Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
LA “MIA” PACE.
Lo scopo della guerra di Putin era, per lo meno il 24 febbraio scorso, quello di occupare l’Ucraina militarmente, destituirne il governo legittimo, sostituirlo con uno asservito alla Russia, come fatto nelle, così dette, repubbliche autoproclamate di Doneck e Luhansk, cancellare l’Ucraina come stato indipendente e ridurla più asservita a Mosca della Bielorussia. Sostanzialmente annetterla alla Russia
.Questa non è una opinione, ma l’obbiettivo della guerra dichiarato da Putin all’atto dell’aggressione. Difronte a questo l’Ucraina non poteva fare altro che resistere per conservare esistenza e libertà. E la comunità internazionale ha fatto bene a sostenere, con ogni mezzo, quella resistenza. E fa bene a continuare a farlo. Ogni obbiezione al sostegno militare è un atto cinico e vile. Non si tratta solo di solidarietà nei confronti di un popolo, ma di rispetto del diritto internazionale che, già troppo a lungo violato in giro per il mondo, non può più tollerare ulteriori e così brutali violazioni che, se non fermate, prolifererebbero ulteriormente in una escalation dei prepotenti che, quella sì, porterebbe ad una guerra nucleare globale. Occhio all’Asia, oltre che al nord Europa.La resistenza ucraina ha costretto Putin a ripiegare su altri obbiettivi. Si dice la conquista del Dombass e del corridoio a sud fino alla Crimea e forse oltre, fino ad Odessa. Ma in realtà i corrispondenti di guerra ci dicono che l’artiglieria e i missili russi continuano a colpire tutto il territorio ucraino. L’esercito russo procede lentamente. Pensa che il tempo agisca a suo vantaggio. Quello ucraino resiste, a volte riesce a contrattaccare riconquistando parte del terreno. Ci sono, inoltre, da mettere in conto gli effetti della guerra fuori dal teatro ucraino. Effetti economici pesanti sulle economie che si stavano rialzando dopo la pandemia, ma soprattutto lo spettro di una immane carestia nei paesi meno sviluppati, con tutte le conseguenze umane e politiche collaterali. Quanto a lungo potrà andare avanti questa situazione?Non credo che la guerra finirà con la vittoria militare della Russia, o che la resistenza ucraina riuscirà, purtroppo e nonostante l’aiuto del mondo libero, a respingere l’esercito di Putin nei confini del 23 febbraio scorso. Se sbaglio spero di non vederne gli effetti peggiori tra qualche mese, dentro e fuori l’Ucraina. Quindi occorre che si trovi un accordo politico, garantito internazionalmente, che partendo da un cessate il fuoco provi a ristabilire condizioni di pace che, per forza di cose, siano accettabili per tutti. Non solo per chi combatte, ma per tutta la comunità internazionale e in primo luogo per l’Unione Europea.Zelensky ha più volte fatto aperture in questo senso. La sua rinuncia ad entrare nella Nato non è l’unica né, forse, la più importante carta che ha calato sul tavolo. Ma ad ogni apertura dell’Ucraina, Putin ha alzato il tiro della guerra.Il problema per chi vuole la pace, dunque, non è il governo ucraino, ma la pervicacia violenta di Putin. Come convincerlo a trattare?Il padrone della guerra è lui e sappiamo che l’unico modo perché la smetta è provargli che non potrà mai vincerla e che i costi che sta facendo pagare alla Russia sono più alti di quanto può ricavarne.Per questo occorre che parallelamente al sostegno militare, indispensabile per costringerlo a trattare, sia messa in campo anche una più forte e coordinata azione diplomatica. Anche se questo può sembrare inutile, infruttuoso e frustrante. Pugno di ferro in guanto di velluto, come insegna la storia. “Quello che sta avvenendo in Ucraina va oltre le peggiori previsioni. Torno a ribadire ciò che dico dal 24 febbraio: senza diplomazia, senza inviato speciale, senza politica dell’Unione Europea sarà impossibile per le parti vincere la guerra ma sarà impossibile per tutti noi vincere la pace. Serve la politica, serve una conferenza di pace. Altrimenti le conseguenze di questa guerra saranno molto più dure di quanto si immagini adesso.” Questo dichiara Matteo Renzi da settimane e sono d’accordo.E’ l’Europa, con l’Ucraina, la più coinvolta dalla guerra e interessata alla pace.
Ma non sono le iniziative singole, pure encomiabili, dei suoi leader che convinceranno/costringeranno Putin a desistere.
Né tantomeno le dichiarazioni muscolari elettoralistiche, come quelle di Boris Johnson (che mal gliene incolse), ad aiutare l’Ucraina.Non credo nelle vittorie militari nel XXI secolo. Credo nelle Resistenze, che servono per inchiodare il nemico e costringerlo a trattare.Ma la via della trattativa deve essere tracciata e visibile e questo aiuta soprattutto chi resiste all’aggressione.Serve una iniziativa, forte e unitaria, dell’UE che dichiari di volere una conferenza di pace che chiuda la guerra in Ucraina e ristabilisca un nuovo sistema di sicurezza in Europa, basato anche su un dispositivo difensivo, forte e bilanciato, su entrambi i fronti così come determinati dalla volontà dei popoli nei confini dei loro Stati indipendenti prima del 24 febbraio scorso.
Ci vogliono coraggio, convinzione e determinazione, ma mai si pone l’obbiettivo e mai si raggiungerà.
D’altro canto sappiamo che un viaggio di 100mila kilometri inizia con un passo.