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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
di Umberto Mosso (a cura di BB, red VdS)
COSA STA SUCCEDENDO DAVVERO NEL GOVERNO?

30/6/2022 - 22:41

COSA STA SUCCEDENDO DAVVERO NEL GOVERNO?

 

(se volete capire mettetevi comodi)

La spiegazione di quello che sta avvenendo nel governo è più semplice di quanto il M5S e la Lega vogliano far apparire. La così detta “fibrillazione” dei gialloverdi ha una causa remota, nell’incapacità di entrambi, da soli o in compagnia, di saper gestire un risultato elettorale, quello del 2018, che gli aveva affidato responsabilità impari difronte alla loro mediocrità.

La caduta di Salvini, prima, e di Conte, dopo, fu dovuta a due mosse politiche geniali di Renzi, ma queste furono possibili perché, in entrambi i casi, le condizioni del Paese si stavano deteriorando in maniera tale che i ricambi si imponevano.

La follia del potere assoluto per il leghista, il naufragio nell’immobilismo dell’avvocato. Così venne Draghi. Sulla base del mandato di Mattarella, occorre ricordarlo, che gli chiedeva di rimettere sui binari giusti il Paese, chiedendo a tutte le forze politiche di togliere i cappelli dalle poltrone e di convergere per affrontare le crisi. Il consenso a questo mandato fu strumentale da parte di Salvini, ma questo in politica è comprensibile. Il leghista non voleva perdere il contatto con l’unica linea certa di governo. Quello del M5S fu più faticoso, soprattutto perché rappresentava in modo palmare l’insuccesso politico di Conte e la sua sconfitta. L’uomo, al di là delle parole, non ha mai metabolizzato quella sconfitta, per motivi personali. Avrebbe dovuto ammettere la sua mediocrità. Ma anche per motivi politici, perché segnava l’inizio della sconfitta di una strategia, condivisa dal PD, che lo vedeva personalmente come perno di una alleanza strategica tra PD e M5S.

 Tuttavia, come Salvini, ma con maggiore senso di costrizione, dovuto all’incapacità di governare il M5S divenuto largamente governista a prescindere, anche Conte votò la fiducia a Draghi. Quelli che oggi parlano di “golpe bianco”, si rileggano la Costituzione e si ricordino quel voto, confermato decine di volte. Ma dall’avvento di Draghi, che cambiò tutto a cominciare dal PNRR, Conte non ha mai rinunciato a tentare di tagliare l’erba sotto i piedi al PdC. Alla sua maniera, da oratore impavido davanti ai media, e da pavidissimo interlocutore di Draghi.

Sono memorabili i suoi incontri a palazzo Chigi, dove entrava con l’aria di chi va a fare la voce grossa, si fa per dire, e ne usciva dopo lo spiegone di Draghi mostrandosi, ridicolmente, come chi aveva salvato il governo dopo una faticosa mediazione con se stesso. Che avrebbe anche potuto fare da solo, a casa sua, solo se ne avesse avuto la capacità e la giusta misura di sé stesso. Ma, poi, continuava a logorare l’azione di governo, ponendo mille dubbi e intralci. E la guerra è diventato il suo subdolo cavallo di battaglia. Fino alla scissione di Di Maio.

Queste sono le cause remote della fibrillazione attuale.

Quelle prossime stanno in due punti. Il primo è il successo di Draghi, che a livello nazionale sta portando a casa tutti gli obbiettivi del PNRR.

  Ieri sono stati conclusi quelli di giugno e sono in arrivo altri 24 miliardi dell’UE.

Draghi va avanti.Nonostante le mediazioni sfibranti di una maggioranza composita, che ha impedito la qualità più alta delle riforme, possiamo dire che “la metà basta” in confronto ai precedenti.

A livello internazionale il successo è ancora più eclatante, basti dire che la linea Draghi, sull’energia e contraria al ritorno alla politica restrittiva che vorrebbero i soliti paesi “virtuosi”, sta guadagnando terreno non solo nell’UE, ma anche nel G7.

Questo è insopportabile per Conte e anche per Salvini.

Se l’Agenda Draghi diventa un programma politico per il futuro perderanno le elezioni del ’23.

Il secondo motivo prossimo è il nettissimo insuccesso, soprattutto del M5S, nella recente tornata elettorale. E’ vero che fosse amministrativa, ma pur sempre un sondaggio di massa tra milioni di elettori in tutta Italia. Dunque, nella piccola logica di Conte, tutto deporrebbe per una sua uscita dal governo per presentarsi come l’alternativa a Draghi. Poi che il PD scelga, pensa lui, o con Draghi, o con me in posizione comunque determinante.

Brutto affare anche per Letta.

Ma, come al solito, Conte non ha coraggio. Come un sasso buttato nello stagno fa circoli e circoli che poi si perdono, lui tira comunque, ma nasconde la mano. Come uscire dal governo, precipitando il Paese verso elezioni estive, col rischio di fermare il PNRR, di terremotare le alleanze internazionali in piena guerra, con l’economia in fase critica che ha bisogno di sempre urgenti, nuove misure che solo la stabilità può realizzare? Qui entra in campo la folle fantasia di Grillo, speciale per mettere in difficoltà il Paese. Forse l’Italia, pensano, può comprendere un delitto d’onore.

Così trasformano le osservazioni critiche sul comportamento logorante di Conte, assolutamente legittime e soprattutto motivate, in un non meglio specificato invito a rimuoverlo.

Chiedere ad un partito di governo di isolare al suo interno le posizioni politiche contrarie al suo stesso governo è non solo del tutto legittimo, ma doveroso per chi ha la responsabilità di dirigerlo. Il modo di correggere quelle posizioni, se si è d’accordo nel continuare a sostenere il governo, se lo trovino autonomamente, non riguarda il PdC. Un ragionamento lineare e razionale.

Nella cultura grillina, ottusa e malevola, questo sarebbe chiedere la testa di Conte?

In realtà questo è solo un espediente di bassa lega per chi non ha il coraggio di dire apertamente su quali argomenti politici vuol far cadere il governo. Cioè tenersi le mani libere per il ’23. Lo stesso problema dal quale anche Salvini non sa uscire.

Grillo e Conte hanno pensato di risolvere il problema da par loro, con un espediente da bega condominiale. In questa baldoria da sfigati c'è anche il caso che Conte e Salvini facciano a gara a chi esce prima, per incastrare il secondo a restare dentro.

Chi resta si logora e chi esce potrà dire di non aver fatto cascare il governo.

A tutto pensano, tranne che agli italiani e all’Italia.

Non saremo mai un grande Paese finché c'è certa gente in giro. 

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