Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Per parlare di turismo del futuro bisogna partire dal passato. Negli anni 60 sembrava che lo sviluppo di un territorio a vocazione turistica come il nostro fosse legato al modello di sviluppo di quegli anni e cioè la costruzione di strutture turistiche in ambienti di pregio. Ville e villette, centri residenziali che potevano far gola a chi poteva permettersi di pagare molto per avere lo chalet sul mare e la spiaggia privata davanti. Nacque così, proprio a Migliarino, il grande progetto del Porto Cristina (da Christina Onassis, tanto per dire!).
Per due miliardi e mezzo di lire la proprietà Salviati vendette a otto società immobiliari ben 276 ettari di pineta su cui costruire ville e villette, un centro residenziale per 7000 persone con tutto un indotto che si sarebbe riversato principalmente sulla frazione di Migliarino. La nascita quindi di molti posti di lavoro locali e finalmente il tanto desiderato accesso dei cittadini comuni alla Tenuta Salviati e al mare, al tempo territorio impenetrabile se non muniti di permesso rilasciato dalle guardie del Duca.
Una novità importante per la comunità anche se in cambio avremmo subito la perdita irrimediabile di un patrimonio comune di inestimabile valore naturalistico e ambientale avendo consegnato a privati gran parte della nostra pineta.
“La civiltà moderna uccide la natura; l’insediamento umano, con le sue esigenze, elimina in ogni parte del globo le zone selvagge, distruggendo ambienti tipici dal punto di vista della flora e della fauna.” dice Aldo Patellani nel suo articolo sulla Voce riportato alla fine, un’idea moderna di natura ancora lontana in quegli anni dove quella che dominava era l’idea dello sviluppo ad ogni costo.
Finalmente anche a Vecchiano, si andava dicendo, sarebbe arrivato quello sviluppo caratteristico della invidiata Versilia che veniva finalmente a risollevare le sorti di una comunità locale ancora sostanzialmente contadina e in larga parte dipendente ancora da Pisa per le possibilità lavorative.
Ci fu l’iniziale assenso al progetto del’ Amministrazione Comunale social-comunista e la cosa sembrava andare in porto fino alla nascita di un gruppo di cittadini che si riunì in un Comitato con lo scopo di opporsi alla speculazione e chiedere, per la zona sottoposta a progetto, l’istituzione di un Parco Naturale come difesa di un territorio unico e meraviglioso, un territorio da mantenere inviolato come patrimonio di tutti i cittadini e non in mano a pochi speculatori.
Al tempo una decisone del genere non era facile da prendere perché l’idea di sviluppo turistico era legata soprattutto all’incremento edilizio e si trattava, comunque, di opporsi ad un effettivo vantaggio economico per la comunità e soprattutto alla creazione di nuovi posti di lavoro. La decisione fu comunque presa e di questo bisogna ringraziare la sensibilità e la lungimiranza di alcune persone illuminate, del PCI di allora che ebbe un ripensamento, della partecipazione appassionata di molti giovani che già cominciavano ad avere un’idea più moderna del futuro.
Una raccolta di firme ed una mobilitazione di importanti personaggi della politica e della cultura nazionale riuscì a mandare a monte il progetto ed il Parco Naturale fu finalmente istituito.
Incaricato del progetto di Parco fu l’architetto bolognese Pierluigi Cervellati che rapì, noi giovani studenti e giovani lavoratori, con il suo ideale disegno di unire la fruizione pubblica del Parco con l’idea della sua massima protezione e valorizzazione. Alla base di tutto il progetto Cervellati c’era infatti la creazione di una Porta del Parco, una struttura di accoglienza posizionata all’ingresso dove il visitatore poteva trovare tutte le informazioni sull’area protetta e valutare le diverse possibilità di accesso.
La Porta serviva anche a ribadire il concetto fondamentale della idea di Parco dell'architetto cioè che al visitatore era permesso accedere ad una area protetta e di grande pregio ambientale, ma che in quel luogo lui era solo un ospite, un semplice ospite temporaneo che si doveva comportare sempre con il massimo rispetto.
Ecco che si sarebbe potuta realizzare in quegli anni, siamo negli anni 70, proprio la base di quello che avrebbe potuto essere, con molti anni di anticipo, il germe, il prototipo dell’odierno turismo emozionale. Quel tipo di turismo che cerca non la banalità della vacanza fra mille privilegi e comodità, subito dimenticata, ma le emozioni persistenti che questa può suscitare. Non le emozioni forti ma fugaci e artificiali che uno può trovare nelle droghe, nei club degli scambisti o altri luoghi e situazioni, ma quelle più leggere e gratificanti che scaturiscono dal contatto diretto con la natura, sempre con la consapevolezza di avere ottenuto tutto questo non con il denaro ma con il sacrificio, il sudore e una nuova coscienza di sé.
L’emozione di essere arrivati a piedi o in bici in un posto dove le auto non potranno mai arrivare, quello di essere nel posto giusto al momento giusto, quello di avere davanti un luogo meraviglioso e incontaminato, quello di avere fatto del sano movimento, quello di non avere inquinato o consumato energia se non quella del sacrificio e dello sforzo fisico personale.
Il Comitato Iniziativa Parco (CIP) pensò di avere esaurito ormai la sua funzione e i giovani che vi si erano impegnati diventarono adulti e percorsero la loro strada professionale pensando che tutto fosse risolto lasciando le cose in mano alla politica. Ora a distanza di tanti anni ognuno può vedere cosa rimane di quel progetto Cervellati, quello straordinario architetto che diceva a noi ragazzotti per farci capire quale fosse la sua idea di Parco che per entrare nel Parco il visitatore “avrebbe dovuto indossare il frac”.
In effetti non è rimasto molto della idea originale che ora vedo completamente svanita in un viavai continuo di auto che viaggiano veloci per trovare il parcheggio prima che i posti siano esauriti senza la minima cognizione del valore ambientale in cui si trovano. Vedo in tutto questo una banalizzazione del Parco, una situazione ben lontana da quell’idea originale che aveva affascinato noi giovani negli anni 60.
Forse per questo ogni tanti ne scrivo e ritorno sull’argomento anche senza, a dire il vero, un grande seguito e nemmeno suscitare molto interesse.
Non nella popolazione, visto che solo pochi di noi hanno avuto l’opportunità e l’onore di conoscere il grande progetto del vero Parco, e nemmeno nelle cariche amministrative comunali. Maggioranza e opposizione insieme, senza distinzione, impegnati a discutere di molti interessanti argomenti del presente senza mai affrontare il problema di un diverso e migliore sviluppo turistico per il comune di Vecchiano.
Come se questo fosse un argomento secondario e non condizionasse, come invece farà, il valore del ritorno economico nelle casse comunali, un ritorno di denaro in grado di incidere in maniera significativa sui servizi per tutta la comunità vecchianese. Per capire l’importanza di tutto questo basta paragonare le condizioni attuali del nostro territorio legato alla semplice gestione (parziale) dei parcheggi con quelle delle località turistiche più ricercate in termini di decoro urbano, viabilità, piste ciclabili e servizi. Una grande opportunità che non andrebbe lasciata cadere.
Perché il turismo del futuro sarà diverso, sta cambiando, è già cambiato e bisognerebbe attrezzarsi per cogliere l’occasione. Abbiamo tutto quello che ci serve, basta solo crederci e fare lo sforzo di uscire dal banale, dal tradizionale e cominciare a programmare. Non servono solo le piste ciclopedonali, serve anche tutto il contorno per ristoro e alloggi, per ricariche delle e-bike con sistemi di sicurezza, servono informazioni, sistemi di prenotazione, compagnie di noleggio, società di accompagnamento e guide turistiche. Insomma tutto quello che rende un servizio efficiente per aver un ritorno economico in cambio di un turismo che non inquina e che non consuma, rispettoso dell’ambiente e grato per l’emozione di essere in un posto meraviglioso.
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