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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
di Sandro Magister
“Aggressione russa”. Il giornale del papa rompe il tabù

13/3/2022 - 9:42

“Aggressione russa”. Il giornale del papa rompe il tabù

Se non papa Francesco, almeno gli organi di comunicazioni ufficiali della Santa Sede hanno rotto il tabù, chiamando per la prima volta col suo vero nome, “aggressione dell’esercito russo in Ucraina”, la guerra arrivata al suo diciassettesimo giorno.
È quanto si legge nell’editoriale pubblicato nel pomeriggio di oggi, 12 marzo, sulla prima pagina de “L’Osservatore Romano” e sull’organo multimediale “Vatican News”, a firma di Andrea Tornielli, direttore editoriale del dicastero per la comunicazione, nel giorno in cui “Francesco entra nel decimo anno di pontificato”:
> Dalle macerie di Mosul a quelle dell’Ucraina, una voce di pace e di speranza
L’editoriale muove dalla visita del papa, un anno fa, nella città di Mosul martoriata dallo Stato Islamico, per arrivare rapidamente ai giorni nostri, quando (la sottolieatura è nostra) “le tragiche conseguenze della sporca guerra in Ucraina, ipocritamente definita ‘operazione militare speciale’, sono sotto gli occhi del mondo, con il loro carico di dolore, di sofferenza, di corpi innocenti straziati, di bambini uccisi, di famiglie divise, di milioni di profughi costretti a lasciare tutto per fuggire alle bombe, di città trasformate in campi di battaglia, di case sventrate e bruciate. Per non parlare delle ferite dei cuori, che avranno bisogno di anni per guarire”.
Poco più avanti l’editoriale contesta implicitamente le tesi del patriarca di Mosca Kirill e arriva appunto a chiamare la guerra col nome di “aggressione dell’esercito russo in Ucraina”:
“Questa volta l’odio e la violenza non si possono ammantare di teorie sullo 'scontro di civiltà', non hanno a che fare con fittizie motivazioni religiose. Questa volta sui due fronti ci sono uomini e donne che condividono la stessa fede cristiana e lo stesso battesimo. Di fronte allo scempio provocato dall’aggressione dell’esercito russo in Ucraina, e all’escalation bellica che ha innescato, con il rischio di trascinare il mondo in un conflitto nucleare, non è facile trovare segni di speranza. Eppure, come un anno fa a Mosul papa Francesco riaffermò la ‘convinzione che la fraternità è più forte del fratricidio, che la speranza è più forte della morte, che la pace è più forte della guerra’, anche oggi, nonostante tutto, è possibile sperare. […] Dirsi cristiani significa appartenere a un Dio fatto uomo che sulla croce si è fatto uccidere per amore e con la sua scelta di essere vittima inerme, da duemila anni ci chiede di stare dalla parte degli oppressi, degli aggrediti”.
L’editoriale è da leggere tutto. Ma si può anche aggiungere che due giorni prima “L’Osservatore Romano” aveva aperto la sua prima pagina (vedi sopra) con un titolo che più sferzante non poteva essere per l’”ipocrita” linguaggio di legno di Vladimir Putin.
Il titolo era: “Operazione militare speciale”, sullo sfondo del bombardamento dell’ospedale per bambini e gestanti di Mariupol.
Non una parola in più. Ma chi ha occhi per intendere, intende.

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