Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Non dimenticheremo l'immagine della donna ferita, incinta, portata via su una barella dopo il bombardamento dell'ospedale di Mariupol.
Ci sembrava una scena dolorosa, ma non potevamo immaginare che presto lo sarebbe stato ancora di più, perché oggi quella donna e il suo bambino sono morti.
Vittime della guerra, perché le guerre sono cattive, sono ingiuste, e uccidono tutte e tutti perché non le combattono solo i militari. E quello che ci fa provare ancora più dolore è il tentativo da parte delle autorità russe di farci credere che tutto questo non è vero, che quella donna non è stata colpita e che si tratta di una messinscena del governo ucraino.
Mi chiedo cosa ancora dobbiamo vedere, dove vorranno ancora spingersi i prima di decidere che l'unica cosa da fare adesso è fermare il fuoco.
Noi continueremo a chiedere che i contrasti vengano risolti ai tavoli di trattativa con i mezzi della diplomazia, e nel frattempo continueremo ad aiutare chiunque voglia scappare dall'Ucraina dando loro accoglienza qui e chiunque voglia restare mandando aiuti laggiù. La pace è un diritto, costruirla è un dovere di tutte e tutti noi.