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Evento davvero memorabile a san Giuliano Terme il 25 luglio a partire dalle ore 18, all'interno del Fuori Festival di Montepisano Art Festival 2024, manifestazione che coinvolge i Comuni del Lungomonte pisano, da Buti a Vecchiano."L'idea è nata a partire dalla pubblicazione da parte di MdS Editore di uno straordinario volume su Puccini - spiega Sandro Petri, presidente dell'Associazione La Voce del Serchio - scritto  da un importante interprete delle sue opere, Delfo Menicucci, tenore famoso in tutto il mondo, studioso di tecnica vocale e tante altre cose. 

Che c'entra l'elenco del telefono che hai fatto, con .....
Le mutande al mondo non le metti ne tu e neppure Di .....
Da due anni a questa parte si legge che Putin, ovvio, .....
È la cultura garantista di questo paese. Basta vedere .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Di Edoardo Fanucci
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Di Antonio Campo
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Da un'intervista a Maria Elena Boschi
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di Valdo Mori
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APOCALISSE NOKIA di Antonio Campo
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Il mare
con le sue fluttuazioni e il suo andirivieni
è una parvenza della vita
Un'arte fatta di arrivi di partenze
di ritorni di assenze
di presenze
Uno .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
di Claudio Martelli (a cura di BB red VdS)
Per avere la pace bisogna vincere la guerra.

1/5/2022 - 19:53

             𝐏𝐞𝐫 𝐚𝐯𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐩𝐚𝐜𝐞 𝐛𝐢𝐬𝐨𝐠𝐧𝐚 𝐯𝐢𝐧𝐜𝐞𝐫𝐞 𝐥𝐚 𝐠𝐮𝐞𝐫𝐫𝐚

 

La speranza di pace alberga nel cuore di tutti gli uomini di buona volontà e non deve essere spenta. Ma la pace si fa in due – soggetti o schieramenti che siano.

Se è solo uno dei contendenti a volere la pace mentre l’altro – magari proprio quello che ha iniziato le ostilità - persevera nel fare la guerra ci può essere la resa del soccombente ma non la pace.

Chi ha a cuore la pace ha il dovere di essere serio, di non passeggiare tra le nuvole ma di mantenere un contatto con la realtà dei fatti che scorrono sotto i nostri occhi. In genere quando è in corso una guerra per fermarla il primo atto consiste nel concordare una tregua, almeno un cessate il fuoco che crei lo spazio e il tempo per negoziare.

Ebbene, mentre sin dall’inizio Zelensky, Biden, Macron, Draghi e poi Erdogan, Bennet, Scholz si sono spesi per un cessate il fuoco aprendo a un qualche compromesso, c’è mai stato un minimo segnale di disponibilità a una tregua da parte di Putin?

A fronte di tante parole sprecate e di vane speranze i fatti duri e ostinati sono questi: dal 24 febbraio scorso, sessantacinque giorni fa, è in corso l’aggressione russa all’Ucraìna una nazione sovrana, libera e indipendente. Un’aggressione militare dal cielo dalla terra e dal mare condotta da una delle più grandi potenze militari del mondo che utilizza mezzi di distruzione di massa, bombarda sistematicamente città e popolazioni civili, non rispetta i più elementari diritti umani e non consente nemmeno corridoi umanitari per profughi e fuggiaschi dalla propria terra, nemmeno quando si tratta di donne, bambini, anziani mentre i soldati russi nei territori occupati esercitano violenze, stupri, saccheggi, deportazioni di massa contro i sopravvissuti.

Putin smascherando senza pudore la sua natura di despota e di manipolatore si rifiuta persino di chiamare guerra la guerra che ha scatenato contro un altro popolo e impone al suo di popolo di definirla “operazione speciale”, quasi si trattasse di un’operazione di polizia o di pulizia etnica e politica all’interno di una stessa comunità nazionale. E in effetti nel discorso con cui annunciava l’inizio dell’”operazione speciale” Putin arrivò a negare all’Ucraìna lo status di nazione indipendente reclamando la sovranità russa su un popolo che da secoli è e vuole restare autonomo, un popolo che parla un’altra lingua e che vuole appartenere all’Europa e all’occidente.

Come è pensabile trovare strade per negoziare e costruire la pace su queste basi? Buon ultimo ci ha provato anche il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, e anche lui si è trovato prima davanti a un muro di niet, di silenzi e di minacce poi alla ripresa dei bombardamenti su Kiev mentre era in visita. “Il consiglio di sicurezza ONU ha fallito, non è riuscito a prevenire e a porre fine alla guerra - ha detto Guterres che ha così concluso, “La guerra non finirà con le riunioni. La guerra finirà quando la Federazione Russa deciderà di finirla e quando dopo un cessate il fuoco, ci sarà la possibilità di un accordo politico serio.” Se mai ci fossero stati dei dubbi ora non ce ne sono più: Putin non vuole la pace almeno fino a quando non avrà distrutto l’Ucraìna e non l’avrà resa impotente smilitarizzandola. Questa è la pace di Putin.

Quanto alla guerra, una volta fallita il tentativo di assassinare Zelensky e di occupare l’intera Ucraìna, Putin si è concentrato sul come smembrarla puntando a est sul Donbass la regione ucraìna più prospera, ma anche a sud con la distruzione e il massacro di Mariupol e ora bombardando Odessa per chiudere agli ucraìni ogni accesso al Mar Nero e minacciare la Moldavia.

Di fronte all’escalation di Putin e a qualche incertezza europea – non sul sostegno militare ma sulla sua qualità e portata – la guida del fronte pro ucraìna è stata assunta da americani e inglesi concordi su due punti cruciali:

1. l’unica ragione che Putin capisce è quella della forza

2. L’unico modo di arrivare a un negoziato è vincere la guerra.

Da qui è nata la riunione di Ramstein, quartier generale delle forze USA in Europa, cui hanno partecipato 43 stati.

Questa alleanza mondiale delle democrazie, ben più ampia della NATO, si è impegnata all’invio urgente di nuovi e più pesanti armamenti all’Ucraìna perché possa difendersi e contrattaccare.

Se non vogliamo vivere sotto i ricatti e le minacce di un despota dobbiamo aiutare l’Ucraìna a vincere.

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