Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
A duecento anni dalla morte di Percy Bysshe Shelley, un convegno ha ricordato, domenica 5 giugno, nel salone dello Zodiaco della Villa di Corliano a San Giuliano Terme, la figura e l’opera del grande romantico.
L’iniziativa, a cui ha presenziato il sindaco di San Giuliano Sergio Di Maio, è stata organizzata con il coordinamento scientifico di Riccardo Roni e Angelo Chiantelli, grazie alla gentile concessione della villa a favore della Rotary Foundation e al contributo del Rotary Club Pisa Pacinotti e della sezione lucchese della Società Filosofica Italiana, ed ha visto la partecipazione di autorevoli studiosi accademici, ne ha analizzato aspetti specifici della molteplice produzione letteraria, spaziando anche sulle sue implicazioni filosofiche e politiche.
Centrale è stato il riferimento alla Toscana, dove gli Shelley trascorsero il maggior periodo del loro soggiorno italiano, iniziato nel marzo 1818 a Livorno e proseguito nel 1819 e 1820 alla Villa Valsovano dei De Lacey, ricordati nel capitolo sedici del romanzo, dove il personaggio del romanzo ebbe modo di imparare a leggere, scrivere e conoscere la storia e in cui ebbero modo di incontrare più volte Mary James Reveley Gisborne, che aveva allattato Mary Shelley, nata Godwin, orfana alla nascita della madre, e il suo “fratello di latte” Willy Reveley, studente all’Università di Pisa.