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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Domenica 7 Luglio mercatino di Antiqua a San Giuliano T
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
di Fabrizio Rondolino
La premessa di Orsini è che la Russia vincerà la guerra...

29/3/2022 - 8:48

La verità è che Alessandro Orsini – l’ultimo eroe dell’ininterrotto freak show a reti unificate che accompagna la nostra vita – ha ragione e dice la verità: o per meglio dire, poiché è questo nell’epoca del nichilismo compiuto il significato di verità, esprime l’opinione di una stragrande maggioranza di persone, di istituzioni, di leader, di Stati.


La premessa di Orsini è che la Russia vincerà la guerra; la conclusione, che l’Ucraina farebbe bene ad arrendersi subito. La premessa è discutibile – anzi, è tecnicamente falsa – ma la conclusione è esattamente ciò che noi fin dal primo giorno desideriamo.


Noi, ciascuno a suo modo: l’Europa, il Papa, i pacifisti, le leadership politiche e culturali, la Nato, la sinistra e la destra. Tutti noi vediamo questa guerra innanzitutto come un fastidio, come un accidente venuto a turbare l’equilibrio del nostro piccolo grande mondo, a intaccare le nostre riserve di gas, a rovinare i nostri affari, a contrarre il nostro Pil. Con Putin – come con tutti i “macellai” del mondo – abbiamo da sempre ottime relazioni, e il principio delle sfere di influenza (ereditato dalla Guerra fredda, di cui siamo orfani inconsolabili) ci rassicura nel torpore e negli affari.


Così, al tono sempre più acceso delle parole, che nel mondo della comuncazione totale non valgono più nulla, si contrappone un’evidente titubanza a fare ciò che andrebbe fatto: armare di più e meglio l’esercito e il popolo ucraino, inasprire le sanzioni, chiudere il rubinetto del gas russo, difendere i cieli dell’Ucraina, aprirle le porte dell'Unione europea. Noi parliamo, denunciamo, accusiamo, ma in cuor nostro pensiamo come Orsini che sarebbe meglio, molto meglio se questi slavi che vogliono essere anche occidentali la smettessero di combattere e ci consentissero di tornare ai nostri affari e al nostro torpore.


Ma c’è qualcosa che ci impedisce di confessare questa verità, che ci obbliga a reagire, e che prima o poi ci spingerà a fare le cose che dobbiamo fare. Qualcosa di straordinario, di inaspettato, di sorprendente, di eroico: gli ucraini. Hanno conosciuto per secoli il dominio russo, e non intendono per nessun motivo ritornarvi. Hanno scelto liberamente l’Occidente, e intendono restarvi ad ogni costo. La loro resistenza è la nostra coscienza. La loro volontà di difendere la propria libertà restituisce significato ad una parola che da noi significa arbitrio, irrisione, licenza.


Non è la guerra di Putin, ma la resistenza degli ucraini a turbare i nostri sonni, a risvegliarci dal torpore, a costringerci a domande radicali. Quando questa guerra sarà vinta, dovremo ringraziarli per averci insegnato a diventare come avremmo dovuto essere.





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