Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
UNA NUOVA QUESTIONE MORALE
La pessima intervista di Lavrov un risultato utile l’ha ottenuto.
Ha lasciato completamente scoperto il fronte fintopacifista, quello che chiede più diplomazia da parte dell’occidente. Il capo della diplomazia russa ha ribadito, in modo chiaro e inequivoco, che la Russia non accetta nessuna trattativa che non preveda il conseguimento dei suoi obbiettivi militari, che saranno senza dubbio raggiunti intensificando la guerra.
Più passano le settimane e più è evidente che Putin ha cacciato la Russia in un vicolo cieco, dal quale non riescirà ad uscire fintanto che continuerà a pensare che abbia ancora la possibilità di vincere la guerra che ha iniziato.
Per questo impedirgli di vincere è il passaggio stretto, ma obbligato da lui, per costringerlo a trattare. Ad oggi, anche sentito Lavrov, non si vede altra possibilità.Infatti, tranne che chiedere la resa dell’Ucraina, che significherebbe semplicemente la sua annessione da parte dell’aggressore, gli stessi fintopacifisti non hanno alcuna proposta credibile da fare.
E’ Putin il padrone della guerra, quello che ha posto gli obbiettivi, che decide come e dove colpire, quando attaccare e quando ritirarsi, che stabilisce sì o no ai corridoi umanitari. E’ su di lui che chi vuole la pace dovrebbe fare pressione, non sull’Ucraina e sull’occidente, che resistono alla sua aggressione e cesserebbero ogni combattimento se i russi tornassero a casa loro.
A chi parlano, dunque, i fintopacifisti di casa nostra? Di certo non al padrone della guerra per chiedergli di fermare le sue armate e sedersi a trattare la pace. Viceversa li abbiamo sentiti solo esprimere concetti via via sempre più vicini fino a coincidere con quelli della Russia.
Parlano di pace, ma trovano giustificazioni improponibili all’aggressione, sollevano dubbi infondati sull’esistenza di crimini di guerra orribili che, paradossalmente, sono riconosciuti dal Cremlino che ne premia gli autori, tentano ogni giorno di delegittimare la resistenza del popolo ucraino che, contro ogni evidenza, descrivono come vittima di un governo illegittimo. Si fanno portavoce delle falsità diffuse dalla propaganda di Putin, fino a capovolgere del tutto le posizioni degli aggressori e delle loro vittime. In Italia i fintopacifisti sono strumenti della propaganda bellicista di Putin. Trovano terreno fertile presso quella parte dell’opinione pubblica che vede insieme le forze di destra, nazionalsovraniste, le tendenze populiste e sfasciste e i residui della sinistra massimalista. Tutti insieme rigurgitano odio antiamericano e antieuropeo quotidianamente dagli ampi spazi concessi dai media. Editori, direttori, conduttori televisivi, opinionisti, docenti, esperti tuttologi, imboniscono l’opinione pubblica da TV, giornali, web e ora anche dai teatri, protestando contro la libertà di espressione conculcata dal “pensiero unico”. Una follia mai vista né sentita in nessuna altra parte del mondo. Ma dopo l’ennesima prova della volontà di guerra espressa da Lavrov, non c’è da chiedersi più a chi parlino i fintopacifisti di casa nostra, ma è sempre più l’ora di chiedersi per conto di chi parlino.
Mandata a monte l’idea che parlino per favorire una iniziativa diplomatica, che i russi respingono.
Assodato che parlino per propagandare obliquamente le tesi russe sulla guerra, la cui responsabilità sarebbe della provocazione occidentale cui l’Ucraina si è colpevolmente prestata, resta da chiederci se sia sopportabile che tra i costi che dobbiamo sostenere debbano esserci anche quelli dei danni morali, culturali e politici prodotti da chi propaganda il messaggio criminale del padrone della guerra.