Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
SI PUO’ APRIRE LA PARTITA DELLA PACE, E FORSE MOLTO DI PIU’.
Parto per qualche giorno. Ma non prima di avere sottolineato le parole di Mario Draghi pronunciate a Washinton.
“Eravamo uniti e ora siamo ancora più uniti”, “L’Europa è l’alleato degli Usa, quindi le sue visioni non sono in contrasto, ma stanno cambiando e dobbiamo parlarne. Bisogna riflettere sugli obiettivi di questa guerra e poi decidere”. “Tutte le parti devono fare uno sforzo per arrivare a sedersi intorno ad un tavolo, in particolare Russia e Stati Uniti”.
Incontrando Nancy Pelosi, l’ha salutata dicendo “Porto il desiderio di pace dell’Europa”.
Draghi sta dimostrando che si può mettere in campo una politica che tenga insieme sia la costruzione di una prospettiva negoziale, sia l’invio di armi per sostenere la resistenza ucraina, che è la condizione per non far vincere Putin e convincerlo a trattare.
“Il percorso negoziale è molto difficile” ha aggiunto il premier parlando all’Ambasciata italiana “ma il primo punto è che deve essere una pace che vuole l’Ucraina, non imposta da altri né tantomeno dagli alleati”, dicendosi convinto che bisogna eliminare anche il sospetto che si arrivi a una pace che “magari fa comodo agli Usa, all’Europa, ai russi”, ma che non fosse accettabile dagli ucraini. “Sarebbe la ricetta per arrivare al disastro” ha detto “a ltrimenti non ci sarà pace, ci sarà una finta pace che verrà tradita ogni momento”.
Draghi ha poi affrontato un altro punto cruciale, rappresentato dalla riunione del G20 del prossimo novembre in Indonesia e nella quale è prevista la presenza di Putin.
“Ne ho parlato brevemente con Biden”, ha detto Draghi, “e ho presentato la situazione per quella che è: saremmo tutti tentati di non sederci allo stesso tavolo cui si siede Putin, ma alla luce della necessità di costruire un tavolo di pace bisogna riflettere prima di abbandonare questi consessi”.
Credo che Draghi, e il governo italiano che presiede, siano sulla strada giusta e questa strada dia un ruolo importante alla stessa Unione Europea. Il PdC non spaccia facili soluzioni, né dice di averne preconfezionate in tasca. Ma sollecita tutti, anche gli Usa ai quali si presenta a schiena dritta, a costruire le condizioni per l’avvio di una trattativa che abbia al centro l’indipendenza dell’Ucraina, il ristabilimento della legalità internazionale e la sua adesione all’UE.
Le reazioni di Biden e del mondo politico Usa più in generale, sono tutte di attento ascolto e grande considerazione. Il giorno precedente Biden aveva dichiarato “Ora mi preoccupa che Putin non abbia una via d’uscita”. Lo scopo dell’occidente è il fallimento strategico dei progetti aggressivi e imperialisti di Putin, non il dissanguamento della Russia, come scrive il New York Time.
C’è e ci sarà dibattito su come ridimensionare Putin, ma non è in discussione il massimo sostegno all’Ucraina e l’Europa si presenta da protagonista, con Draghi, al centro della scena geopolitica.
Sono finiti i tempi di “Giuseppi” e Draghi non è andato a Washinton a prendere ordini, come sostenevano gli utili idioti di Putin. E che sia ringraziato Matteo Renzi anche per questo.
Anche la Cina ora parla di difesa dell’integrità territoriale dell’Ucraina e del protagonismo dell’UE nella partita per la ridefinizione dell’assetto di sicurezza in Europa.
La partita della pace è solo all’inizio, ma la strada è aperta.
A lunedì.