Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Se io avessi la possibilità e/o le capacità, che in effetti non ho, di andare in televisione a parlare della guerra in Ucraina penso che non sarei definito semplicemente pacifista, come mi ritengo, ma sicuramente verrei posizionato fra i putiniani. Prima di questa classificazione assoluta forse potevo passare anche da quella più subdola ma altrettanto offensiva di pacifinto, un espediente fonetico coniato da ambigui personaggi che sono soliti usare le più facili parole al posto dei più complicati e onerosi ragionamenti. Bisogna però concedere loro una certa fantasia, se non altro.
E se fossi stato così famoso da aver anche un certo seguito su qualche canale social sarei anche potuto finire in quella lista di proscrizione pubblicata dal Corriere della Sera e che non è ancora ben chiaro chi l’abbia stilata e a quale scopo finale. Con qualche mancanza, a dire il vero, perché nella lista mancano proprio i più grandi, i più autorevoli pacifisti, direi anche i più realisti, che sono Papa Francesco e il vecchio ma sempre molto saggio Henry Kissinger. Non li hanno messi perché chi ha stilato l’elenco si è reso conto della propria pochezza nei confronti di tali personaggi e non ha osato.
Mi sembra anche quasi inutile fare la solita premessa di non essere putiniano, che è come dire “io non sono razzista… ma”, perché non si può essere certamente dalla parte di chi invade militarmente un altro paese sovrano ma, il ma c’è sempre.
Dichiaro anche di non essere una spia al soldo di Putin, di non avere avuto prebende dalla Federazione Russa e nemmeno di tenere una posizione, così scomoda oltretutto, per la possibilità di un prossimo dubbio vantaggio elettorale. Quindi, in conclusione, esprimo solo la mia idea sulla situazione di guerra con il più grande rammarico per le morti e le distruzioni che continuano, per il rischio di un progressivo imbarbarimento del conflitto, per il pericolo del ricorso alle armi nucleari (al momento solo in caso di errore di puntamento o di esasperazione, ma nessuno può essere sicuro che non avvenga), per il progressivo deterioramento dei rapporti internazionali, per la prevista crisi alimentare di milioni di persone a causa della chiusura dei porti, per la crisi economica e sociale che avremo a breve anche in Europa e che andrà a sommarsi alle difficoltà create dalla passata (?) pandemia.
Essere pacifisti non vuol dire parteggiare per l’invasore Putin, e nemmeno sperare in una disonorevole sconfitta dell’Ucraina per vedere finire la guerra. Pacifista in senso lato vuol dire aborrire le armi e la guerra e cercare di capire quale possa essere una soluzione per porre fine al conflitto e ai massacri.
Non avendo la soluzione registro e reagisco solo alle parole. Una di quelle che ogni tanto esce fuori è vittoria. Sicuramente più una esortazione al popolo combattente che una vera e propria previsione. Come se in una guerra ci potesse essere un vinto e un vincitore. Sì, qualcuno alla fine ha prevalso militarmente e può schierarsi dalla parte del più forte ma la guerra è persa in partenza da entrambi per tutte le giovani vite perdute. Qui c’è un invasore che potrà forse anche proclamare di avere raggiunto il suo scopo militare ma lo avrà fatto con la morte di migliaia di suoi giovani connazionali, di famiglie lacerate, di tante mogli vedove e tanti figli orfani.
Armi è un’altra parola che non mi piace. Le armi non mi piacciono in generale perché per loro natura non sono acquistate per fare bella figura di sé ma per il loro scopo intrinseco che è quello di essere rivolte verso un altro essere umano per ucciderlo. Per le armi di difesa ad un popolo invaso potrei fare un’eccezione ma altre armi vuol dire altri morti, vuol dire proseguire la guerra, vuol dire cercare una soluzione diversa da quella negoziale per trovare la pace, cercarla quindi attraverso una supremazia militare che al momento appare impossibile mentre di possibili, al momento, sono sicuramente altre vittime.
Ognuno ha il diritto di avere la propria idea in proposito ed io rimango fedele alla prima dichiarazione del direttore di Limes Caracciolo che per avere la pace e sedersi ad un tavolo negoziale bisogna che ognuno dei due contendenti rinunci a qualcosa. Forse Putin attaccando subito Kiev voleva tutto il paese ma ora si potrebbe accontentare di una diversa organizzazione della parte est. Zelensky, di contro, dovrebbe capire che la situazione non è tale da essere in grado al momento di respingere l’esercito russo sulle posizioni prima del febbraio scorso e quindi pensare ad una forma di compromesso sulla regione del Donbas. Non sta a me pensare a quale soluzione per quella zona contesa ma quando c’è la volontà di un accordo questo primo o poi arriva. Forse per questo bisognerebbe entrassero in campo America e Cina. E non vedevo male nemmeno il progetto Draghi con una Conferenza Internazionale per quel nuovo modello di organizzazione mondiale a cui stiamo arrivando nei fatti.
Nei giorni scorsi c’è stata la visita a Kiev del gotha europeo ed è venuta fuori la solita richiesta di nuove armi, pesanti stavolta, per contrastare la oramai evidente avanzata russa. Gli USA le hanno promesse e le stanno preparando. A cosa servono? A fare nuovi morti sicuro, ma serviranno alla pace? Sembrerebbe proprio di no visto che in risposta a questa nuova promessa di invio il filorusso Denis Pushilin, leader della autoproclamata repubblica de Donetsk, chiede ai russi che l’invasione non si limiti al Donbas ma si estenda anche oltre per creare una specie di zona cuscinetto, una zona franca di protezione da queste armi più potenti. Di rimando il ministro della difesa ucraino Olesky Reznikov ha subito dichiarato che con queste nuove armi pesanti americane non solo i russi saranno respinti dal Donbas ma serviranno anche per riconquistare la Crimea!
Ecco il solito risultato, ecco che la strada che dovrebbe portare verso la pace prende invece la strada opposta, quella delle dichiarazioni folli che aumentano il contrasto, dividono le nazioni, incrementano morti e distruzioni e allontanano la fine di un conflitto che, detto per inciso e non da me, doveva e poteva essere evitato.
Prevedo inoltre che il proseguo della guerra provocherà, verso la fine dell’estate, un cambiamento delle posizioni dell’Europa nei confronti dell’Ucraina. Questo appoggio incondizionato tenderà a diventare sempre più tiepido quanto più si farà sentire la crisi economica e sociale che colpirà tutte le nazioni del continente. Molte fabbriche saranno costrette a chiudere per il costo dell’energia insostenibile, molti lavoratori saranno messi a casa o cassa integrazione, molte famiglie saranno in grande difficoltà per i costi dell’energia e degli alimenti e i governi saranno costretti a imporre delle strette su alcuni consumi.
Il costo sociale di questa guerra ci apparirà allora evidente e molti giudizi ora scontati rischieranno di cambiare a causa della gravità della situazione sociale e, paradossalmente, forse la pace potrà essere più vicina.
PS Perpiero: La maestra mi picchiava alla prossima.