Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
POLITICA
Quando votava il 90% degli aventi diritto. Non adesso con la smobilitazione dei votanti
Il quorum, formula del passato
Stefano Ceccanti, costituzionalista alla Sapienza di Roma
di Alessandra Ricciardi
Il quorum del 50%+1, con un astensionismo strutturale, va eliminato, «bisogna partire dalle esigenze di partecipazione del cittadino e su di esse modellare nuove regole», dice Stefano Ceccanti, costituzionalista all'Università La Sapienza di Roma, capogruppo del Pd in commissione Affari costituzionali della Camera. In merito al flop dei referendum sulla giustizia, Ceccanti spiega: «Il quorum ha un paradosso: quando non c'è come nei referendum costituzionali si raggiunge perché tutti sanno che contano solo i Sì e i No; quando c'è non si raggiunge perché la sua soglia del 50 per cento più uno, pensata per quando votava normalmente il 90 per cento degli elettori, fa sì che a priori larga parte dell'elettorato si smobiliti».
Domanda. Il referendum ha registrato un'affluenza molto bassa. Era nell'aria?
Risposta. Sì, obiettivamente lo era, però dovremmo riflettere sulle cause strutturali dell'astensionismo più che sui casi concreti, anche perché in questa circostanza abbiamo visto anche un aumento dell'astensionismo per le Amministrative. In particolare, anche sulla base dell'ottimo rapporto governativo sull'astensionismo curato dal Ministro D'Incà, al di là delle singole proposte contenute, penso che dovremmo abituarci a capovolgere la prospettiva: bisogna partire dalle esigenze di partecipazione del cittadino e su di esse modellare le regole.
D. In che senso?
R. L'idea che si possa e si debba votare solo in un determinato luogo e in una determinata fascia oraria di un giorno specifico è arcaica perché prescinde dalle mobilità delle nostre vite reali. Bisogna favorire il voto tenendo conto di questo grande cambiamento.
D. Non è debole anche il richiamo del tema della giustizia?
R. Il servizio giustizia obiettivamente è in Italia di bassa qualità, anche se il numero di coinvolti (e quindi di danneggiati) non è elevatissimo. Però mi sembra più un problema di una staticità delle norme sulla partecipazione per tutte le elezioni e poi ci sono anche delle questioni specifiche relative ai referendum.
D. Se ci fosse il quorum anche alle elezioni amministrative in molte città non si avrebbe il sindaco. Il quorum ha fatto la sua stagione?
R. Penso che dovremmo trovare sui referendum un equilibrio diverso, ossia essere più rigorosi in entrata, aumentando il numero di firme e di delibere dei Consigli regionali per avere richieste più rappresentative, e avere un quorum più ragionevole. Il quorum ha un paradosso: quando non c'è come nei referendum costituzionali si raggiunge perché tutti sanno che contano solo i Sì e i No; quando c'è non si raggiunge perché la sua soglia del 50 per cento più uno, pensata per quando votata normalmente il 90 per cento degli elettori, fa sì che a priori larga parte dell'elettorato si smobiliti.
D. Se ci fossero stati anche i quesiti su cannabis e eutanasia non ci sarebbe stata una maggiore partecipazione?
R. Contrariamente ad altri, lo ritengo del tutto improbabile.
D. Correttivi?
R. O si porta alla metà più uno dei partecipanti alle precedenti elezioni politiche, tenendo conto dell'astensionismo strutturale nel periodo, o si pone una soglia di rappresentatività dei Sì, come quella che si era immaginata alla Camera ad inizio legislatura, ossia che i Sì, oltre che battere i No, debbano essere pari ad almeno un quarto dell'elettorato. In fondo cosa voleva il Costituente? Che i Sì battessero i No con una partecipazione valida al cinquanta per cento più uno.
D. Lei è stato uno dei pochi del Pd che si è speso per spiegare i quesiti e l'importanza di andare a votare. Non pensa che il silenzio sulla stampa non abbia aiutato?
R. Sì ma è il fattore quorum che trascina tutto. Se si pensa che sia irraggiungibile non c'è neanche l'incentivo per parlarne da parte dei media. In ogni caso, avendo fatto un appello per i tre Sì, e in particolare sul quesito separazione delle carriere, per posizionare chiaramente il Pd e il centrosinistra su un profilo garantista equilibrato, sono comunque parzialmente soddisfatto per il consenso più elevato su quei tre e ancor più per il fatto che il picco dei Sì sia stato sulla scheda gialla.
D. Non ritiene che questo referendum sia stato anche strumentalizzato come arma di lotta tra i partiti?
R. Il conflitto sui referendum non si svolge in un vuoto, si incrocia sempre fatalmente con le dinamiche del sistema dei partiti, non mi sembra un punto decisivo.
D. C'è chi, come Carlo Nordio, sostiene che ora riformare la giustizia sarà molto più difficile se non impossibile e non solo per questo Parlamento. Che ne pensa?
R. Guardi, sui tre quesiti che andavano nella stessa direzione della riforma Cartabia, e solo su quelli, sia pure nella ristrettezza della partecipazione, si è avuto un largo successo dei Sì. Approviamola subito in Senato, rispondendo anche a questi elettori.
D. Alle Amministrative il campo largo di Pd-5stelle non pare essere decollato. L'alleanza programmatica con i grillini è ancora in campo?
R. Le Amministrative sono una cosa e le Politiche un'altra. In ogni caso anche le elezioni amministrative ci dimostrano che nel campo alternativo alla destra il Pd è il soggetto con molti più consensi degli altri e a cui spetta quindi l'onore e l'onere di impostare la costruzione di una coalizione di continuità dinamica con l'esperienza Draghi. Sarà questo criterio a verificare i possibili alleati.