Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
DI COSA PARLIAMO QUANDO DICIAMO PACE?
La propaganda russa non è mirata solo a convincere circa le “buone” ragioni degli aggressori, ma soprattutto a far credere all’opinione pubblica italiana che la maggior parte dei nostri concittadini stia dalla loro parte.
Viceversa non credo che la maggioranza degli italiani non abbia capito, dopo circa tre mesi di guerra, da che parte stiano il torto e la ragione. Non ci sono dati certi su questo, né gli pseudo sondaggi, tipo vuoi la pace sì o no, hanno senso prima ancora che attendibilità. Chi risponderebbe voglio la guerra?
Nel corso di questi mesi sono cadute, via via, tutte le motivazioni addotte da Putin per giustificare l’aggressione. Inutile rispiegare tutto da capo, è già stato ampiamente fatto. Ne ricapitolo solo i titoli, che sono stati autorevolmente smentiti, e chi ha voluto capire ha potuto farlo.
Non c’è stata alcuna provocazione Nato, ma solo l’espressione libera di Stati confinanti con la Russia di voler adottare misure difensive difronte alla crescente aggressività dichiarata apertamente da Putin, in crescendo negli ultimi venti anni.
Sulla nuova frontiera tra occidente ed oriente, determinata dall’89, lo schieramento offensivo Russo, in uomini e armi, è sempre stato più forte del dispositivo Nato. I missili ipersonici in grado di colpire le maggiori città europee non sono stati inventati, costruiti e piazzati a pochi minuti da noi nel giro delle ultime settimane.
Non c’era nulla da “denazificare” in Ucraina. Tantomeno un governo illegittimo da rovesciare.
Il mondo conosce la storia di EuroMaydan nel '14 e della cacciata di Yanukovic, decisa dal Parlamento Ucraino sulla spinta di un moto popolare.
Come in Italia, nel luglio ’60, quando un moto popolare cacciò il governo filofascista di Tambroni e i governi seguenti non furono tacciati di golpismo per questo.
Dopo oltre due mesi di aggressione Putin stesso ha dovuto ammettere che si è trattato di una guerra “preventiva” contro una ipotetica invasione della Nato in territorio russo. Si è mai sentita una scempiaggine del genere?
Di contro il mondo ha assistito al dilagare della barbarie che eguaglia quella delle truppe di occupazione nazifasciste nella seconda guerra mondiale.
Massacri di civili inermi, stupri di massa e saccheggi da Lanzichenecchi, intere città e villaggi rasi al suolo, un milione e più di deportati in Russia, fucilazioni di massa con un colpo alla nuca e fosse comuni.
La sconfitta del nazifascismo nel ’45 ad opera degli Alleati e dei Partigiani non comportò azioni barbariche pianificate e premiate dal Cremlino come quelle attuali. Basterebbe solo questo per marcare la differenza di principi giuridici e valori umani che divide la Russia di Putin dalle democrazie liberali.
Condividere o comprendere le “ragioni” di Putin non è un atto che avvicina la pace, ma un passo che rende complici degli orrori chi lo compie. Complici dello sterminio della libertà di un popolo intero, stupratori della verità. Per paura, per indifferenza o comodo, per opportunismo cinico.
Massa di manovra per operazioni politiche abbiette da parte di anime morte, da consumare qui da noi, al riparo.
Credo che la maggioranza degli italiani abbia capito tutto questo e sappia che “la storia dà torto e dà ragione”. Preoccupati, certo, spaventati di avere “tutto da vincere o tutto da perdere”.
Ma “poi la gente, (perché è la gente che fa la storia) quando si tratta di scegliere e di andare, te la ritrovi tutta con gli occhi aperti, che sanno benissimo cosa fare.”
Allora diamo un significato giusto alla parola pace.
Che non è il disarmo e la resa degli ucraini all’aggressore. Chi può chiamare pace la violenza che si perpetuerebbe contro un popolo privato della sua libertà e indipendenza da parte di un aggressore straniero?
Quella non sarebbe pace, ma il trionfo della guerra.
Dire no al sostegno militare alla resistenza ucraina non è un atto di pace, ma una “ingenuità” colpevole, che consegnerebbe a Putin il passaporto per completare il massacro.
E un gesto di viltà di chi, in questo campo, gioca per far vincere l’aggressore senza avere il coraggio di dichiararlo.
Conte e Salvini sfruttano gli "ingenui", ma sono complici.
Letta con chi stai?