Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Caro Papa, la pazzia è solo quella di Putin
Francesco si è espresso contro l’acquisto di armi. Ma gli ucraini come si difendono, con i fiori?
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Il Papa è tornato a parlare della guerra in Ucraina, ricevendo in Vaticano i partecipanti dell’incontro promosso dal Centro femminile italiano. Dinanzi a quanto “di insopportabile” sta accadendo in Europa orientale, per Francesco “la vera risposta non sono altre armi, altre sanzioni. Io mi sono vergognato quando ho letto che non so, un gruppo di stati si sono impegnati a spendere il due per cento, credo, o il due per mille del pil nell’acquisto di armi, come risposta a questo che sta succedendo adesso.
La pazzia! La vera risposta, come ho detto, non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari, ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo ormai globalizzato – non facendo vedere i denti, come adesso –, un modo diverso di impostare le relazioni internazionali”.
E’ vero che un Papa non può dichiararsi militarista, ovviamente, ma desta perplessità il continuo riaffiorare del disorientamento vaticano davanti al conflitto russo-ucraino.
Un giorno il segretario di stato dice che gli aggrediti hanno il diritto di difendersi e che “l’invio di armi è comprensibile”, due giorni dopo il Pontefice si scaglia contro “l’acquisto di armi”, definendolo “una pazzia”. E come dovrebbero difendersi gli ucraini?
L’invio di armi, dunque, è o non è comprensibile? L’afflato a favore della pace è spiegabile e sincero, ma il moraleggiare sul “due per mille del pil nell’acquisto di armi”, dato il contesto, stride parecchio. Perché è facile, da parte di chi non aspetta altro, strumentalizzare tali dichiarazioni tramutandole subito in acqua da portare al mulino putiniano.
Se si è legittimamente scelto di non menzionare per nome e cognome l’aggressore né di citare il paese che ha invaso un altro stato sovrano, si può anche mantenere un prudente silenzio.
Sarebbe più spiegabile rispetto alle disquisizioni su sanzioni e fucili da inviare a Kyiv.