Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Ieri, nell’anno 1999, si spense uno dei grandi, se non il più, cantautori italiani: Fabrizio De André.
Le sue canzoni erano vere poesie, parlavano di tutto e di tutti, ricchi e derelitti, santi e puttane, eroi e corruttori. Ieri avevo pensato di onorarlo qui, dato che le altre volte nelle quali si è parlato di Lui, c’è stato un interesse di diversi lettori, poi non ho potuto avvicinarmi al PC e lo faccio adesso, dopo aver girato tutta la mattina in cerca di qualcosa che si intonasse ad una delle sue liriche.
Una delle più toccanti è “Il sogno di Maria” dove spicca un verso straordinario: “dove all’ulivo si abbraccia la vite” e mi è scattato un forzato abbinamento con il luogo dove mi trovavo, sulle colline avanesi, dove le balze ospitano giunchiglie e non viti, ma l’unione esiste intensa.
…Volammo davvero sopra le case,
oltre i cancelli, gli orti, le strade,
poi scivolammo tra valli fiorite
dove all’ulivo si abbraccia la vite.
Scendemmo là, dove il giorno si perde
a cercarsi da solo nascosto tra il verde…
Fabrizio, ti dico questa: quando uscì il tuo album, La buona novella, mi accompagnasti in un lunghissimo viaggio a Lipsia dove avevo un lavoro. Una lunga giornata che passò felicemente, continuamente in tua compagnia.