Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Difficile non parlare di guerra in questo periodo della nostra vita. Noi anziani non ne abbiamo fortunatamente conosciuta nessuna che ci abbia riguardato in prima persona e pensavamo anche di non averne ormai più la possibilità. Non è che di guerre nel mondo non ce ne siano state, oppure non ce ne siano adesso, ma sono sempre state guerre lontane, che ci interessavano sì, come tutte le guerre, ma oltre ad un certo coinvolgimento emotivo ed una veloce e superficiale condanna non andavamo oltre.
Spesso i morti (quelli sì sono sicuri, quelli ci sono sempre) avevano anche caratteri somatici diversi dai nostri, altri costumi, altri ambienti, tutte cose che ce li facevano apparire lontani e che condizionavano ulteriormente la nostra vicinanza a quelle povere vittime. Solo ogni tanto un’immagine bucava lo schermo e ci colpiva facendoci capire la crudeltà della guerra; ricordo quel bambino pieno di polvere a sedere stupito sull’ambulanza nella guerra in Siria ma dopo una sincera e appassionata condanna di quella guerra tutto rientrava nella quotidianità.
Questa invece ci è vicina, eccome! È alle nostre porte, gli ucraini sono come noi, coinvolge tutta l’Europa, si corre anche il rischio di una brutta escalation che non sappiamo fino a dove può portare. Ma le opinioni non solo sulle cause, vicine e lontane del conflitto, ma anche sulle possibili soluzioni non sono mai state così distanti fra loro. E le tante domande dividono l’opinione pubblica ma sono destinate a rimanere senza risposta, contornate come sono da una serie infinita di pareri personali che servono più a confondere che a chiarire.
Come dice Orsini (sì, quello che appare spesso in tivù e che di solito viene subito aggredito verbalmente da chiunque altro sia nello studio) (oltre lui un altro dalle certezze da imporre a tutti i costi agli altri), quando siamo di fronte a così tante notizie, vere e/o false che siano, il nostro atteggiamento mentale comincia a lavorare in maniera binaria e non siamo cioè più in grado di cogliere le sfumature “siamo o filo-persiani o filo-americani perché non capiamo più le sfumature. Il cervello si spegne”, dice Orsini.
Se le sue tesi possono non piacere questa sua osservazione trova la sua conferma nella cattiveria con cui i social e i giornali stanno affrontando il caso del presidente ANPI a causa di quella che può sembrare una chiara contraddizione di termini. L’Associazione ha infatti condannato l’aggressione russa fin dal primo momento ma si è invece schierata contro l’invio di armi alla resistenza ucraina. Gli eredi della resistenza italiana che non vogliono aiutare la resistenza ucraina? Sembra un paradosso ma i contesti erano molto diversi e la domanda dimostra quanto le posizioni ideologiche possano essere dannose nel formulare giudizi e quanto i paragoni dovrebbero essere posti con maggior attenzione per non cadere nel tranello detto prima dei buoni e dei cattivi. Il sistema binario, appunto.
Perché la domanda rimane insoluta infatti se da un lato è giusto fornire ad un paese aggredito tutto l’aiuto possibile, e quindi anche armi per difendersi oltre aiuti umanitari, dall’altra il prolungarsi del conflitto non può che comportare maggiori stragi e incrementare il numero di morti.
E ancora: l’invio di armi più evolute da parte degli USA nelle prossime settimane in che maniera spingeranno il conflitto? E l’affondamento della nave russa (anche se un ferrovecchio come detto dagli esperti militari) per opera di missili antinave probabilmente per generosa concessione di Boris Johnson, che conseguenze potranno avere? Domande a cui nemmeno il massimo esperto di strategia bellica è in grado di rispondere.
E nel caso del dittatore russo qual ‘è effettivamente il suo grado di gradimento popolare? L’83% come dichiarato oppure il rilevamento è un altro dato farlocco per far capire come il popolo russo stia tutto al fianco del suo presidente? Certo che anche in Russia Internet esiste e chi vuole sapere può farlo e vedere le immagini reali di quella che al momento è passata da “operazione militare speciale” a “conflitto” e sta diventando più fedelmente “guerra”.
E Putin quando avrà conquistato il Donbas si accontenterà o vorrà arrivare fino a Odessa? E magari anche oltre, fino alla Moldova e la Transnistria? Oppure il suo obbiettivo è quello di conquistare tutta l’Ucraina per finalmente “denazificare e rieducare tutto il popolo ucraino?”
È sull’altro fronte il presidente Zelenky sembra deciso a lottare fino alla morte per l’integrità territoriale mentre Putin vuole il Donbas, o almeno questa è stato il pretesto per l’invasione. Due posizioni che al momento non sembrano conciliabili. Ma se il popolo russo sembra, almeno apparentemente, tutto con lo zar il popolo ucraino è veramente tutto con Zelensky? Non possiamo saperlo dalle fonti ufficiali perché in Ucraina le principali forze di opposizione sono state messe fuori legge e il principale oppositore è stato arrestato a Leopoli per altro tradimento e rischia 15 anni di galera. E tutti gli uomini sotto i 60 anni sono veramente orgogliosi di difendere fino alla morte il loro paese? E quelli che scappano in Polonia di nascosto pagando fino a 15.000 euro per essere trasferiti? Altre domande senza risposta.
A Mariupol la principale resistenza militare ai russi è dovuta al battaglione Azov. Il battaglione Azov è una milizia ultranazionalista di ispirazione neonazista e che ha giustificato la definizione putiniana di denazificazione dell’Ucraina. Sono anche quelli che si sono macchiati di crimini contro la popolazione russofona del Donbas fino dal 2014 e che ora si ritrovano invece a difendere quelle stesse persone che hanno offeso.
Perchè la guerra in quella terra è presente fino dal 2014, anno in cui trovò la morte anche un reporter italiano che stava documentando i conflitto. Si chiamava Andrea Rocchelli, aveva 30 anni e della sua morte fu accusato un soldato della milizia ucraina con passaporto italo-ucraino.
Neonazisti che difendono un principio fondamentale della democrazia? Sembra una palese contraddizione di termini ma la complessità della guerra è tale che i giudizi usati in condizione di pace qui sembrano non potersi più applicare.
Giuliano Ferrara invita senza incertezza a ringraziare il battaglione Azov per la loro eroica difesa della città di Mariupol, un po’ come nella seconda guerra mondiale quando il mondo libero ha dovuto ringraziare il dittatore Stalin per averci liberato dal dittatore Hitler, entrambi accusati di crimini contro l’umanità.
Le sanzioni economiche e finanziarie funzionano veramente? Fanno più male alla Russia o all’Europa? Serve accentuare i toni con armi e sanzioni invece di cercare di favorire un accordo? Son domande a cui è difficile rispondere e spesso la risposta è condizionata da posizioni ideologiche che rischiano di portare il giudizio ad una partita fra buoni e cattivi e non aiutano a cercare delle soluzioni al conflitto perché i contesti storici sono diversi e la propaganda di guerra sempre molto attiva e spesso fuorviante.
Bisogna anche dire che ultimamente si parla molto di guerra e poco di pace, la parola stessa è sempre meno usata. Biden non l’ha mai pronunciata nei suoi discorsi e vuol forse dire che agli Usa questa guerra non dispiace troppo perché indebolisce l’Europa come competitor economico? Perchè li paesi europei sono costretti a ridurre la richiesta delle loro fonti energetiche alla Russia a vantaggio forse del petrolio americano? Perché il conseguente aumento delle spese militari al 2% favorisce soprattutto l’industria bellica americana?
Un’altra domanda senza risposta come tutte le altre, le mille domande che pongono le guerre quando si accavallano immagini di morte e di operazioni militari, città distrutte e popolazione in fuga, atti di vandalismo e di crudeltà che facciamo fatica ad accettare come esseri umani.
L’unica cosa certa, oltre ai morti, è che il livello di intensità della guerra sta costantemente e pericolosamente aumentando mentre delle trattative di pace non se ne sente quasi più parlare. Speriamo ci siano, sotto traccia, perché di giorno in giorno vediamo aumentare il rischio di una spirale che non sappiamo dove potrà portarci.