Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Nonostante la mia (lontana) infanzia in un contesto familiare e paesano di povertà e privazioni, sono cresciuto senza nessuna invidia per chi potesse stare meglio di me, anzi di noi, perché eravamo tutti uniti nei sentimenti di amore e comprensione, al punto tale che si sentiva in disagio il “ricco” sentendosi lui diverso dal gruppo e cercava aggregazione, lui, scambiando il suo bel panino fresco farcito di prosciutto con due fette dure di pane unte con olio e sale o con vino e zucchero.
Nessuno invidiava nessuno, nessuno colpevolizzava la famiglia se il giocattolo non arrivava, nessuno era superbioso o prepotente.
L’invidia, (non importa che sia essa uno dei sette vizi capitali) l’esatto contrario di carità (chiamata cristiana, ma invece o meglio universale),
non mi tocca, neanche per l’amica Paola che ha scattato questa “superba” fotografia nel mitico Pantanal.
Per Paola no, ma per la “superba” lontra che si mangia una “superba” anquillona, quello sì!