Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Credo che nascondere o modificare il proprio corpo che invecchia, faccia parte di un agire - imparato - che non vuole farci accedere con agio alla saggezza dell'invecchiamento.
Una cultura che spinge a nascondere, tirare, alzare, livellare quel che naturalmente procede e invecchia, è una cultura che ci vuole sempre giovani. E il tenerci giovani è il non volerci sagge, avvedute, abili, osservatrici, abitate pienamente d'anima.
Non siamo cose. Siamo natura.
E la natura procede attraverso le stagioni.
Un bocciolo in primavera è tenero, una foglia in estate è turgida e un frutto succoso e vitale. La stessa foglia in autunno è raggrinzita e cerca la terra. I rami in inverno sono perlopiù spogli, ma dentro scorre una linfa che sa, e le radici vibrano di informazioni e conoscenza.
Perché non dovremmo accettare le rughe? Ce lo chiediamo mai?
Lo facciamo perché lo scegliamo o perché così abbiamo imparato?
Non è particolare che un uomo anziano che si tinge i capelli, ci appaia strano, mentre una donna con la ricrescita sia detta sciatta? Cosa temiamo del cambiamento esterno?
Cos'è la bellezza secondo noi? La bellezza invecchia o cresce? Ci tingiamo i capelli perché lo vogliamo o perché dobbiamo? E perché lo vogliamo?
In natura cosa accade?
Solo domande.
Perché credo che almeno una volta nella vita si debba dubitare profondamente di tutto quello che abbiamo imparato. Per essere noi a scegliere, e non far sì che siano altri a scegliere per noi.
Gloria Momoli