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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Marina di Vecchiano -giovedi 4 luglio
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Circolo ARCI Migliarino-6 luglio
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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Il Sacro e il Profano
Parrochi e Territorio nel mondo di ieri
di Franco Gabbani e Sandro Petri

8/5/2022 - 9:58



Come abbiamo anticipato la volta scorsa, dopo aver completato l'excursus temporale delle vicende storiche e sociali della famiglia Salviati e del Parco di San Rossore, Migliarino, Massaciuccoli fino ai giorni nostri, torniamo ora indietro, ai primi dell'800, per riesaminare le stesse vicende da un diverso punto di vista, quello che univa , ma anche opponeva, la figura del Padrone con quella del Parroco, in un periodo storico ricchissimo di sconvolgimenti nella vita delle comunità.
Si è in parte detto del ruolo e dell'importanza del Parroco, che lo portava ad una autorevolezza in contrapposizione all'autorità del Padrone, grazie alle incombenze che gli venivano concesse anche dall'autorità civile.
Di questo ci parla il nuovo articolo di Franco Gabbani.

 

Sandro Petri


IL SACRO E IL PROFANO.

 PARROCHI E TERRITORIO NEL MONDO DI IERI 1   

 di Franco Gabbani

Nell’articolo precedente abbiamo parlato del parroco e della sua autorevolezza nella società ottocentesca. Autorevolezza che, come vedremo, gli derivava anche dall’essere destinatario e divulgatore, almeno fino all’unità d’Italia, di editti, circolari e lettere provenienti non solo dall’autorità ecclesiastica, ma anche da quella civile. E’ proprio sui compiti di amministrazione, monitoraggio e governo della Comunità che nel mondo di ieri erano affidati ai Parroci che vogliamo qui soffermarci.

Una delle principali responsabilità dei parrochi era la tenuta dei “Libri Canonici” (di battesimo, matrimonio, morte, stato delle anime) con l’obbligo di seguire, per la loro conservazione, norme precise dettate da vari Sinodi e successivamente dal Concilio di Trento (tenutosi tra il 1545 e il 1563).
A Pisa, nel 1561, il Cardinale Giovanni de’ Medici, Arcivescovo della città, dette delle disposizioni precise ai parroci per la trasmissione al Vicario generale della
nota di tutte le persone tanto maschi, quanto femmine e di qualunque stato, qualità o condizione si siano da anni 10 in su che ciascheduno ha nella sua parrocchia et populo, scrivendo in surun foglio il nome del capo di casa e così di tutti li altri di detta casa dalli anni 10 in su, scrivendo tutti i nomi in capoverso (…) et ciascheduno debba avere dato tal nota com’è detto per tutto questo presente mese sotto pena di excomunica.

Nei registri di “Stato delle Anime” i Parrochi elencavano gli abitanti di ogni pieve raggruppandoli in nuclei familiari: venivano compilati durante la Quaresima e servivano per verificare quanti parrocchiani rispettavano i precetti pasquali e quanti avevano ricevuto la Comunione e la Cresima. Avevano, però, anche un’altra importante funzione: fornire al Sovrano, attraverso apposite tabelle, non solo il numero dei fuochi della parrocchia, ma anche informazioni sul numero dei Poderi, dei Mezzaioli, delle terre a mano2 e sul raccolto, diviso per generi.
  Queste tabelle, allegate al Registro di Stato delle Anime, erano dette “Tabelle delle Portate” e per compilarle il parroco doveva :
secondo il suo retto giudizio interrogare separatamente i Coloni, Contadini, Mezzaioli, Lavoratori in proprio (…) sopra le diverse portate di generi contenuti, e notati nella tabella annessa segnata di lettera B, raccolti respettivamente nei Poderi nominativamente distinti, o nelle terre a mano. (…)
In seguito interrogherà il Capo Famiglia dei rispettivi lavoratori, o gli Agenti, o Fattori dei medesimi su le quantità delle raccolte in intiero, compresa la parte Domenicale, la Colonica, ragguagliando tutto a staia. Noterà ai rispettivi  colonnini le risposte delle quantità raccolte dai Coloni, inculcando ai medesimi di dire l’esatta verità per il bene pubblico, e per la felicità di tutti i popoli, unico desiderio di S. A. R.  (…) .3

Per dare un quadro più ampio delle mansioni che, prima dell’Unità d’Italia, facevano capo ai parrochi, possiamo ricordare che era dalle “Tabelle delle Portate” che le Autorità Governative ricavavano dati sui coloni, sui mezzaioli, sui lavoratori in proprio, sugli operanti, sui poderi o terre a mano, sui diversi generi raccolti la cui quantità era stata dedotta dall’interrogazione dei Capi famiglia. Inoltre:

Era il parroco che rimetteva, in un foglio a parte, le sue osservazioni sulla verità delle risposte dei suoi popolani in merito alla quantità dichiarata dei generi raccolti nel podere.

Era il parroco che, su richiesta dell’autorità governativa, era invitato a rivolgersi, con il concorso della parola e della persuasione, alle Comunità rurali “per sviluppare in loro l’obbligazione” al pagamento dei tributi .

Era il parroco che concedeva a livello i beni immobili della sua Chiesa. (sicuramente non a famiglie con comportamenti irreligiosi).

Era il parroco che rilasciava il certificato  che attestava il requisito della povertà o della miserabilità  necessari per i ricoveri ospedalieri.

Era il parroco che compilava la lista dei giovani della comunità in età per la ferma militare, per comunicarla, successivamente al Gonfaloniere.

Era il parroco che attestava i casi per cui era prevista l’esenzione dalla ferma militare.

Era il parroco che forniva al Gonfaloniere la lista degli individui che nella comunità avevano diritto di essere elettori.

Era il parroco che sceglieva, all’interno della comunità, le puerpere cui affidare un trovatello da allattare e che le avrebbe aiutate, in parte, a superare le difficoltà economiche riscuotendo “la mesata”.

Era il parroco che rilasciava l’attestato di grave mendicità per far accogliere anche i figli legittimi nell’Ospedale dei Trovatelli.

Era il parroco che rilasciava alle famiglie il certificato di “estrema miseria” e l’incapacità della madre ad allattare, per l’erogazione del sussidio latte.

Era il parroco che  sceglieva all’interno della comunità le fanciulle virtuose ma povere alle quali destinare una dote matrimoniale.

Era il parroco che compilava, su richiesta degli Organi di Governo, le liste dei capi famiglia della comunità per l’imposizione della tassa di famiglia e le altre imposte.

Era  il parroco  che, su richiesta del Tribunale incaricato degli Affari Pupillari, era invitato, ad inserire negli Estratti mensuali di morte, una dichiarazione attestante se il

defunto aveva lasciato figli in età minore bisognosi di un tutore, tanto per la loro persona, quanto per il loro patrimonio.

Era il parroco che rilasciava l’autorizzazione per poter svolgere un lavoro nei giorni festivi o in tutti gli altri giorni in cui c’era obbligo di messa.

Era il parroco che, almeno fino a tutto il diciottesimo secolo, aveva  un altro importante compito, quello di notaio: a lui veniva affidata la stesura di atti vescovili, come i testamenti. Il testamento veniva steso dal parroco ed aveva  valore legale, traeva la sua validità nell’autorità del vescovo, espressa tramite l’apposizione del proprio sigillo e la registrazione presso la Banca Arcivescovile. Si trattava del notaio Apostolica auctoritate. 

A riprova della facoltà dei parrochi di stilare tali atti si riporta un testamento stilato da un pievano di Vecchiano

BACCHETTA  A a 103

A di 18 Aprile 1736

Lucrezia del fu Andrea Lippi, e vedova del già defunto Cammillo Buffoni passò da questa all’altra vita, e lasciò scudi 25. Metà della sua dote a Francesco, Luca, e Antonio Buffoni suoi Nepoti con l’obbligo che detti Gli faccino celebrare ogni anno infra annum in perpetuo messe due all’Altare della Madonna del Rosario in Pieve di Vecchiano e che l’elemosina sia Lire una per ciascheduna messa da dirsi dal pievano pro tempore e non facendo detti sui Nepoti celebrare dette Messe intende e vuole detta Testatrice che il fondo dei suddetti scudi 25. recada al d.to Altare del Rosario con il medesimo obbligo di messe 2. l’anno infra annum con la med.ma Elemosina come sopra e tutto come per suo testamento rogato da Jacopo Tabucchi4 economo di questa Pieve5 .

Per quanto fin qui riportato appare evidente che, quale destinatario ed esecutore di numerose ordinanze e circolari dell’Autorità Governativa, tutto, o quasi tutto, almeno fino alla prima metà dell’800, dipendeva dal parroco e dalle sue dichiarazioni e decisioni che, molto spesso, non si limitavano ad attestare circostanze oggettive, ma richiedevano valutazioni personali.

La numerosità dei compiti affidata al Clero, accompagnata all’enorme proprietà fondiaria, avevano creato lo strapotere della Chiesa all’interno del Granducato.

Ma con i Lorena i rapporti con il Clero cominciano a guastarsi: Pietro Leopoldo, con la sua politica delle allivellazioni, mirò a ridurre soprattutto i vasti possedimenti fondiari dell’aristocrazia e della Chiesa, con l’intento di promuovere lo sviluppo agricolo attraverso l’opera dei piccoli proprietari.

Furono, perciò, aboliti i fidecommessi6 , che rendevano i possedimenti sottratti a qualsiasi trasferimento e le manimorte ecclesiastiche (beni non alienabili ed esenti da imposizioni fiscali), e fu anche vietata l’estensione della proprietà della Chiesa.

Si procedette, poi, all’allivellazione7 delle terre., trasformandole in una quasi proprietà, rendendole trasmissibili e perpetue con legge del 23 Marzo 1784. dove si proclamava che lo scopo era quello di “liberare i contadini dalla servile dipendenza colonica”

Successivamente, queste terre, divennero una vera e propria proprietà con l’affrancazione che si realizzava con il pagamento di una somma che derivava dalla stima iniziale del bene dato a livello. La determinazione del valore di affrancazione divenne, da subito, motivo di controversia fra la Curia e il livellario, sarebbe, però, più corretto affermare che il malcontento della curia era rivolto alle leggi che nel tempo, a partire dal motuproprio di Pietro Leopoldo,  erano state emanate a disciplina di questo trasferimento di proprietà.8
Già con i Lorena, quindi, e successivamente con il dominio napoleonico, la Chiesa aveva visto cominciare a sgretolarsi la montagna dei suoi privilegi, aveva visto modificato il suo potere sia nell’ambito spirituale, sia in quello temporale.
Ma è con l’Unità d’Italia e il Regno Sabaudo che lo “scompiglio” diventa totale. Lo sconcerto dei Vescovi e di tutto il Clero era legato alla tendenza sempre più marcata dei Governi ad estendere la propria giurisdizione alle questioni ecclesiastiche e, per quanto qui più specificamente ci riguarda, alle leggi sull’affrancazione di livelli, censi, legati e beni di proprietà della Chiesa, che in sostanza diventavano patrimonio pubblico e che in un colpo solo distruggevano la proprietà Ecclesiastica.

Tuttavia la missione principale del parroco era la cura delle anime della comunità, esortando i suoi componenti all’onestà, obbedienza al padrone e a sopportare le avversità della vita in vista di una ricompensa divina nell’altro mondo.

Questo era quanto andavano predicando anche se alcuni di essi avevano comportamenti che contrastavano con le regole di vita che il loro ministero imponeva.


Numerose lettere dell’Archivio Storico Diocesano mettono in evidenza il comportamento “scandaloso e immorale dei parrochi, gli amori inesemplari loro addebitati”. C’era, però, anche chi seguiva con grande responsabilità la propria missione sacerdotale imponendo i propri principi dottrinali e disciplinari anche ad altri, giungendo talvolta ad usare  metodi di correzione violenti.
Da una lettera del Marzo 1830 si apprende che dal Palazzo del Governo, Alessandro Galilei informa Monsignor Arcivescovo di Pisa, Primate delle isole di Corsica e Sardegna, di quanto segue:

Non sarà ignoto a VS. Ill.ma e Rev.ma che il sacerdote Antonio L. di Asciano, dando seguito alle relazioni e  vociferazioni del Chierico di quella Parrocchia Ranieri R. per gli amori inesemplari dei quali viene addebitato colla fanciulla Luisa figlia di Paolo C. Agente dei Beni del Cav. Lelio Franceschi, e per la frequenza con cui si porta nelle abitazioni di Luigi C. di Giò Batta C., e di Domenico F., ove si trovano delle Giovani Donne, si permise, dopo aver fatto delle accorte indagini che servirono a confermarlo nella sua opinione di chiudere nel giorno di Sabato 13 stante in una stanza della sua Canonica il nominato Chierico R., e di ammenarli tanti colpi e percosse da costituirlo in pericolo di vita.
Essendo riuscito al povero Chierico di fuggire dalla detta stanza e dalla casa del Parroco lo seguitò fuori dalla medesima continuando a percuotere, ma fortunatamente fu salvato da diversi che erano colà accorsi alle grida dell’infelice R..
Essendo venuto questo scandaloso fatto alla cognizione dell’Autorità Superiore ho ricevuto delle istruzioni che mi costringono a richiamare sopra di esso tutta l’attenzione di VS. Ill.ma e Rev.ma (…).
Non tanto dall’Offeso, quanto dal di lui Padre e da altri suoi stretti congiunti viene desiderato dunque dopo tanta inesemplarità nel Sacerdote L. che venga da VS. ill.ma e Rev.ma procurato, e sollecitamente, un collocamento diverso al detto Ecclesiastico lungi da Asciano, dopo di averlo coercito come l’indole di questa mancanza può meritare.
Ciò che Superiormente interessa nelle vedute di Buon Governo pel bene dei Costumi e pel pubblico esempio è che resti sottoposto il Prete L. ad una proporzionata e severa mortificazione mediante almeno un corso di Esercizi Spirituali in un Ritiro di stretta osservanza non potendo trascurare di fare avvertire la necessità di adottare subito una adeguata riparazione che sola può dispensare, come viene specificato, l’Autorità Governativa Superiore dal trattare nelle forme l’Affare anzidetto e dall’irrogare al Pievano L. un castigo severo”.9

Non si conosce il finale di questa storia, ogni lettore, se vuole, potrà immaginarne uno a suo piacere.


1 Nell’800 Ordinanze, Circolari, Lettere delle Autorità Governative e delle Curie Arcivescovili venivano  indirizzate ai “Parrochi”. Per questo ho usato sia il termine “Parrochi” che “Parroci”.

2 Sono terreni che non fanno parte di un podere e che vengono fatti lavorare da operi giornalieri.

3 Archivio Storico Diocesano di Pisa (d’ora in  poi ASDP),: Istruzioni per i parroci nella formazione delle Tabelle degli Stati d’Anime e delle Portate, (15 giugno 1793). Atti Giudiziali, Registro n. 8.

4 Jacopo Tabucchi era Pievano della Chiesa di S. Alessandro di Vecchiano e camarlingo della Compagnia del SS.mo Sacramento di Vecchiano

5 ASDP: Registro Campione di beni n.1, parte seconda (che ha l’annotazione “Descrizione dei legati et obblighi della Chiesa di S. Alessandro di Vecchiano e dei Fondi e beni ove detti Legati sono fondati).

6 Fidecommesso: è una disposizione testamentaria attraverso la quale un testatore istituisce successore un determinato soggetto con l’obbligo di conservare il patrimonio che alla sua morte andrà ad un altro soggetto determinato dal primo testatore.

7 Livello: è un contratto agrario con il quale il concedente da va in godimento ad un'altra persona un appezzamento di terra, o alto bene immobile, dietro il pagamento di un canone che poteva essere in denaro o in prodotti della terra.

8 P. Bellucci, I Lorena in Toscana, Edizioni Medicea, Firenze  1984,  pp. 85-86.

9 A. S. D. P. -  Filza n. 15 “Ordini e Leggi diverse, Lettere Circolari e Ministeriali da Gennaio 1829 a tutto il 1830”

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8/5/2022 - 12:47

AUTORE:
Matilde B.

Sono grata che l'impegnativo lavoro di Franco Gabbani stampato nel suo libro troppo poco conosciuto sia ora a disposizione delle tante persone che frequentano La Voce del Serchio e non solo le biblioteche. Conosco Gabbani e non Sandro Petri che ringrazio. In due si lavora molto meglio che da soli. Buon proseguimento.