Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Devo essere sincero, sono un po’ sconcertato e forse anche invidioso di chi ha solo certezze e si sgola (a voce o con articoli di stampa, grande o piccola che sia) a sostenere la sua tesi convinto di avere ragione. Non nego la sua buona fede ma non capisco la sua spasmodica ricerca di voler “convincere” chi ha opinioni diverse come una specie di crociata di verità rivolta a chi, purtroppo, non sa o non capisce la realtà delle cose per ottusità o per semplice impreparazione.
Ecco, io invece confesso di essere sempre nel dubbio. Capisco che non prendere parte può sembrare da vigliacchi o da chi non ha idee proprie. Le idee ce le ho, ma sono piuttosto confuse e più che idee mi verrebbe di chiamarle domande, o dubbi, o qualcosa comunque di indefinito e non assoluto, pronto a cambiare opinione in ogni momento quando mi accorgessi di avere torto o mi rendessi conto che la situazione che avevo previsto non si stava realizzando.
Dice il premio Nobel Bertrand Russell, matematico e filosofo “ “Il problema dell'umanità è che gli stupidi sono sempre sicurissimi, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi.” Ma non importa essere troppo intelligenti, è la situazione che è molto complicata e prendere parte non è facile.
Inviare armi agli ucraini. Ammettiamo che mi adegui secondo l’opinione corrente (e anche di qualche amico, ma non della maggioranza degli italiani che invece sono contrari) e dica va bene. Posso farlo ma subito mi sorge la domanda: fino a quando? Forse fino alla fine dell’ultimo ucraino, come dice qualcuno?
Perché inviare armi vuol dire difendersi da un’aggressione violenta ed è giusto, ma vuole anche dire continuare la guerra all’infinito e veder aumentare morti e città distrutte.
Inviare armi fino alla vittoria finale come dice Zelensky? Solo allora, come da vincitore, pronto ad incontrare Putin? Una ipotesi che al momento mi sembra molto azzardata e anche molto pericolosa perchè supporrebbe una vittoria ucraina sulla Russia, molto poco probabile.
Fino a sfiancare la Russia militarmente e economicamente, come dice qualcuno, ma anche questa mossa sembra molto azzardata e non sappiamo come possa andare a finire quando un dittatore sconfitto e umiliato possiede un armamento nucleare tattico e strategico. Qualcuno lo sa dire? Con questa escalation qualcuno è sicuro che i nostri figli avranno a che fare con il problema climatico invece che con quello nucleare?
Quali armi poi? Armi di offesa sembrano escluse, almeno a parole perchè non esiste una efficace distinzione fra le due, ma certo droni sofisticatissimi, mezzi corazzati e cannoni e razzi evoluti fanno pensare ad una escalation del conflitto militare e certo nessuno dei due contendenti pensa di ridurre la propria potenza di fuoco e lasciare al nemico la supremazia. Di armi ancora più potenti e distruttive sono forniti entrambi i contendenti, Nato e Russia, inutile girarci intorno e fare finta che a combattere sia solo l’Ucraina. Sul campo sicuramente, come sicure sono le vittime civili e militari di quel popolo invaso, ma la guerra è fra le due grandi potenze e non possiamo sapere fino a che punto si possano spingere.
Lavrov ha detto che l’ipotesi di una guerra nucleare si sta avvicinando ed io comincio veramente ad essere preoccupato. Un mese fa di guerra nucleare e terza guerra mondiale non si parlava mentre di giorno in giorno le parole diventano sempre più pesanti, i toni si alzano come pure il livello di intensità della guerra. Se poi a questo aggiungiamo le parole del segretario di Stato americano Blinker che dice che la potenza della Russia va ridimensionata, argomento ripetuto e confermato a Ramstein dalle potenze occidentali, sembra chiaro che non si tratti più di difendere un popolo invaso ma fa parte di una strategia ben più grande e pericolosa che non sappiamo veramente dove possa portare e di cui dovremmo essere molto preoccupati.
Noi siamo gli occidentali, buoni e con alti valori, mandiamo le armi agli ucraini come reincarnazione dei partigiani mentre Putin è come Hitler sono paragoni pericolosi e faziosi che funzionano in una società impoverita come la nostra “dove il senso critico si riduce ad una visione dicotomica e strumentalizzata della realtà”
Per la pace servono compromessi. Era chiaro fin dall’inizio che i due contendenti avrebbero dovuto entrambi cedere qualcosa, una cosa logica che ha scatenato insulti e offese a chi osava insinuarlo compreso Orsini e il direttore di Limes Caracciolo. Ora ci stiamo arrivando ma le posizioni sembrano ancora inconciliabili. Putin forse voleva tutta l’Ucraina ma ora si potrebbe accontentare della parte est, Zeleski non avrà nessuna possibilità di accordo finché continuerà a dichiarare l’integrità territoriale del suo paese e che si siederà al tavolo negoziale solo da vincitore.
Non sappiamo nemmeno con esattezza quale sia la linea rossa del presidente ucraino, quella al di sotto della quale non intende cedere. D’altra parte nel Donbas esistono due etnie diverse per lingua, costumi e tradizioni, un problema antico, foriero di una guerra fin dal 2014 con 14.000 morti (e le guerre sono tutte uguali, come lo sono i morti) in cui la componente minoritaria russa era discriminata e sotto il dominio del famoso battaglione Azov, dichiaratamente neonazista.
Da noi esisteva il problema dell’Alto Adige e fino a non molti anni or sono luogo di molti attentati e molti morti risolto in maniera così brillante che ora è fra i luoghi del nostro paese dove la qualità della vita è migliore. Un esempio per molti paesi che hanno lo stesso problema come Israele che sta studiando questa forma di integrazione pacifica per applicarla al proprio territorio. Alcuni politici italiani, fra cui lo stesso Renzi, cominciano a pensare che questo modello potrebbe essere un’occasione anche per le popolazioni del Donbas ma purtroppo lo stesso sindaco di Bolzano, che si era proposto come rappresentante di questa integrazione, è stato dichiarato dalla autorità ucraine come persona non gradita. Una dimostrazione evidente come la linea ucraina sia talmente rigida da bloccare sul nascere qualunque mediazione.
Noi occidentali non possiamo che schierarci con il popolo ucraino aggredito ma molte cose non le conosciamo. Non conosciamo ad esempio le opinioni dei russofili abitanti in quelle regioni, se sono ancora fedeli a Putin o hanno cambiato opinione, nemmeno sappiamo quanti di loro sono fuggiti ad est invece che a ovest, se per loro da quella parte ci sono stati corridoi umanitari. Non sappiamo nemmeno cosa ne pensi esattamente il popolo ucraino del suo presidente, se vi sono dissidenti, quanti sono coloro che rifiutano la coscrizione obbligatoria.
Quando ad esempio Putin parla di denazificare l’Ucraina su cosa basa la sua affermazione? È solo un despota pazzo o malato che si inventa scuse per invadere un altro paese o si basa su dati reali che noi conosciamo solo parzialmente? Non per questo si può giustificare l’invasione armata di uno stato sovrano, ma magari ci servirebbe per capire. E se capiamo meglio magari sappiamo anche trovare meglio una soluzione di pace.
Senza la pace, senza che questa guerra venga fermata, oltre la catastrofe nucleare si sta avvicinando, specie per noi italiani, anche quella economica e sociale perché siamo un paese di terziario e artigianato con le categorie produttive in grave difficoltà per gli aumenti delle materie prime a cui ora si sommano quelli dell’energia.
C’è anche il rischio che per indebolire la Russia, come dice Blinker, presto saremo o morti o alla fame.