Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
SUL PONTE SVENTOLA BANDIERA BIANCA?
Ho partecipato, per dieci anni, ad altre manifestazioni contro la guerra. Tra il 1965 e il 1975 il movimento per la pace era forte nel mondo intero perché parlava una sola lingua, da Washinton a Roma, da Berlino, Parigi e Londra a Berkeley, Ottawa, Sidney: fermare l’aggressione straniera e riconoscere l’indipendenza del popolo vietnamita. Quel movimento era sostenuto da un crescente schieramento di forze politiche e da uomini, come Giorgio La Pira, Martin Luther King, Mohammad Alì, Olof Palme, Alexander Langher che, da nonviolenti, non chiesero mai la pace senza distinguere gli aggressori dagli aggrediti.
Tra chi era stato costretto a combattere e lo faceva colpendo il nemico in casa, e chi per prevalere massacrava, col napalm o le bombe al fosforo, la popolazione civile.In quegli anni ci si interrogava sulla differenza tra nonviolenza e pacifismo e il mondo conservatore dava del “comunista” a Papa Paolo VI che aveva osato, con l’Enciclica “Populorum progressio” (1967), mettere in discussione il concetto di “proprietà della terra” arrivando a definire legittima la ribellione del popolo contro un oppressore. Lo stesso destino riservato oggi dalla destra a Papa Francesco.
E molti di noi andavano scoprendo che essere nonviolenti non comportava escludere sempre e in ogni caso la guerra. Perché la Pace non è semplice assenza di guerra, ma si ottiene superando la guerra che in talune circostanze anche il nonviolento è costretto a combattere. Come ci aveva spiegato la metafora di Gandhi “Supponiamo che un uomo venga preso da una follia omicida e cominci a girare con una spada in mano uccidendo chiunque gli si pari davanti e che nessuno abbia il coraggio di catturarlo vivo. Chiunque uccida il pazzo otterrà la gratitudine della comunità e sarà considerato un uomo caritatevole” (Gandhi “Teoria e pratica della nonviolenza”).
Non posso credere che chi ha indetto la manifestazione per la pace di sabato scorso a Roma, creda davvero che si possa mediare con Putin una soluzione pacifica chiedendo a Russia e Ucraina, posti sullo stesso piano, di deporre le armi.
Davvero si pensa che si possa chiedere a un popolo costretto a combattere per la sua indipendenza di arrendersi al ricatto di un dittatore sanguinario che ne approfitterebbe per schiacciarlo definitivamente? Davvero si è convinti che, forti di quella resa, Putin non si spingerebbe oltre nel suo sogno imperialista arrivando fino al Baltico? “Solo Hitler ha seminato più morti e bugie di Putin” scriveva ieri Furio Colombo, non certo un uomo di destra e un estremista filoatlantico. Ed è bene che l’abbia scritto sull’house organ della guerra ibrida della Russia in Italia. Così avranno potuto leggerlo anche “gli utili idioti”, come definiva Lenin quelli che appoggiavano la rivoluzione d’ottobre senza averla capita. Guardando video e foto delle manifestazioni di Praga, Parigi, Londra, tutte convocate per condannare l’aggressione russa all’Ucraina, o le scene di repressione dei manifestanti a Mosca o San Pietroburgo, ho provato vergogna.
Vergogna per l’ipocrisia delle parole di Landini, per l’ingenuità di tante persone trasformata in indiretta o aperta complicità col carnefice dell’Europa.
Vergogna per la rappresentazione plastica della corruzione profonda, ideale, culturale e politica di una parte della sinistra, che nella sua agghiacciante metamorfosi conservatrice non sa più distinguere torti e ragioni.Vergogna per l’assenza delle bandiere del popolo aggredito, che qualcuno ha proposto siano sostituite da uno “straccio bianco”, che non è segno di pace, ma di resa.
Vergogna immaginando la soddisfazione del Cremlino difronte a quello spettacolo indegno, da sindacato giallo. La pace non si conquista cedendo agli imperialisti, ma costringendoli a trattare.
E questo può avvenire solo se Putin capirà di non poter ottenere con la guerra quello che vuole.
Perché è la sua guerra russa che va fermata, non la resistenza dell’Ucraina contro l’invasione, che è anche speranza di trattativa.