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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Marina di Vecchiano -giovedi 4 luglio
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Circolo ARCI Migliarino-6 luglio
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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Sotto la bandiera
Napoleone recluta in Val di Serchio
di Franco Gabbani e Sandro Petri

12/6/2022 - 13:28


Nel primo articolo di questa seconda serie di articoli sviluppati da Franco Gabbani, siamo tornati indietro per esaminare meglio le figure del Padrone e del Parroco, annunciando la volontà di collegare questi aspetti alle vicende del periodo storico a cui appartenevano.
A ciò è dedicato questo secondo articolo, che amplia la visione storica a quanto stava succedendo in Europa, con le conseguenze per il popolo toscano.

Possiamo così conoscere anche documenti e notifiche relative alla Comune dei Bagni di San Giuliano e alla Parrocchia di Pontasserchio sul tema dei nuovi obblighi conseguenti ai cambiamenti politici intervenuti a causa dell'arrivo dei francesi.
Nelle due foto, soldati del "113° Reggimento di Fanteria di Linea" che nel 1808 diventò "113ème Régiment d'infanterie de Ligne".

 

Sandro Petri



SOTTO LA BANDIERA

NAPOLEONE RECLUTA IN VAL DI SERCHIO

 Franco Gabbani

Dopo esserci soffermati sulle figure del Padrone e del Parroco proveremo ora a ripercorrere l’800 attraverso alcuni avvenimenti e alcune profonde trasformazioni che lo interessarono.

In Toscana, dopo la guerra dei sette anni (1756 – 1763), l’esercito era ridotto al minimo: solo un numero esiguo di soldati era al servizio del Granduca. Ma, durante i quindici anni di interruzione Lorenese (1799 – 1814), dominato prima da regnanti nominati dai francesi, poi dal 1808 con l’annessione del Granducato all’Impero Francese, venne formata, con la coscrizione obbligatoria, una forza armata regolare. La Toscana fu divisa in tre Dipartimenti: del Mediterraneo, dell’Arno, dell’ Ombrone  e fu creata la Division militaire de la Toscane.

Solamente con il servizio militare obbligatorio la popolazione prese pienamente coscienza del cambiamento politico intervenuto: tutte le famiglie dovettero fare i conti con l’esperienza di un “servizio imprevisto” e spesso molto gravoso che le privava dell’apporto prezioso dei giovani.

    Non solo, fin dall’arrivo dei francesi i toscani dovettero sopportare anche il peso di nuove tasse. Ce lo dimostra una notificazione risalente al 1801:
                    NOTIFICAZIONE
L’illustrissimo Sig. Potestà dé Bagni di S. Giuliano fa pubblicamente noto, e manifesto, come è stato proceduto al Reparto, e Distribuzione sopra tutti i Possessori della Comunità medesima descritti ai veglianti Catasti d’Estimo della Tangente d’Imposizione straordinaria delli Scudi Centomila ordinato con l’Editto del Governo Provvisorio Toscano del dì 28 Giugno 1801, pel mantenimento delle Truppe Francesi, e per corrispondere all’altre inevitabili spese, che non ammettono dilazione; che però tutti i possessori suddetti niuno escluso, né eccettuato dovranno nel tempo e termine di giorni cinque dal dì della presente Notificazione avere pagato le loro quote(…), e dell’immediata esecuzione contro i morosi e contumaci al pagamento a forma degli Ordini. E tutto a chiara notizia di ciascuno.

Dal Tribunale dè Bagni di S. Giuliano 6 Luglio 1801.

                                                           Natale Pagni Potestà1    


Di seguito ci soffermeremo sulla storia di gente comune, di giovani strappati alle famiglie e al lavoro con la coscrizione obbligatoria e inviati a combattere per Napoleone e per la Francia. Le storie che esamineremo saranno dunque non quelle di regnanti e di generali ma storie raccontate da gente umile e semianalfabeta, che aveva vissuto quegli eventi contro la propria volontà.

E’ difficile accertare quanti giovani delle nostre terre partirono per l’Armée dal 1808 al 1814, quello che è certo è che fu l’inizio, per molte migliaia di ragazzi toscani, di un periodo tragico che ebbe per molti di essi un finale senza ritorno. I toscani parteciparono alla Campagna di Spagna, di Russia, di Germania, di Francia e del Belgio: con quest’ultima Campagna si concluse definitivamente l’avventura napoleonica2

La coscrizione obbligatoria aveva provocato una disgregazione sociale sconvolgendo, soprattutto, le famiglie delle campagne. Le diserzioni raggiunsero cifre impressionanti che dovettero mantenersi alte anche dopo l’età napoleonica, tant’è che, con il ritorno del Granduca, le autorità stabilirono sanzioni penali per coloro che, reclutati, non si fossero presentati alle armi o, come si diceva allora “sotto la bandiera”:

Colui che in qualche modo sfugge al reclutamento in ogni tempo venuto nelle mani della giustizia dovrà essere posto sotto la bandiera per 9 anni e qualora trovato incapace incorrerà nella pena di un anno di detenzione nella casa di Forza di Volterra.

Colui che sfugge all’arruolamento celandosi con la fuga o contumace in altro modo verrà una volta preso arruolato per 12 anni oppure se inabile punito con la galera nella suddetta casa di Forza3 .


Nel Giugno del 1811, sempre per contrastare il fenomeno della diserzione, il Prefetto del Dipartimento del Mediterraneo, Barone dell’Impero (Guglielmo Antonio Benedetto Capelle) emanò un decreto contenente disposizioni per mettere in attività le colonne mobili, e disporre il loro impiego come guarnitori per la ricerca, l’inseguimento e l’arresto dei coscritti refrattari e disertori.

I guarnitori potevano prendere alloggio presso le famiglie dei coscritti insubordinati e disertori che si dovevano anche accollare il pagamento del soldo dei guarnitori stazionanti nelle loro case.

Questo sistema poteva portare la famiglia alla rovina se il disertore non si fosse presentato al più presto.

In diversi archivi troviamo  documenti che evidenziano come la coscrizione obbligatoria produsse cambiamenti non solo nel campo militare, ma anche in quello sociale ed economico. Da essi emerge anche il forte contrasto fra il Clero e il  Governo Francese: non poteva essere diversamente vista l’ingerenza di Napoleone nelle competenze della Chiesa.

Ad esempio:

Impero Francese

                                                                 Livorno, lì 4 Novembre 1809

Il Prefetto del Dipartimento del Mediterraneo

Al Sig. Parroco della Comune dei Bagni di S. Giuliano

       Vi aveva già prevenuti che il Governo riposava sopra di Voi per assicurare l’esecuzione delle Leggi sulla Coscrizione Militare, e per affrettare la partenza dei Coscritti; vi aveva prevenuti, che Egli conosceva tutta la vostra influenza, che sapeva essere affatto dipendente da voi il rendere i Coscritti obbedienti, o ribelli, di prevenire i mali che nascerebbero dalla loro disobbedienza. Un gran numero di Voi ha corrisposto all’invito e saranno presentati al Sovrano come Ministri degni di tutta la Sua confidenza. (…) Nella vostra Comune i Coscritti non hanno marciato: il numero dei ribelli aumenta ogni giorno; sarò io ridotto al penoso dovere di enunciare che Voi non siete affatto del numero dei Ministri della Religione che si sono conformati alla volontà del Supremo Capo dello Stato.   (….) I parenti dei coscritti che non avranno obbedito saranno arrestati, e perseguitati; la responsabilità, e le pene della disobbedienza graviteranno sopra l’intera Comune; Rigore penoso, ma inevitabile, ma necessario, là dove le Leggi hanno trovato de sudditi così poco sommessi.

                                       Il Cavaliere dell’Impero

                                       Prefetto del Dipartimento del Mediterraneo

                                                                  Capelle4                                                                                                                                              



Anche il Pievano  di Pontasserchio fu oggetto dei richiami della Direction générale de la Police de Toscane:

Florence, le 14 Aprile 1811

A Sua Eccellenza Monsignore Arcivescovo della Diocesi di Pisa,

Credo doverle partecipare, come meritevoli della di lei attenzione, diverse non lievi querele che mi sono state dirette contro il Sig.re Teodoro Tarchi Priore, o Pievano della Parrocchia di Pontasserchio della Comune dei Bagni S. Giuliano. Si accerta in primo luogo che il Sig. Tarchi ha sempre esternata una profonda avversione verso il Governo francese; che dominato da tal sentimento, non si è mai prestato a quelli inviti, che gli aveva diretti l’Autorità Amministrativa per il buon evento della Coscrizione nella di lui Parrocchia; che non ha neppure voluto assistere alle funzioni Sacre cui danno luogo nel Capo Luogo della Comune, le feste ordinate dal Governo (…) Non mi accingerò ad osservare quanto disdica ad un Sacerdote …



Da ultimo, si riporta un avviso del maire5 di Vecchiano rivolto ai coscritti che hanno abbandonato i loro distaccamenti:

  IMPERO FRANCESE

      IL MAIRE DEL COMUNE DI VECCHIANO

      AI GENITORI E PARENTI DEI COSCRITTI DEL 1811.              

  AVVISO

       La conoscenza che alcuni coscritti imbevuti forse di false idee hanno incautamente abbandonato i loro distaccamenti ha fatto sul mio cuore tutta quella impressione di cui è capace un sì funesto avvenimento. (…) L’obbedire alla legge della coscrizione è un dovere da cui nessuno può dispensarsi. L’infamia e le disgrazie piombano sopra i disobbedienti, sopra i loro parenti e sopra le loro sostanze e sopra tutta la comunità. (…)  La fuga non fa che prolungare di pochi giorni il destino del coscritto, ed a piombare in una serie di disgrazie i suoi parenti; insomma nessun mezzo fuori che quello di sottomettersi alla legge può assicurare la felicità ai coscritti e la tranquillità alle loro famiglie, ai loro parenti ed alla comunità intiera. (…) Voi preferite senza dubbio la pace ed il riposo della vostra casa e l’onore dei vostri figli alle disgrazie che vi sovrastano e che vi presterete per ciò con buon spirito ad illuminare questi disgraziati. Non perdete di mira i terribili esempi della passata coscrizione ed in questa coscrizione impiegate tutta la vostra influenza per far rientrare i disobbedienti nel loro dovere, che ciecamente corrono ad incontrare la sorte dei più  vili e delittuosi cittadini ed anche in questa circostanza egualmente la soddisfazione di seguire la volontà dell’Imperatore.

                                        Dalla Mairie di Vecchiano lì 2 Novembre 1811 6



Le lettere sopra riportate sono una chiara dimostrazione dello sconvolgimento che la coscrizione obbligatoria provocò sui componenti le comunità.

Per il parroco la compilazione della lista dei giovani, nell’età richiesta dalla tratta, era cosa semplice, il difficile era quando gli venivano richiesti attestati per l’esenzione dal servizio militare, quando era obbligato ad uniformarsi alle direttive politiche, oppure ciò che gli si prospettava quando non avesse riferito quanto sapeva sui disertori, quando non avesse predicato il dovere all’obbedienza, quando avesse tentato di opporsi al regime.

Le stesse pressioni, per l’esenzione dall’arruolamento, erano esercitate sui maires e sui medici; ma chi vide la vita “scombussolata” dalla coscrizione furono in particolare le migliaia di giovani e le loro famiglie. Giovani che dovettero lasciare il paese dove erano nati, mai abbandonato prima di allora, e per un tempo lunghissimo, sbattuti in terre lontane, delle quali ignoravano l’esistenza e, soprattutto , mandati a combattere sotto una bandiera e per motivazioni sconosciute.

Famiglie che videro venir meno la forza lavoro giovanile in una società fondamentalmente contadina, o che videro scomparire il misero salario di figli che contribuivano al mantenimento della numerosa famiglia.

Col tempo, Napoleone ebbe sempre più bisogno di uomini per le sue Campagne aperte su diversi fronti. Avanzò così richieste di uomini a tutti i Dipartimenti dell’Impero e, nel 1813, anche Pisa, sull’esempio di Parigi e di tute le città della Francia, concorse all’arruolamento con l’offerta di diciotto uomini di cavalleria e con l’apertura di “un registro per le offerte volontarie de particolari, onde metterci in grado con tal mezzo di effettuare l’armamento, a cui la città si è obbligata”7 .

Si forma così l’armata per la Campagna di Germania che si concluderà, nell’ottobre 1813, con la battaglia di Lipsia, la sconfitta di Napoleone e la sua partenza per l’Elba . Ma non è ancora la fine. Nel Marzo del 1815 Napoleone fugge dall’Elba e dà inizio ai “cento giorni”.

Organizza un esercito che nel giugno 1815 si scontra con inglesi e prussiani venendo sconfitto a Waterloo. Verrà deportato nella sperduta isola britannica di Sant’Elena, al largo delle coste dell’Angola in pieno Oceano Atlantico: vi morirà il 5 Maggio 1821.

Dopo la caduta di Napoleone, con il Congresso di Vienna tutto torna come prima: i re ritornano sui loro troni, gli Stati rientrano nei loro confini. Il Granducato, dopo gli anni di annessione all’Impero francese, viene restituito a Ferdinando III di Lorena.  Con il ritorno dei Lorena il reclutamento riprese con i vecchi sistemi  fino alla riforma del 1826 che stabiliva:

1)  il numero di reclute che ogni Comunità doveva fornire in proporzione alla sua popolazione.

2) la formazione di una Commissione diretta dal Gonfaloniere per l’esame delle liste dei coscritti.

3)  la durata della ferma in sei anni.

I giovani di ogni Comunità, destinati a partire, erano pochi ma, tutti i domiciliati di un determinato territorio, che entravano nel ventunesimo anno, dovevano iscriversi nelle liste, dalle quali poi erano cancellati quelli che godevano di un’esenzione.

Tutto questo avveniva attraverso una circolare che l’autorità governativa inviava ai parrochi che la leggevano all’altare durante la messa e l’affiggevano, anche, alla porta della chiesa.

Era il parroco che compilava la lista dei coscritti e provvedeva a trasmetterla al Gonfaloniere per il controllo e la cancellazione di quelli che avevano diritto ad essere esentati dal servizio.

L’esenzione riguardava tutti i religiosi, gli ammogliati negli anni precedenti la tratta, i figli unici di madre vedova, i figli unici di padre settuagenario, i capi delle famiglie coloniche, uno dei due fratelli quando si trattava di gemelli.

Il prendere moglie per non fare il militare si diffuse in modo tale che si rese necessaria una legge (1853) per escludere l’esenzione dal servizio militare dei giovani coniugati.

Numerose furono anche le vocazioni sacerdotali per cui si rese necessario avviare accurati controlli sugli elenchi dei seminaristi.

Fu stabilito il numero di seminaristi che in ogni diocesi potevano essere esentati dagli obblighi di leva, cercando, in questo modo, di limitare vocazioni ritenute non sincere.

I metodi di reclutamento erano due: quello per tratta o sorteggio, oppure quello dell’arruolamento volontario  o “per acquisto”, con premio in denaro per i volontari: le spese erano a carico dei giovani che componevano la lista.

L’esenzione consentiva di evitare il sorteggio, ma al giovane  sorteggiato era data la possibilità di trovare un Cambio che lo avrebbe sostituito nel servizio militare.

Questa norma era chiaramente a vantaggio di giovani appartenenti a famiglie benestanti, considerando il costo che comportava ricompensare una persona che si accollava gli anni di militare.

A questo proposito, si riporta un documento, dell’Archivio Salviati,  che fa riferimento ad un Cambio:  Giuseppe Chelli ha sostituito nel servizio militare la recluta Ranieri Gabbani. Fra le due parti è stato stipulato un contratto dove sono stati fissati dei pagamenti a determinate scadenze e del quale, Vincenzo Nencioni (Fattore dei Salviati), è mallevadore.                                                          

Stimat.mo Sig.re Vincenzo Nencioni

                                                                       

                                                   Dal ospidale di S. Lovigi 6 7bre 1811

Dopo aver avuto la grazia di avere liberato dalla Coscrizione il figlio di Giò Gabbani, ed avere passato due anni contento adesso li do una cattiva nuova accadutami il 24 del mese passato essendo alloggiato in casa di un fornaio qui in Parigi (da una precedente lettera si apprende che è in attesa di partire per la Campagna di Spagna ma “non si parte ancora fin tanto che non siemo quattrocento che da tutti i depositi devono levarne venti”) nella notte prese fuoco della Legna ove prese fuoco tutta la Casa, e non sapendo di dove scappare in Camicia bisognò buttarsi dalla finestra ove mi sono rotto il braccio diritto, e il 30 di detto mese mi anno fatto operazione, e tagliato al pari del pescio del braccio pole considerare il gran Dolore che ho Sofferto, e non so se da questo letto sortirò libero perciò la prego di farlo sapere a Giovanni Gabbani, e a Ranieri figlio la gran disgrazia accadutami perso la mia salute i panni, e cento trenta franchi che lassai Sotto il Capezzale del letto. Perciò li domando Perdono se per il passato lavessi  inquetato tanto a V. S. che a Giovanni Gabbani. E di bel novo la prego di vero Cuore se Ranieri Gabbani mi volesse fare la Carità di mandarmi quello che il Suo Cuore desidera che mi trovo in gran bisogno. Spero che non mi abbandoneranno non avendo altri nel mondo a chi raccomandarmi. (…) Perciò la prego a scrivermi subito in questo Spidale di S. Lovigi al militare n. 33 

                                                               Suo vero Servitore     

                                                                   Gioseph Chelli
.     



1 Archivio di Stato di Pisa. – Filza N. 348, Decreti al tempo del Potestà Natale Pagni (da 1800 a 1804).

2 Mi baso su G. Doni, “Le palle piovevano come la grana”. Storia di Mugellani al servizio di Napoleone, Edizioni dell’Assemblea, Regione Toscana, Firenze 2017, disponibile online: https/www.consiglio.regionale.toscana.it/upload/eda/pubblicazioni/pub4060.pdf..

3 Traggo queste citazioni da L. Mori, Quercegrossa (ricordi e memorie), cap. III. (Arruolamento e guerra) disponibile online: https/www.ilpalio.org/QUE_guerraleva.html

4 Archivio Storico Diocesano Pisa: Filza N. 10 – “Ordini e Leggi diverse, Lettere, Circolari e Ministeriali dal Gennaio 1809 al Giugno 1812”.

5 Era il primo cittadino della comunità durante la dominazione francese, quello che ai nostri giorni è il sindaco del Comune.

6 P. Chicca: ALMADOC Centosessantanni di cronaca Vecchianese, Felici Editore, Pisa, 2000, pag. 25.

7  Notificazione del maire Ruschi della città di Pisa in data 24 Gennaio 1813.

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