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Alta tensione Conte-Draghi per “colpa” di Grillo. Il premier lascia il vertice Nato e rientra a Roma
Soprattutto perchè il governo ha trovato un tesoretto di 7/8 miliardi da distribuire a famiglie ed imprese. Oggetto oggi di un Consiglio dei ministri. Conte crede alle rivelazioni di Grillo per cui Draghi lo vorrebbe far fuori dalla guida del Movimento”. Palazzo Chigi smentisce. “Ho parlato con Conte, ci stiamo chiarendo. Il governo non risch
Alle sette di sera una nota di palazzo Chigi è costretta a precisare che il Presidente del consiglio “non ha mai detto o chiesto a Beppe Grillo di rimuovere Giuseppe Conte dalla guida del Movimento 5 Stelle”. Avete capito bene: alle sette di sera di un’altra giornata delicatissima per l’ordine mondiale, in cui è stata allargata la Nato e modificato il suo “concetto strategico”, è stato deciso il movimento di truppe e mezzi verso il confine est e Mosca ha preso tutto questo come “una provocazione che farà del male all’Europa”; ecco in una giornata cosi il Presidente del consiglio che ha un ruolo chiave nel contesto internazionale e tesse da mesi la trama dell’unità e della compattezza delle democrazie occidentali, ha dovuto abbandonare il vertice Nato a Madrid e tornare a Roma. Per incontrare Giuseppe Conte. E presiedere un Consiglio dei ministri importante per i cittadini, le famiglie e le imprese visto che, ancora una volta, il governo interverrà oggi con un tesoretto di 7/8 miliardi contro il caro bollette e l’inflazione.
Sempre palazzo Chigi fa sapere che il motivo del rientro anticipato da Madrid è “esclusivamente legato al Consiglio dei ministri” nel senso che solo ieri nel pomeriggio sono maturate le condizioni - cioè sono stati trovati i soldi - per i provvedimenti. Il premier è in contatto costante, anche quando è all’estero per vertici internazionali, con i ministri Franco e Cingolani che sono i referenti principali sul fronte dell’inflazione e della crisi energetica. Dunque il rientro anticipato è dovuto soprattutto a questo. A far vedere che le esigenze del paese vengono prima di tutto.
E però fa un po’ cascare le braccia vedere un governo e il suo premier impegnati a livello internazionale e interno per trovare le necessarie soluzioni ad una crisi che non accenna a scemare e le forze di maggioranza - tutte, tranne il Pd, reduci dal disastro delle amministrative - che fanno di tutto per alzare bandiere, minacciare, farsi notare. Per boicottare l’azione dei governo e poi far vedere che sono loro quelli bravi e responsabili che sanno mettere i cerotti. Conte è andato ieri pomeriggio a lamentarsi per un’ora dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Incontro programmato da tempo” dice lo staff dell’ex premier. Può darsi. La comunicazione della visita è stata veicolata però come se fosse figlia del momento.
Il Pd e il centrosinistra, 5 Stelle compresi, convinti di aver “vinto” le elezioni hanno pensato bene che fosse giunta l’ora per tornare all’attacco con la legge sulla cittadinanza e la libera coltivazione della cannabis per uso personale. Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia ai ferri corti più che mai dopo le clamorose sconfitte alle comunali, si sono ieri ritrovati per dire: “Cittadinanza? Droga libera? Non sono nei programmi di questa larga maggioranza. Non sono queste le priorità del paese”. Luigi Di Maio, la cui scissione è all’origine di questo terremoto, ieri s’è levato qualche sassolino dalle scarpe. “Da giorni - ha denunciato il ministro degli Esteri - mentre il governo italiano è impegnato in importanti summit internazionali, non si fa altro che alimentare tensioni con dibattiti e dichiarazioni surreali, che minacciano chiaramente la tenuta dell’esecutivo. Queste dinamiche rischiano solo di indebolire la credibilità dell’Italia, farci sfumare il raggiungimento di importanti obiettivi come il tetto massimo al prezzo del gas e farci perdere i fondi del PNRR. Si metta al primo posto l’interesse del nostro Paese”.
Ogni volta che parla Di Maio, Conte diventa verde dalla bile. Le costanti fibrillazioni della maggioranza suggeriscono a Draghi che è bene farsi vedere a Roma. E pazienza se i colleghi europei e della Nato si faranno qualche domanda.
Al vertice è rimasto il ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Prima di salire sull’aereo, parlando con i giornalisti, Draghi ha assicurato: “Il governo non rischia. Ci siamo parlati con Conte, l’ho cercato io stamani poi mi ha richiamato lui e abbiamo iniziato a chiarirci. Ci vedremo presto, già domani. Credo”. Cioè oggi, probabile a fine mattinata. Prima del Consiglio dei ministri previsto nel pomeriggio. L’ipotesi di uscire dalla maggioranza per garantire “solo” un appoggio esterno al governo, gira da settimane. Lo stesso Conte non ne ha fatto mistero: “La nostra base chiede di uscire dalla maggioranza”. I parlamentari 5 Stelle però non vogliono, almeno la maggior parte di loro, sicuramente non lo vogliono i due ministri. Vorrebbe dire aprire una crisi di governo. Ed esserne i responsabili. Difficile da spiegare alla maggior parte degli italiani che si sente ben rappresentata e tutelata da Draghi. Certo, uscire dalla maggioranza vorrebbe dire avere le mani libere per fare una campagna elettorale vecchio stile e tentare di recuperare consensi. Ma Conte sa bene che una volta che il Movimento diventa, o meglio torna all’ opposizione, il leader non potrà più essere lui perchè è già pronto Alessandro di Battista.
E’ una giornata così particolare che va ricostruita minuto dopo minuto. Comincia con l'intervista del sociologo Domenico De Masi al Fatto Quotidiano che ha riferito una confidenza ricevuta da Beppe Grillo nei suoi tre giorni a Roma: Mario Draghi avrebbe chiesto al garante di “rimuovere Giuseppe Conte dal M5s, perchè inadeguato”. Sicuramente è arduo immaginare Draghi impegnato in una serie di vertici internazionali possa aver alzato il telefono e detto a Grillo, “guarda, per favore levami di mezzo Conte”. Altrettanto arduo è immaginare un professore universitario, per quando vicino a Grillo e al Movimento, che possa considerare vera questa cosa tanto da farne oggetto di un’intervista.
Così comunque è andata. E la “notizia” è rotolata fino a Madrid. Conte dà per acquisito che sia tutto vero e va subito all’attacco in un crescendo di dichiarazioni che scandisce la giornata. Precisa che “Grillo mi aveva riferito di queste telefonate” e giudica “sinceramente grave che un premier tecnico, che ha avuto da noi fin dall'inizio l'investitura per formare un governo di unità nazionale, si intrometta nella vita di forze politiche che lo sostengono”. Draghi si mostra invece conciliante: “Ci siamo parlati con Conte poco fa, l'avevo cercato stamattina, mi ha richiamato lui: abbiamo cominciato a chiarirci. Ci risentiamo domani per vederci al più presto” dice a margine del Summit Nato di Madrid. In realtà i rumors parlano di una telefonata in cui il presidente dei Cinque stelle avrebbe tenuto il punto e sarebbe stato duro con il premier, ribadendogli la gravità del fatto, mentre un incontro tra i due non sarebbe stato ancora fissato. In serata, visto che la cosa continua a prendere il largo, è costretto ad intervenire palazzo Chigi. Con la smentita: “Il Presidente del Consiglio non ha mai detto o chiesto a Beppe Grillo di rimuovere Giuseppe Conte dal M5S”. Entrambi assicurano che il governo non rischia, ma il gelo rimane e i venti di crisi pure: in serata l'avvocato pugliese è salito al Quirinale per oltre un'ora di colloquio con il Capo dello Stato Sergio Mattarella. Non si sarebbe parlato di uscita dall'esecutivo. Ma Draghi ha ormai deciso di anticipare il rientro a Roma. Ufficialmente per presiedere il Consiglio dei Ministri. E’ chiaro che dovrà affrontare anche le fibrillazioni innescate da quello che sembra un vero e proprio giallo.
Beppe Grillo, ancora a Roma, liquida il tutto come “storielle” nel tentativo di minimizzare. Mezzo Movimento 5 Stelle si accoda a Conte e lo appoggia. Il garante rassicura i senatori in una serie di riunioni: La “lealtà” del Movimento 5 Stelle al governo non è in discussione, “di certo non siamo più disposti a farci bullizzare da nessuno”. Lasciando palazzo Madama dice ai cronisti: “Ma cos'è questa cosa di Draghi e Conte…”. In serata dovrebbe incontrare i ministri al “suo” hotel, il Forum. Ma la riunione salta e Grillo lascia la Capitale.
Il fondatore del Movimento riparte dopo circa tre giorni di faccia faccia con i vertici, a partire da Conte, e i parlamentari. E al termine dei quali riesce a ribadire che il limite dei due mandati per gli eletti non si tocca. È “un totem”. Ma anche un problema in più per Conte.
E siccome tuto questo non bastava, ci si è messo anche il Pd ad agitare le acque. Tornando alla carica con ius scholae (la cittadinanza per i figli di stranieri, cieca 800 mila ragazzi sotto i diciotto anni cresciuti in Italia) e la liberalizzazione della cannabis per uso personale (quest’ultimo oggetto di referendum poi non ammesso dalla Corte). Lo ius scholae era già calendarizzato ieri in aula per la discussione generale. Gli annunci del Pd a fare presto e prima della legge di bilancio perchè “i numeri ci sono” , sono bastate a far impazzire Lega e Fratelli d’Italia. Forza Italia in realtà è divisa sullo ius scholae. Salvini e Meloni hanno fatto dichiarazioni durissime. “Non sono queste materia di cui si deve occupare questa maggioranza, non son questi i patti”. Chi vincerà le elezioni tra un anno farà poi quello che ha promesso ai propri elettori.
Si dice che Draghi si sia quasi più “arrabbiato” con Salvini, della serie “ma come, ti ci metti anche tu… ma non vedi che ne ho già abbastanza…”.
La tenuta del governo si affaccia pericolosamente su un piano inclinato. Dove poi è facile perdere il controllo della situazione.