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Evento davvero memorabile a san Giuliano Terme il 25 luglio a partire dalle ore 18, all'interno del Fuori Festival di Montepisano Art Festival 2024, manifestazione che coinvolge i Comuni del Lungomonte pisano, da Buti a Vecchiano."L'idea è nata a partire dalla pubblicazione da parte di MdS Editore di uno straordinario volume su Puccini - spiega Sandro Petri, presidente dell'Associazione La Voce del Serchio - scritto  da un importante interprete delle sue opere, Delfo Menicucci, tenore famoso in tutto il mondo, studioso di tecnica vocale e tante altre cose. 

Che c'entra l'elenco del telefono che hai fatto, con .....
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Di Edoardo Fanucci
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Di Antonio Campo
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di Bruno Desidera
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Da un'intervista a Maria Elena Boschi
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di Valdo Mori
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Mauro Pallini-Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità
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APOCALISSE NOKIA di Antonio Campo
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Il mare
con le sue fluttuazioni e il suo andirivieni
è una parvenza della vita
Un'arte fatta di arrivi di partenze
di ritorni di assenze
di presenze
Uno .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
di Umberto Mosso (a cura di BB,red VdS)
IL DANNO

26/7/2022 - 21:09

IL DANNO


Secondo i sondaggi il 62% degli italiani non è contento della caduta del governo Draghi, mentre solo il 28% lo è. La colpa della caduta viene attribuita innanzitutto a Conte, seguito a ruota da Salvini e Berlusconi, poi Meloni.
Il 65% dichiara che nel voto terrà conto di quanto è avvenuto, mentre non ne terrà conto il 22% e il restante 12% non sa.
Dunque la stragrande maggioranza degli intervistati considera la caduta del governo Draghi un danno e ne attribuisce la colpa alla banda dei quattro.
Se al momento del voto gli italiani fossero coerenti, pensando che l’interesse generale del Paese è l’unica, vera condizione di quello proprio, Meloni, Conte, Salvini e Berlusconi dovrebbero prendere insieme il 30% dei voti.
In un Paese che avesse voglia di risolvere i suoi problemi, aggravati dai quattro danneggiatori, succederebbe questo.
Basterebbe capire chi è l’uomo che vorrebbero sostituire e fare un confronto.
Ci provo, per chi abbia la pazienza di voler capire.
L’avere fatto carriera tra Ministero del Tesoro e la nostra Banca di Stato, prima di essere arrivato al vertice della Banca Centrale Europea, per alcuni non solo sarebbe un limite, ma lo connoterebbe come un nemico naturale dei lavoratori e dei ceti popolari in genere.
Si tratta di un pregiudizio di chi non conosce la differenza tra un banchiere di Stato e il capo di una istituzione finanziaria privata. O di chi, pur conoscendo la differenza si ostina a ragionare su vecchi schemi, secondo i quali lo stesso governo di uno Stato democratico non sarebbe altro che “il comitato d’affari della borghesia”, come sosteneva Lenin. Figuriamoci cosa possa essere un ex presidente della BCE.
Le persone vanno valutate per quello che fanno e non c’è alcun dubbio che Draghi abbia sempre difeso gli interessi dell’Italia e dell’Europa, anche contro quelli delle potentissime banche americane che, nel 2012, tentarono di cancellare l’euro e con esso l’indipendenza monetaria, economica e quindi politica dell’UE.
Una guerra che cominciò da solo e con scarsi appoggi anche in Europa, ma che vinse dopo avere faticosamente convinto i governi europei che l’unità dell’Europa, a cominciare dalla difesa della sua moneta, era più forte di qualsiasi pretesa egemonica del dollaro.
Fu per quella guerra vinta che Draghi si guadagnò il prestigio internazionale e la stima degli stessi avversari, battuti contro ogni previsione dei pavidi. Fanno sorridere certi politici che lo definiscono “un tecnico”, come per marcarne l’inferiorità rispetto a loro. Fanno finta di non capire che quel frangente fu superato attraverso una brillantissima operazione politica internazionale che nessun capo di governo europeo di allora avrebbe mai tentato.
Come pure, successivamente, quando Draghi praticamente impose, contro l’opinione della Germania e del duro Schauble, l’istituzione del Quantitative Easing, l’acquisto con risorse comuni dei titoli sovrani dei paesi europei, per bloccare le manovre speculative delle finanziarie multinazionali, tirandosi dietro l’accusa di uso filo italiano della BCE. Quella fu una operazione che potremmo definire la madre del concetto di condivisione del debito comune europeo che sarà la base del Next Generation EU.
E’ questo l’uomo che hanno fatto saltare Conte, Meloni, Salvini e Berlusconi. Per quali meriti questi  ignoranti, inconsapevoli e irresponsabili dovrebbero essere votati da chi ha cervello? Sempre innocenti difronte ai danni che hanno provocato?
Gente che non è in grado di tutelare gli interessi del proprio Paese, che garanzie può dare di saper tutelare quelli della società e dei singoli?
Draghi non è tra i responsabili della deregulation bancaria selvaggia che ha precipitato il mondo nel baratro della crisi del 2008. Quella contro la quale Obama dovette intervenire ripristinando alcune misure della vecchia regolamentazione del 1933, istituita per scongiurare che non si ripetesse la crisi del ’29, che era stata abrogata nel combinato disposto tra destra reaganiana ed estremismo centrista clintoniano.
La pandemia, più ancora della guerra, ha decretato la fine di un ciclo economico iniziato negli anni ’80 e che sembrava irreversibile. Ma non tutti hanno capito che quella fine reclamava anche un nuovo inizio.
Gli studi economici più recenti hanno superato i dogmi della politica economica imperante negli ultimi decenni. Oggi si sostiene che deve essere ripensato il rapporto tra debito e Pil, cadono alcuni parametri che si credevano inviolabili. Per esempio il criterio europeo di “convergenza” fissato a Maastricht e viene scardinata la rigidità dell’austerity.
Negli Usa, gli economisti Furman e Summers sostengono che se un Paese ha un alto livello di debito/Pil, per abbatterlo deve fare più debito, a patto che il nuovo debito generi investimenti pubblici con ritorni superiori sul Pil. E’ quello che Draghi chiamò, per la prima volta in Italia nel 2020 il “debito buono”.
Draghi è, dunque, portatore di una politica economica espansiva, vuole chiudere la stagione del “rigore” e inaugurare un nuovo corso. E’ in linea con la sua formazione economica keynesiana, da allievo di Federico Caffè: investimenti pubblici (PNRR) come volano moltiplicatore di quelli privati.
Il suo merito non è stato solo il salvataggio dell’euro, ma il suo approccio alla gestione delle crisi, con la sua teoria del “debito virtuoso utilizzato a fini produttivi”, anticipata in un articolo sul Financial Times dell’Aprile 2020, il “quantitative easing”, la contestazione delle posizioni intransigenti in materia di austerity, la sospensione del Patto di Stabilità europeo, sono la dimostrazione di una lungimiranza politica che, di certo, non ha eguali a destra, che sa esprimere solo un piatto sovranismo, una politica securitaria gretta e sforamenti improduttivi di bilancio.
Draghi rappresenta un netto cambiamento delle politiche monetarie e fiscali dominanti fino alla pandemia e l’indicazione di una strada per rigenerare l’economia, incentrata sulla transizione ecologica e il superamento delle disuguaglianze sociali attraverso il nuovo lavoro generato dagli investimenti pubblici e privati.
Più che definirlo, spregiativamente, come un neoliberista, da chi non conosce i fatti e guarda l’oggi dallo specchietto retrovisore, Draghi rappresenta, nel confronto politico economico internazionale, posizioni che possono essere definite di un liberale neokeynesiano. Per questo è mal sopportato sia dalla destra, sia dall’ala estrema della sinistra.
A settembre si aprirà il confronto in Europa per definire il futuro del Patto di Stabilità. Potete immaginare cosa possa significare per l’Italia la mancanza di Draghi su quel tavolo? Potete immaginare un qualunque leader della destra che sappia destreggiarsi con competenza e prestigio in quella battaglia?





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27/7/2022 - 19:09

AUTORE:
Massimo

Te leggi Mosso e lo prendi per oro colato, io leggo Travaglio ma scrivo da me. Tranne le notizie specifiche chiaramente. Questione di preparazione...

27/7/2022 - 10:58

AUTORE:
E-Lettore

...leggere il prof. Mosso da Roma è altra cosa che te e Travaglio.
Ed è giusto che sia così.
Vedi anche l'altro Matteo che disse nel confronto TV con Renzi: io non vado a fare conferenze pagamento in tutto il mondo....perché nessuno ti chiama!

27/7/2022 - 7:49

AUTORE:
Massimo

...lettore-e non è convinzione, sono dati di fatto. Se devo prendere per buono quello che scrive Mosso, altrettanto fai con quello che scrivo io. E se quello che scrivo non lo sapevi vuol dire che sei te che devi cambiare giornale. O ascoltare meno radio Leopolda. C'è tutto un mondo oltre la siepe di Rignano...

26/7/2022 - 23:10

AUTORE:
E-Lettore

L'importante è essere convinti?
Leggi meno il giornale di Travaglio...deretta!

26/7/2022 - 22:48

AUTORE:
Massimo

In tutta questa agiografia si è dimenticato di nominare che Draghi è stato anche in Goldman Sachs, non proprio un associazione benefica. Comunque, al netto della saliva, c'è il nodo sondaggi : vanno presi con le molle o con serietà? Nella prima ipotesi di solito si sbaglia di meno, nella seconda ci sarebbe da ridere. Si perché a prenderli sul serio, i sondaggi, Italia Viva arriva a stento al 3%, in alcun casi non supera il 2%. Beh, se dicono il vero il Parlamento diventa un miraggio, se come ha detto Renzi IV corre da sola. Di certo non c'è la fila per accompagnarla. Ci sarebbe anche un altro sondaggio che il caro Umberto non ha minimamente nominato. Quello del 75% degli italiani che non voglio siano inviate armi in Ucraina. Speriamo che questi non si ricordino chi le ha inviate, altrimenti so' ca'...
Fra 2 mesi sapremo.

26/7/2022 - 21:17

AUTORE:
E-Lettore

...dei tre statisti, il francese, il tedesco e mi immagino se su quel treno diretto in Ucraina ci fosse stato l'italiano Di Battista Alessandro (Di-Ba per gli amichi).
Almeno il Di-Ma si è scusato per la confusione fatta con i gilet gialli francesi credendo fossero automobilisti con l'auto in panne.