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Evento davvero memorabile a san Giuliano Terme il 25 luglio a partire dalle ore 18, all'interno del Fuori Festival di Montepisano Art Festival 2024, manifestazione che coinvolge i Comuni del Lungomonte pisano, da Buti a Vecchiano."L'idea è nata a partire dalla pubblicazione da parte di MdS Editore di uno straordinario volume su Puccini - spiega Sandro Petri, presidente dell'Associazione La Voce del Serchio - scritto  da un importante interprete delle sue opere, Delfo Menicucci, tenore famoso in tutto il mondo, studioso di tecnica vocale e tante altre cose. 

Che c'entra l'elenco del telefono che hai fatto, con .....
Le mutande al mondo non le metti ne tu e neppure Di .....
Da due anni a questa parte si legge che Putin, ovvio, .....
È la cultura garantista di questo paese. Basta vedere .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Di Edoardo Fanucci
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Di Antonio Campo
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di Bruno Desidera
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di Matteo Renzi, senatore e presidente di IV
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Da un'intervista a Maria Elena Boschi
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di Valdo Mori
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Mauro Pallini-Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità
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Incontrati per caso
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APOCALISSE NOKIA di Antonio Campo
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Il mare
con le sue fluttuazioni e il suo andirivieni
è una parvenza della vita
Un'arte fatta di arrivi di partenze
di ritorni di assenze
di presenze
Uno .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
Di U M
Diteci la verità

13/3/2022 - 14:06


DITEVI LA VERITA’

La guerra di aggressione all’Ucraina costringe quelli come me, con una lunga e convinta militanza di sinistra  vissuta nel Pci fino al suo scioglimento, a fare i conti non solo con la politica, ma anche con le proprie scelte di vita. 

I conti con la politica li ho già fatti da tempo, prima fondando con convinzione il PD e poi uscendone con la stessa convinzione per fondare Italia Viva. 

Salvare tutto quello di positivo che c’era da salvare e cambiare radicalmente le cose sbagliate. Questa è stata la mia stella cometa. Che non mi è apparsa come una visione nel novembre 1989, ma che aveva cominciato a guidarmi dall’agosto del 1968, quando i tank russi e del Patto di Varsavia schiacciarono sotto i cingoli il “socialismo dal volto umano” che volevo.

Non avevo mai pensato che l’Urss fosse la patria del socialismo, ma che comunque la sua esistenza bilanciasse l’aggressività neocolonialista degli Usa. Sulla bilancia imperialismo contro imperialismo e pace per noi europei, anche se precaria.

Non ho nostalgia di quell’assetto, ma ce l’ho, lo confesso, per la vita che comunque ci concedeva mentre giocavamo, con poca o tanta ipocrisia, ad un gioco conveniente per tutti. E pazienza se dovevamo scambiarci, a turno, i panni dei buoni e dei cattivi. Perché oltre la bilancia della storia, c’era anche la nostra bilancia interiore, dove tenevamo in equilibrio male e bene. Un equilibrio che ci assolveva dal male, compensato dalle ragioni superiori che ce ne facevamo, e mantenevamo col bene che pure facevamo.

Quando si è rotto quell’equilibrio mondiale si è sbilanciato anche quello interno. La maggior parte di “noi di sinistra”, chi con maggiori, chi con minori difficoltà, ha scelto di stare dalla parte della liberazione riconoscendo la Democrazia come valore universale, a prescindere dalle scelte politiche diverse alle quali l’autodeterminazione dei popoli le avrebbe portate. 

Oggi, a sinistra, difronte alla guerra ci dividiamo come mai prima nella nostra storia. Le riflessioni del 1989 non ci sono bastate. Non siamo stati sinceri fino in fondo voltando quella pagina. 

Alcuni l’hanno fatto pensando che la caduta di quel muro fosse una liberazione anche per noi. Io ero tra questi. Altri hanno pensato che fosse inevitabile, perfino opportuno date le circostanze, ma che avrebbero preferito gli fosse stato risparmiato.

Oggi, difronte a questa tragedia che non sappiamo come finirà perchè non sappiamo come far finire, i due fronti si dividono e non sono gli argomenti usati fino ad ora a definire come e perché. Per alcuni di noi di sinistra ce n’è uno che si agita inespresso da anni e che riemerge dalle macerie ucraine. L’Urss meritava di dissolversi? Il comunismo, senza aggettivi geopolitici, andava archiviato per sempre? La mia risposta era ed è sì. 

Chi oggi solleva mille argomenti, etici, storici, culturali, per trovare motivi umanitari o politici che attenuino, se non giustifichino apertamente, la guerra di aggressione russa, ha mantenuto seppellito nel profondo, per oltre trenta anni, il suo no, più o meno sofferto. 

Non solo non ce la fa a capire che Putin è un nazionalista, razzista e imperialista, ma ne scorge i tratti, magari troppo brutali, del comunista che erano. Non ha avuto nei trenta anni passati, e ora neanche difronte a questa tragedia, la forza di dirsi mi sono sbagliato, ho creduto in qualcosa che non c’era, ho sperato che qualcosa di buono - un giorno - avrebbe superato tutto il male fatto “a fin di bene”, ma non è stato così. Tutt’altro.

I fatti ci dicono del più gigantesco tradimento dell’idea socialista mai perpetrato. E si cercano scusanti scambiando l’autodifesa dalla dittatura per provocazione aggressiva dell’occidente, si chiede la resa ai “nazisti”, che nazisti non sono. Si cambia la storia passata e presente perché, infondo, la guerra di Putin è il riscatto di un loro sogno interrotto, come un bel film, da una pessima pubblicità capitalista. 

L’Urss è morta e ha avuto ragione di morire. Il surrogato è sempre peggiore dell’originale. Ditevi la verità.

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