura, ora riempie la nostra mente solo di immagini che non hanno bisogno di essere interpretate e che scompariranno alla prima immagine successiva che ne prenderà il posto.
Se dovessi dare un giudizio da quando questa deriva è iniziata direi con la comparsa dei nuovi canali privati, i canali commerciali, che ci hanno voluti meno intelligenti e riflessivi, meno capaci di pensiero autonomo, più facilmente malleabili per acquistare quel prodotto o seguire quel politico. La tv di stato si è dovuta adeguare in nome dello share (condivisione) abbassando pericolosamente il suo livello culturale. Anche la scuola si è adeguata: via latino e greco dalle scuole e il tecnicismo al posto della cultura, programmi trash alla televisione dove invece di far riflettere e discutere si invitano personaggi che garantiscano litigi e urli a favore dell’audience.
Michele Campione, maestro di giornalismo, diceva come in una profezia “ho paura che un giorno nasceranno esseri umani con la testa a cubo, come un televisore: sta prendendo il posto del nostro cervello”.
Siamo di fronte ad un impoverimento generale, culturale e lessicale, che ha portato a ragionare con poche parole e pochi pensieri, spesso sfocianti in atti di teppismo e violenza fisica e verbale, e in un analfabetismo funzionale di cui abbiamo le dichiarazioni di due esempi autorevoli come Tullio De Mauro e Umberto Eco.
«Il 70% degli italiani non capisce quello che legge”, affermava Tullio De Mauro nel 2016, e probabilmente neanche quello che vota. Queste le conclusioni di Tullio De Mauro, probabilmente uno dei più grandi linguisti del nostro Paese, che ha anche rivestito la carica di Ministro della Pubblica Istruzione.
E poi arrivò Umberto Eco con il celebre e sarcastico:
Se sei un analfabeta funzionale non capirai questo post.
"L’analfabetismo funzionale in Italia è una realtà, non è una definizione spocchiosa dei radical chic nei loro momenti di consapevolezza ultraterrena".
L’Italia è la seconda nazione europea, al pari della Spagna e dopo il primato turco, per numero di analfabeti funzionali o low skilled, pari circa al 47% della popolazione totale (fonte PIAAC-OCSE, Rapporto nazionale sulle competenze degli adulti).
Il mio nipotino di due anni spippola già con ditino sul cellulare per cambiare le immagini e ama incondizionatamente l’Uomo Ragno ma vedo che è anche interessato ai libri che gli leggiamo e spero che impari presto ad amare la lettura. Che legga molto e non rientri in quel 70 per cento di italiani che non capiscono quello che leggono, e nemmeno quello che votano, ma soprattutto non si rendono perfettamente conto del mondo che li circonda mancando di un pensiero autonomo. Si devono affidare ad altri per le proprie idee e le proprie posizioni, e non sapendo esprimere con parole le proprie emozioni spesso le oro pulsioni si traducono in atti di pura violenza fisica e verbale.