Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Il 28 aprile è la Giornata mondiale per la salute e sicurezza sul lavoro (World Day for Safety and Health at Work), istituita nel 2003 dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (International Labour Organization - ILO) al fine di sensibilizzare la comunità e promuovere il dibattito sulla prevenzione. Il tema della campagna 2022 è “Agiamo insieme per una cultura positiva della salute e sicurezza” (Let’s act together).
La Giornata internazionale del lavoro, celebrata il primo maggio per ricordare le lotte per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, ci riporta molto più indietro nel tempo. Il primo maggio 1867 in Illinois entrò in vigore la prima legge delle otto ore lavorative giornaliere, approvata l’anno precedente a Chicago, e fu organizzata un'importante manifestazione, con almeno diecimila partecipanti. In occasione del diciannovesimo anniversario dell'entrata in vigore della legge, il primo maggio 1886 fu deciso dalla Federation of Organized Trades and Labour Unions come il giorno di scadenza limite per estendere tale legge in tutto il territorio americano, pena l'astensione dal lavoro, con uno sciopero generale a oltranza. In quel giorno, anche Chicago partecipò allo sciopero generale, in particolare la fabbrica di mietitrici McCormick. Al Congresso Internazionale di Parigi del 1889 il primo maggio fu dichiarato ufficialmente come la Festa Internazionale dei Lavoratori, e fu adottata da molti paesi nel mondo. La decisione europea fu ratificata in Italia soltanto due anni dopo.
Non potrebbe essere aperto da ricorrenza più adatta il mese di maggio, dedicato ai caregivers, le persone che prestano cura sia a titolo lavorativo (caregivers formali) che come familiari (caregivers informali). Negli ultimi due anni, a causa della pandemia, l’attenzione si è concentrata sul personale sanitario, ma esiste un esercito invisibile di milioni di persone, costituito soprattutto da donne, che da sempre lavorano in condizioni stressanti per ben più di otto ore al giorno anche per molti anni: sono i familiari caregiver. Tuttora lottano per il più fondamentale dei diritti: essere riconosciuti come lavoratori. Essere caregiver è sempre un vero e proprio lavoro, che richiede competenze tecniche multidisciplinari e caratteristiche personali anche quando non è presente una qualifica professionale ed un contratto, e che espone a dei rischi.
Nel 2009 la biologa australiana Elizabeth Blackburn vince il Premio Nobel per la Medicina con una ricerca che dimostra scientificamente che lo stress al quale sono sottoposti i familiari caregiver provoca la riduzione delle loro aspettative di vita fino a 17 anni.
Nel 2015 il Coordinamento nazionale famiglie con disabilità (CONFAD), fondato e presieduto da Maria Simona Bellini, familiare caregiver, si attiva con una raccolta firme di denuncia, in forma cartacea, da indirizzare all’Unione Europea. Ne vengono raccolte, attraverso numerose manifestazioni in tutta Italia, oltre 40.000 in meno di due mesi. La denuncia contiene il mancato riconoscimento di tutele che dovrebbero essere garantite sia dalla Costituzione Italiana che dai trattati internazionali firmati dall’Italia. Di fatto in Italia per i familiari caregiver il diritto alla salute, ad una vita sociale, al riposo sono ancora solo parole. I rappresentanti di tutti i Paesi dell’Unione non ritengono tollerabile che in Italia non esista alcun tipo di supporto per questa categoria. La Commissione invia così richieste di chiarimento su una tempestiva attivazione al Governo italiano.
Bellini è promotrice anche del ricorso presso l'ONU contro lo Stato italiano per la mancata applicazione della Convenzione ONU sui Diritti del Persone con Disabilità nel nostro Paese. Il Comitato ONU per i Diritti delle Persone con Disabilità ha recentemente formalizzato l’impiego del rapporto ombra (Alternative Report) elaborato dal CONFAD, pubblicandolo tra i documenti ufficiali dell'ONU, chiamata a monitorare l'Italia sull'applicazione della Convenzione stessa proprio nel corso del 2016.
Sulla spinta di queste sollecitazioni sono stati presentati disegni di legge e proposte di legge al Senato della Repubblica e alla Camera dei Deputati, finalizzati al riconoscimento della figura del caregiver familiare.
Ogni due anni l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere (Onda) pubblica un Libro bianco con l’obiettivo di fare il punto sullo stato di salute della popolazione femminile, offrendo di volta in volta uno sguardo di approfondimento su uno specifico e attuale tema. Per la sesta edizione (2018) è stato scelto il caregiving per il suo impatto sulla salute e sulla qualità di vita, e per il suo valore sociale. Il documento riporta che un terzo delle donne caregiver lavora senza aiuti e circa la metà fa affidamento su collaborazioni saltuarie in famiglia: questo incide sulla propria soddisfazione personale e, come evidenziato da molti studi, il carico di incombenze diventa fonte di forte stress psicofisico.
La Regione Toscana ha attivato un Centro di ascolto per il caregiver familiare promosso con lo slogan “Aiutiamo chi aiuta”. Il servizio è accessibile attraverso il numero 055 4385270, attivo dalle 9.00 alle 15.00 dal lunedì al venerdì, e attraverso l’indirizzo e-mail: ascolto.caregiver@regione.toscana.it. Il personale appositamente formato fornisce ascolto e supporto psicologico, informazioni e orientamento sui servizi offerti dal servizio sanitario regionale e dalle associazioni operanti nel settore della disabilità del territorio.
La mia esperienza di caregiver inizia come familiare e prosegue come operatrice, occupando gli ultimi diciotto anni della mia vita. Non si smette di essere caregiver quando i nostri cari ci lasciano o quando finisce l’orario di lavoro, diventa un modo di essere. Invito le persone che vivono questo tipo di esperienza a condividere le loro storie, perché la loro situazione non è un problema privato ma dell’intera comunità.
Anna Capaccioli