Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
«Ho giocato a calcio per quarant’anni, di cui undici di fila, senza riposarmi mai, nemmeno per una domenica, nemmeno con la febbre e con gli acciacchi.
Quarant’anni trascorsi con la faccia affondata nell’erba, o nel fango, o sulle righe di gesso dell’area di rigore, con gente pronta a staccarti la testa pur di arrivare un secondo prima di te su una palla.Qualche volta ho perso, più spesso ho vinto, ma questo non è così importante.Mi hanno chiamato mito, monumento, leggenda.Le mie mani sono finite in un francobollo commemorativo firmato da Guttuso.Ho giocato a scopone con Sandro Pertini, scherzato con Karol Wojtyła, viaggiato con Gheddafi, mi sono confidato con Gianni Agnelli.
Ho conosciuto ladri, poeti, eroi, capi di stato, bancarottieri, alcolisti.
E oggi, dopo tutto questo, posso dire che aveva ragione nonna Adelaide, friulana dura come il mogano ma dolcissima: “È passato Napoleone che aveva gli speroni d’oro agli stivali, figurati se non passa anche il resto”.
Tutto cominciò proprio con lei, a pensarci bene.In un pomeriggio qualunque di sessant’anni fa, a Mariano.
Collezionavo foto sbiadite di portieri, strappate dai pochi giornali che arrivavano in paese, e sognavo di diventarlo anch’io. Ma ero mingherlino, crescevo poco, e per questo mi faceva mangiare uova ogni giorno.Poi quel pomeriggio si mise a giocare con me: tirava le prugne in aria e io dovevo prenderle al volo. Era un gioco per modo di dire: nelle case dei contadini, il cibo non si spreca, mai. Quindi, se volevo continuare a giocare con lei, dovevo prenderle tutte.
Dopo un po’ il gioco diventò un rito: indossavo la canottierina di cotone su cui mia mamma aveva cucito un bel numero «1» e mi predisponevo a prendere le prugne.Iniziò così. E arrivò tutto il resto. Il pallone vero, l’Udinese, il Mantova, il Napoli, la Juventus.I momenti belli e i momenti brutti.I campioni visti da vicino, gente geniale, dal talento divino, Sivori, Pelé, Altafini. E poi ancora la panchina da allenatore, la Nazionale in ogni sua forma.
Le coppe, i fischi, i record. Ma, soprattutto, sono arrivati gli uomini veri, quelli dritti e silenziosi come mio padre. Gaetano ed Enzo, Scirea e Bearzot, amici, fratelli, esempi.Persone devote alla cultura del lavoro, della serietà, consapevoli anche loro che tutto passa, tranne la soddisfazione e la serenità di chi ha fatto il proprio dovere, fino in fondo.È a quegli uomini e all’intelligenza dei loro silenzi che penso ancora oggi, settant’anni e cento mestieri dopo.
Succede ogni giorno, all’improvviso, quando al circolo, al golf, o al parco con i miei nipoti, mi capita di sentire il profumo dell’erba.Allora non riesco a domare un brivido, una nostalgia bellissima, istintiva. E mi dico che sì, aveva ragione mia nonna, la gloria dura un attimo solo.Ma certi attimi, se li sai coltivare, possono durare una vita intera.»80 anni di leggenda, buon compleanno Dino Zoff!
Fonte: autobiografia "Dura solo un attimo, la gloria".