Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
L’inarrestabile declino del Movimento che ha perso per strada i cittadini e si è affezionato alle poltrone
Mario Draghi lo tratta a pesci in faccia, Matteo Renzi lo irride, mezzo Partito democratico non ne può più, la fronda interna guidata da Di Maio lo marca come un’ombra, la vita si è fatta impossibile per Giuseppe Conte (ri)confermato leader del M5S. L’unico che gli tiene ancora bordone, ma chissà ancora per quanto, è Enrico Letta, il segretario dem, non proprio un combattente.
Si è reso conto di avere poche carte in mano, il rivendicato peso parlamentare è ormai un guscio vuoto, il Movimento è frammentato in mille pezzi e c’è chi tiene famiglia e pensa che tra non molto la pacchia è finita e si torna a casa. Poi c’è Luigi Di Maio, il ministro degli Esteri diventato il più draghiano dei draghiani, il quale ha riunito intorno a sé tutti quelli che non si rassegnano a dire addio alla Capitale, costi quel che costi.
Non sono pochi e, anche se la lotta interna è all’ultimo sangue, seguono compatti le indicazioni del loro capocorrente, ambizioso come loro. Prendere atto di non contare niente a palazzo Madama e Montecitorio è stata, insomma, una bella botta per Conte tanto da spingerlo a rivolgersi alla piazza, il vecchio popolo dei cittadini rimasto fedele ai principi fondativi.
E allora tiene il punto sulle spese per il riarmo, sapendo di solleticare insofferenze mai sopite nella pancia del suo elettorato, che è poi l’unica cosa che può fare per provare a sopravvivere politicamente. Il ceffone rifilatogli dal premier nell’incontro a quattrocchi sull’argomento è stato fragoroso.
Gli ha spiegato che si va avanti con il programma di governo senza tentennamenti e che nel caso lui decidesse di sfidare comunque Palazzo Chigi “chiedendo di rinnegare un impegno internazionale assunto dall’Italia”, chiederà alla maggioranza di “contarsi in parlamento”.
In pratica, un avviso di sfratto ‘se non fai il bravo’, concetto condiviso anche da Mattarella dal quale, Draghi, si è recato a riferire della situazione e del colloquio avuto poco prima con l’ex premier pentastellato. L’avvocato ha incassato il colpo, da autentico ‘azzeccagarbugli’ si è barcamenato tra rassicurazioni sulla volontà di rompere e mostra di muscoli.
Una esibizione, però che ha dato la stura a Renzi di approfittarne per prenderlo di mira alla sua maniera di irriverente repulsione. Mentre il mondo vive un momento drammatico, ha spiegato in un video su twitter, da noi succede che “tutti i media danno spazio a Giuseppe Conte, leader dei Cinquestelle, che prova a far cadere il governo”.
“Conte ha aumentato le spese militari quando era premier più di quanto abbia fatto io e ha promesso di portarle al 2% – ha proseguito il capo di Iv – oggi ha cambiato idea non soltanto per mettere in difficoltà Draghi, ma anche e soprattutto perché deve inseguire i sondaggi. Questa è la politica di oggi. Se hai idee e valori fai politica, se no segui i sondaggi”.
Ma Conte fino a che punto vuole arrivare? E’ la domanda che rimbalza, invece, con insistenza in Transatlantico tra i parlamentari democratici che si trovano stretti tra l’insistenza del presidente grillino e l’aut aut posto da Draghi. Letta ha provato, come al solito, a pacificare intervenendo anche lui su twitter richiamando tutti al buon senso.
“L’Italia lascerebbe sbigottito il mondo intero – ha avvertito – se si aprisse ora una crisi di governo. Sarebbe crisi dannosa per noi, per tutti noi. E sarebbe tremendamente negativa per il processo di pace e per chi soffre per via della guerra. Noi – ha concluso – lavoriamo con impegno per evitarla”.
Si va be’, ma con l’avvocato del Tavoliere che si fa? Sono in molti tra i dem a ritenere che alla fine “Conte sta mettendo in difficoltà innanzitutto noi, il Pd, più ancora che Draghi”, sarebbe forse il caso di guardarsi intorno e incominciare a considerare la possibilità di accompagnare all’uscita il parvenu della politica e la sua corte di saltimbanchi del nulla.
Ma da questo orecchio, il segretario non ci sente, in verità spalleggiato da quelli di ‘Base riformista’ del Ministro Guerini che ha in mano il ‘core business’ del momento. Nessuno scossone per ora. E che Dio ce la mandi buona.