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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
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Camelia, un misto di Margherita, Violetta e Rosa.

17/3/2022 - 20:34


La bellezza dei petali disposti in maniera eccentrica e la loro particolarità di non cadere fino alla completa morte del fiore, fa sì che questo sia simbolo di eterno amore, ma con piccole diversità rispetto al colore        (bianco o rosso).
Un'altra caratteristica della camelia è la mancanza di profumo, come scrisse Giuseppe Giusti:
…spunteranno foglie e fiori

senza puzza e senza odori,

come le camelie…
Ma perché la camelia non profuma? Ce lo spiega un mito greco:
 Un giorno il dio Vulcano sorprese la moglie Venere in colloquio amoroso con Marte e sfogò la sua rabbia col piccolo figlio di lei, Cupido. Il giovinetto si arrabbiò moltissimo con la madre perché aveva osato amoreggiare senza l’ausilio delle sue frecce. Venere, offesa a morte, volle punire il Dio dell’Amore che,  per la mamma, restava sempre un ragazzino insolente. Ordinò quindi alle Grazie di dare una punizione severissima:  “Frustatelo e per flagellarlo usate rami di rose, affinché le spine gli lacerino la pelle!” Tutti gli Dei rimasero sconvolti da tanta crudeltà; ma a Flora venne un’idea… Ordinò a Zefiro di volare nella Terra ove si levava il Sole e di raccogliere i rami di una rara pianta dai fiori rossi assai simili a quelli della rosa, ma dal gambo totalmente privo di spine. Zefiro ubbidì, ma il castigo fu quindi meramente formale e il bimbo non sentì alcun dolore. Tutto  l’Olimpo rimase estasiato dalla bellezza di quei fiori gentili e soprattutto dal loro profumo intensissimo, che ricordava quello dell’Ambrosia. Venere, scoperto l’inganno, si sdegnò nuovamente e stavolta decise di vendicarsi sulla pianta stessa ordinando che venisse esiliata in un’isola sconosciuta e lontana e, come punizione finale, le tolse lo splendido profumo.
Questo per quanto riguarda la mancanza del profumo, ma il colore?
Andiamo in Giappone, là dove sorge il sole, in un’isola sconosciuta e lontana avendo riferimento al mito precedente, dove viveva il dio del vento, delle piogge e degli uragani, Susanowo,  in un  regno dominato da un malvagio serpente a otto teste. Ogni anno il serpente pretendeva il sacrificio della più bella fanciulla del regno ma un giorno Susanowo, deciso di porre fine ai soprusi, si recò nel regno dell’oltretomba dove creò una spada all’interno della quale imprigionò un raggio di sole. Tornato sulla terrà andò all’ingresso della grotta del mostro mentre la principessa “Campo di riso”  stava sacrificandosi per il suo popolo. Susanowo ebbe la meglio sul serpente e, avvicinandosi alla principessa, appoggiò la spada insanguinata sull’erba che iniziò a tingersi di rosso. Da quella macchia apparve un arbusto dalle foglie lucidissime e dai fiori bianchi con alcuna macchioline rosse. I fiori vennero chiamati tsubaki ovvero rose del Giappone e la loro caratteristica era di non perdere i petali ma di cadere interi dalla pianta.

Secondo un’altra mitica storia Orientale, il 28° patriarca del buddismo, Ta-Mo, durante una delle sue meditazioni si addormentò. Per punirsi dell’accaduto decise di recidersi le palpebre affinché non potesse più chiudere gli occhi durante le sue meditazioni future. Nel punto in cui gettò le sue palpebre in terra nacque così una pianta di camelia rossa che divenne la camelia da tè, il cui infuso aiutava a rimanere svegli.
Siamo arrivati ai nomi del titolo: Rosa è spiegato, restano Margherita e Violetta e entriamo ora nella realtà dell’arte, usando la poesia e non il mito. Alexandre Dumas figlio, nel 1848, scrisse “La signora delle camelie” grande dramma tragico d’amore dove la protagonista, Marguerite Gautier, portava ogni giorno una camelia che 25 giorni del mese era di colore rosso e 5 bianco. I critici non riuscivano a spiegarsene il motivo!
Pochi anni dopo Francesco Maria Piave trasse ispirazione dal romanzo per scrivere il libretto de "La Traviata" (1853), melodramma in tre atti magistralmente musicato da Giuseppe Verdi, con i protagonisti rinominati Violetta Valéry e Alfredo Germont. All’inizio di quest’opera lirica, Violetta porge una camelia (il suo fiore preferito) ad Alfredo. Entrambe, Violetta e Margherita, cortigiane di lusso, muoiono giovanissime.

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18/3/2022 - 13:45

AUTORE:
Ninive

"Eccola la signora Tumistufi
o madama Sninfi
oppure la Signora delle Camelie
che sono tutti della serie
scendi subito dal piedistallo
e prima che ricanti il gallo
datti una bella smossa!"
Lo ricordo e sono commossa
perché ripenso alla mia mamma
quando parecchio indignata
spegnava gli ardori e la fiamma
di me refrattaria adolescente
che facevo la tonta
la sorda la cieca
per eludere
la sua richiesta crescente
di faccende ripetitive o noiose
che nelle giornate uggiose,
perché le giravano spesso i marroni,
mi assegnava e mi irritava.
Lo so che avrei dovuto fare la brava,
ma avrei delegato anche uno scimmione
per ogni qualsiasi commissione
per assolvermi da simili rogne
e non udire le solite rampogne.
Ma se penso che poi mi son toccate
senza potermi tirare indietro,
ti dico cara mamma...eri San Pietro!

18/3/2022 - 10:12

AUTORE:
MaViRo

Cara camelia mia diletta
che ci onori di cotanta bellezza
la tua storia, confesso, mi alletta
e mi inebria la tua delicatezza
Sei resistente longeva duratura
ma soffri, poveretta, la tortura
se oltraggiata da pioggia e vento,
un terribile degradante tormento
che ti intacca i bei petali carnosi
Non sono odorosi
ma nessuno è perfetto
e tu sei magnifica
nonostante questo esiguo difetto.