Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
A CHE SERVE ITALIA VIVA.
A destra fanno finta di essere uniti, ma si stanno scannando per chi debba fare il PdC in caso di vittoria. Esaltati dai sondaggi danno già per acquisita la pelle dell’orso prima di averlo ucciso. Solo per questo hanno fatto cadere il governo Draghi mettendo a rischio l’Italia. Solo per questo andrebbero puniti sonoramente.
Meloni, entra in Conclave Papa e Salvini, con Berlusconi al traino, fanno di tutto perché ne esca cardinale.
Non avranno un candidato Premier, decideranno dopo e questo la dice lunga sull’affidabilità della destra. Votarli significa far regredire il Paese proprio nel momento in cui è indispensabile andare avanti, di corsa, per centrare gli obbiettivi del PNRR, che la destra non sa neanche da che parte cominciare.
A quelli che pensano che sia una roba da banchieri, lontana dalla propria condizione di vita, va spiegato che si tratta di centinaia di miliardi dati all’Italia per realizzare investimenti pubblici che attendiamo da anni.
Infrastrutture per la mobilità, risanamenti idrogeologici, servizi, come scuola e sanità, un volano di nuova crescita sostenibile e buona occupazione. Chiedetelo ai vostri Sindaci, di qualunque colore siano, se quella sigla non riguarda la vita quotidiana di ciascuno di noi.
Hanno avuto l’insensatezza di dire fatti più in là alla persona più qualificata d’Europa per dirigerne l’attuazione e non hanno nessuno all’altezza per sostituirlo. Questa è la verità.
A sinistra, per dire, sono cominciate le opere di sbancamento dalle macerie del campo largo. Tutti dicono di rifarsi all’Agenda Draghi, ma tutti si ingegnano a scrivere programmi ex novo autoassegnandosi il marchio Doc.
Il programma per l’Italia sta già nelle parole di Draghi pronunciate in Parlamento. Oltre alla prosecuzione del PNRR servono interventi urgenti di sostegno al reddito delle famiglie, di aiuti alle imprese che devono superare l’aumento dei costi di energia e materie prime e salvare l’occupazione, tagliare le tasse sul lavoro combattere la povertà cambiando lo sperpero del RdC e il lavoro povero parametrando il salario minimo a quello previsto dai contratti in essere.
Poi c’è la sicura collocazione internazionale dell’Italia, europeista e atlantista, unica garanzia di libertà e indipendenza, non a caso osteggiata da Putin e dai suoi amici italiani, di destra e sinistra.
Non è che ci sia tanto da discutere, basta fare una sintesi in 5 punti chiari, credibili, comprensibili.
Quindi dicono di discutere di programmi, ma in realtà discutono di collegi e seggi. E’ legittimo, per carità, ma non è che un giorno il PD disegna un perimetro e il giorno dopo, in base agli umori di questo o di quello, il perimetro cambia e non si sa chi c’è e chi non c’è, come se ci fosse qualcuno in grado di stabilire chi sia il padrone dell’Agenda Draghi.
C’è un proverbio abruzzese che dice, lo traduco, “il cane dell’ortolano non mangia e non fa mangiare l’insalata”. Ecco, il PD dovrebbe avere imparato qualcosa almeno nelle ultime due settimane, non essendo riuscito a farlo negli ultimi due anni, quando era già tutto chiaro.
L’unico partito in grado di garantire il rilancio dell’Agenda Draghi, senza le zavorre del passato recente, è il partito di chi ha rischiato l’osso de collo contro tutti, a cominciare dal PD, per avere Draghi a capo del governo. Ed è quello pronto a rischiarlo ancora per farlo tornare, dando l’unica risposta coerente al moto, grande, di protesta della parte migliore del Paese.
Una protesta civile, democratica, europeista e atlantista, di un Paese che vuole superare le crisi col lavoro e risanare i conti con la sua produttività, salvaguardando il futuro dei suoi ragazzi che non possono essere schiacciati dai debiti delle promesse elettoralistiche della destra.
Quindi Italia Viva è pronta ad andare “o a Napoli in carrozza, o alla macchia a far carbone”. Non abbiamo bisogno di “posti” sicuri. Il nostro posto è dove si Rilancia (R) l’Italia. Il resto non serve.