Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
UNA VITA DA “AGGREGATO”.
Reduce da una brillante carriera manageriale, una specie di ininterrotta gita aziendale che lo porterà al governo, quando ne esce si iscrive al PD. Che lascerà poco dopo, non condividendone - giustamente - la svolta strategica filopentastellata. Ma non riceve nessuna scomunica dai suoi ex, coi quali critica aspramente ogni scissione che non sia la sua. Cioè la nascita di Italia Viva.
Chi sostiene che la scomunica non arrivi perché il PD lo consideri trascurabile, chi perché la sua partita sia stata concordata solo per mettere in difficoltà Renzi. Fatto sta che il tentativo di tagliare l’erba sotto i piedi al leader di Italia Viva diventa la sua principale “Azione”. Una attività quasi esclusiva, come una impellenza fisiologica che non riesce a controllare.
La prova, tuttavia, lo vede in netto svantaggio sul senatore fiorentino. Il quale non risponde mai alle sue provocazioni, aggiungendo a quelle politiche anche le frustrazioni dell’attaccabrighe solitario.
Su due passaggi cruciali, la defenestrazione di Salvini, prima, e quella di Conte, dopo, si schiera fieramente dalla parte sbagliata.
Mentre Renzi, come nel duello che l’Orazio - in minoranza - vinse affrontando i Curiazi solo uno alla volta, in quei momenti cruciali lui ritorna fatalmente all’ovile del PD. Praticamente un aggregato.
Se avesse contato qualcosa nella crisi del 2019 saremmo al terzo anno di governo nazionalsovranista. E alla prova d’appello del 2021, all’epoca del “o Conte o elezioni”, si era già dimenticato la battaglia contro il M5S e tifava per la vittoria dei “ciampolilli” o le urne. Lascio immaginare quale sarebbe stato il seguito di entrambe le sue alternative.
Così, alla fine, dopo avere fatto la voce bianca nel coro della “crisi incomprensibile”, all’arrivo di Draghi si è infilato in maggioranza. Dove sta col M5S, ma continua a chiedere conto solo a Renzi di condividere il governo di unità nazionale con gli odiati grillini. Coi quali, mentre Renzi li logorava, lui trafficava a Roma sulle presidenze di commissione comunali da spartirsi con Raggi. Vita comoda nella terra dei cachi.
Dunque, capacità di visione strategica zero e ancora meno nella tattica.
Unico caso di persona che ragiona col fegato, sta diventando una specie di “zio Gugo” (cfr a “Speriamo che sia femmina” di Monicelli, 1986). Parte in quarta, come il personaggio svaporato magnificamente interpretato da Bernard Blier, poi qualcuno gliela spiega, dopo. Spereresti che alla terza spiegazione, come dire, capisca al volo, ma niente.
Ora si è dato l’obbiettivo di costruire il centro del centro – sinistra. Compito assolutamente legittimo. Ma pretende che chi voglia lo faccia esclusivamente prendendo in subaffitto una stanza a casa sua. E soprattutto non ci sia Renzi.
Il quale, come si è detto, non risponde avendo altro da fare che perdere tempo dietro a lui. Nonostante i media scambino il monologo dell’azionista per una polemica alla quale Renzi risponde indirettamente, con una tessitura politica delle sue.
Ieri a Bruxelles c’è stata la riunione dei leader dei partiti europei che stanno costruendo la nuova forza politica liberaldemocratica e ambientalista che sarà l’unica, vera, alternativa politica su base continentale e nei singoli paesi.
All’incontro di Renew Europe Renzi è stato tra i protagonisti, Calenda, semisconosciuto deputato europeo, in quel contesto si è aggregato buon ultimo. Meglio tardi che mai, anche per lui. Qualche retroscenista riferisce che quel clima di unità costruttiva lo abbia messo di malumore.
C’è chi, come Renzi, da anni lavora nella prospettiva di una Europa nuova e più forte, e chi, come Calenda e molti altri in Italia, ha sempre bisogno di essere sospinto, per così dire, dall’Europa per muoversi.
E’ la differenza che passa tra un leader e chi si aggrega. Inutile perderci tempo a polemizzare. E’ la storia che dà torto e dà ragione e non la puoi fermare.