Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Invece di occuparsi della salute e del benessere dei cittadini in questi giorni è abbastanza evidente, specie per chi ha avuto la sventura di frequentare un Pronto Soccorso, che è la stessa Sanità ad aver bisogno urgente di cure. Parlo di quella toscana ma credo che in altre regioni la situazione non sia migliore e ricordo che la sanità della nostra regione era considerata, fino a non molto tempo fa, fra le migliori a livello nazionale insieme a quella della Emilia Romagna e della Lombardia.
La Lombardia rimane sicuramente tuttora fra le nostre eccellenze sanitarie a livello specialistico ma si è purtroppo scoperto nel 2019 che la spinta regionale alla eccessiva privatizzazione delle strutture e delle eccellenze mediche aveva così impoverito il territorio che la pandemia trovò proprio in quella regione il terreno più fertile per propagarsi e fare migliaia di morti.
Per la nostra regione si legge che a Prato un ultrasettantenne è rimasto cinque giorni sdraiato su una barella in attesa di essere ricoverato in reparto per mancanza di posti letto. A Pisa c’è chi è rimasto oltre sei ore chiuso in ambulanza per ricevere la prima visita, mentre a Pistoia alcuni pazienti sono stati addirittura visitati a bordo. Sempre a Pistoia, le guardie giurate, quelle addette alla sicurezza, si sono ritrovate a gestire le sale d’aspetto come fossero infermieri o segretari. Una sanità toscana che da eccellenza sta piano piano scivolando nell’inefficienza e nello sbando più totale.
I motivi di questo degrado sono fondamentalmente due.
Il primo è risaputo ed è la cronica carenza di personale sanitario per le solite ristrettezze economiche, i sempre pochi soldi destinati alla sanità che non permettono di assumere il personale mancante in ogni reparto e a volte nemmeno sostituire quello che lascia per pensionamento. Non c’è anno e non c’è programma economico di Governo in cui la Sanità pubblica non venga messa al centro dei progetti e poi sempre messa da parte al momento di fare i conti ed investire.
Una carenza di personale che si manifesta in maniera particolarmente drammatica nei Pronto Soccorso dove il lavoro è più intenso e di maggiore responsabilità, i turni di lavoro più massacranti, il sacrificio maggiore e il riconoscimento economico invece sempre lo stesso. A livello regionale si era pensato infatti alla possibilità di incentivi economici per questo tipo di lavoro più gravoso e impegnativo ma poi le maggiori spese per la pandemia non lo hanno permesso.
A questi disagi ultimamente si è aggiunto anche uno sconfortante atteggiamento aggressivo da parte dei pazienti nei confronti del personale sanitario con individui sempre più esigenti, sfrontati e arroganti. Un comportamento derivato da un cambiamento sottile ma continuo della nostra mentalità con un deprezzamento delle competenze, una crescente maleducazione, una mancanza di rispetto degli altri e di disconoscimento dell’autorità che dai molti settori è arrivata anche a colpire quello sanitario.
Queste due motivazioni si traducono in un continuo abbandono del personale sanitario dai Pronto Soccorso con continue richieste di trasferimento per il personale paramedico mentre i bandi di concorso per i medici vanno costantemente deserti. Il personale così ridotto è costretto ad affrontare un sacrificio che molti non sono in grado di sopportare a lungo. Le cifre delle carenze e degli abbandoni dei Pronto Soccorso sono sconfortanti e in assenza di rimedi, si rischia veramente il collasso della struttura.
Pronto Soccorso quindi carenti di personale ma non certo di pazienti. E questo è il secondo e forse altrettanto grave problema della nostra sanità, anche di quella toscana. Se si guardano gli accessi e si fanno delle statistiche viene fuori che la maggior parte delle richieste di visita medica (e di affollamento improprio ad una struttura che dovrebbe trattare solo le urgenze) sono per problemi banali che avrebbero dovuto essere trattati dal proprio medico di famiglia.
Le statistiche dimostrano che la maggior parte degli accessi non avrebbero infatti necessità di nessun controllo specialistico o di laboratorio. Un dolore d’anca o di vita, una bruciatura, un banale mal di gola, non dovrebbero subito evocare la chiamata di un’ambulanza per il Pronto Soccorso ma semplicemente un contatto col medico di famiglia. In questi casi anche il controllo medico potrà essere più rapido visto l’affollamento costante della struttura.
Ecco che anche in Toscana emerge il problema del potenziamento della medicina territoriale che sia in grado di ridurre il ricorso a strutture più specialistiche e rivolte solo al trattamento di casi urgenti, quelli che veramente possono metter in pericolo di vita il paziente. Casi veramente urgenti spesso trattati con ritardo a causa proprio della pletora di pazienti impropri che affollano queste strutture deputate a ben altri scopi che misurare una pressione o medicare una sbucciatura.
Chi di competenza dovrebbe studiare le cause di tale comportamento e cercare di mettere in campo dei rimedi efficaci. Che potrebbero essere incentivi vari per i medici di base, dotazioni strumentali anche minime finalizzate alla realizzazione di centri di primo soccorso territoriali, incentivi per favorire l’associazionismo medico con la presenza anche di qualche specialista di base tipo dermatologo, oculista, ginecologo, pediatra, otorino, disincentivare l’accesso ai Pronto Soccorso anche reintroducendo un pagamento in caso di accesso improprio.
Per decidere di recarsi dal proprio medico curante invece che subito al Pronto Soccorso, richiede però una condizione di base che è quella fondamentale della fiducia, senza la quale nessuno dei rimedi proposti potrà funzionare. Una condizione che ho trovato sempre presente nei medici di famiglia ora prossimi alla pensione, medici che navigano ora verso i settanta, e che per anni sono stati il punto di riferimento dei loro affezionati pazienti. Le nuove generazioni hanno bisogno di un po’ più di tempo e va dato loro fiducia, Chi sceglie di fare il medico di famiglia sa benissimo a quali sacrifici dovrà andare incontro e se lo sceglie dimostra di avere una grande passione per il proprio lavoro e una solida preparazione per affrontarlo.
Rivolgersi a lui, o a lei, prima di chiamare un’ambulanza per un problema banale può essere un’opportunità da cogliere prima di incanalarsi nel viaggio senza fine del Pronto Soccorso.