Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Da prima notizia di ogni telegiornale e prima pagina di ogni quotidiano ora la guerra è scesa di posizione in posizione fino a diventare quasi una notizia da terza pagina, quella che si mette sempre come consuetudine giornalistica ma che va letta dopo aver dedicato la nostra massima attenzione alle notizie più importanti, quelle riportate nelle prime. Solo il recente e possibile coinvolgimento della centrale nucleare di Zaporizhzhia, con le tragiche conseguenze venisse colpita, anche per caso, ha riacceso il nostro interesse giornalistico. Non tanto per i morti degli altri quanto per il guaio che potrebbe capitare a tutti noi!
I motivi di tale minore interesse sono almeno due. Il primo è la grave situazione che sta attraversando il nostro paese che improvvisamente oltre ai problemi dei rifornimenti energetici, del costo delle materie prime e dell’energia, del crescere dell’inflazione, del rischio di una grave crisi economica e sociale in autunno e di un Covid che non sta rispettando in pieno la tradizione di farsi le vacanze estive si è trovato anche a dover affrontare un’ improvvisa, e per certi versi inaspettata, crisi politica con uno scenario futuro talmente incerto da essere veramente preoccupante.
Oltre i capovolgimenti di fronte, le capriole politiche, i nemici che improvvisamente si scoprono culo e camicia, le unioni traballanti dal futuro incerto rimane comunque una crisi con un possibile cambio alla guida del paese. Da ciò deriva una grande incertezza sulla nuova e diversa linea politica dell’esecutivo, un futuro molto incerto con conseguenze difficilmente ipotizzabili in molti settori, da quelli dell’economia a quelli sociali. Tasse, immigrati, diritti civili, diritti acquisiti, programmi già in essere potrebbero subire cambiamenti rendendo quanto mai incerta la situazione e che se per molti questi cambiamenti sono una speranza, per molti altri invece fonte di preoccupazione.
Il secondo motivo di minore interesse è legato alla caratteristica propria della specie umana sempre pronta ad offrire il meglio di sé nelle peggiori tragedie e catastrofi, a volte con lampi di vero e sfrenato altruismo spinto talvolta fino al supremo sacrificio, ma sottoposta all’altrettanto umana e tardiva assuefazione. Insomma la guerra comincia a venire un po’ a noia.
Siamo fatti così, è la nostra natura, è la psiche umana che si adatta. E’ uno straordinario ed utile meccanismo difensivo del nostro cervello per riuscire a superare quei momenti drammatici che possono capitare nella nostra vita. In questo caso rivolto verso questa guerra. Anche se quelle che continuiamo a vedere sono immagini terrificanti, disumane, orrende a forza di averle davanti agli occhi tutti i giorni perdono gradualmente di interesse.
Una cosa simile era successa in parte anche al tempo oscuro delle Brigate Rosse, quando un’opinione pubblica sempre meno attenta e coinvolta per il perdurare dei delitti fu sollecitata fortemente solo nel caso di coinvolgimento di personaggi noti e importanti, come ad esempio per il rapimento e l’uccisione dell’onorevole Aldo Moro.
Eppure la guerra continua, continuano i morti, continuano le sofferenze delle persone, continuano le distruzioni ma appaiono sempre più lontane da noi, dai nostri problemi quotidiani, dal nostro impegno costante per far quadrare i conti in un paese dove l’inflazione morde i salari, dove il rischio di una grave crisi sociale e politica in autunno appare sempre più minacciosa.
Come la guerra continua inesorabile inesorabili e immutate continuano anche le parole: armi armi, vittoria vittoria, sanzioni sanzioni. La parola pace viene usata raramente eppure sarebbe l’unica indispensabile per porre fine a questa carneficina e alle enormi e gravi conseguenza per tutta l’umanità. Conseguenze in termini economici, addirittura drammatiche per alcuni paesi, ma anche di equilibrio politico mondiale con scenari ancora tutti da definire.
Sulla guerra, e sulle sue cause, mi ha colpito una frase di una persona che non mi aspettavo, uno che non frequenta troppo i salotti mediatici ma che ha contribuito in maniera determinante alla vita politica nazionale per quasi un decennio: Fedele Confalonieri. È apparso sempre poco sui media ma credo che abbia lavorato invece molto nell’ombra. Rispondendo ad una intervista di Aldo Cazzullo sulle cause della guerra dice:
«L’Occidente avrebbe dovuto fare di tutto per evitarla. Un Kissinger l’avrebbe evitata; Biden non è all’altezza. Johnson pareva la caricatura di Churchill. Avremmo bisogno di grandi diplomatici, che non ci sono. Portare la Nato fin quasi alle frontiere russe è stato un errore. Tutto mi sarei atteso dalla vita, tranne che dar ragione a Santoro…».
Lo dice con rammarico, ma non per dover dar ragione a Santoro, quanto per la presenza, in questo momento così importante della storia del mondo, di capi politici non all’altezza di sapere, valutare e compiere i passi necessari affinché il conflitto non scoppiasse. O, a questo punto, farlo terminare.
Perché fare la guerra non fa bene. Non lo fa a noi europei in crisi con il gas e le materie prime, non lo fa alla Russia e al popolo russo, non lo fa ai paesi dipendenti dal grano ucraino, non la fa soprattutto al popolo ucraino sotto i bombardamenti e le deportazioni. Non lo fa in particolare nemmeno a noi italiani perché se si dovessero aumentare le spese miliari, come previsto, nella situazione economica attuale non si potrebbe fare che riducendo gli investimenti in altri settori strategici come la sanità e il sostegno alle famiglie.
Uno degli ultimi provvedimenti del nostro governo dimissionario è stato proprio il varo della spesa di sette miliardi di euro per armamenti, la stessa cifra che lo Stato investe annualmente nelle Università. Ecco tradotto in pratica uno degli effetti secondari della guerra anche da noi, non vittime civili sul campo ma vittime sociali colpite nei diritti fondamentali come istruzione e salute.
Paradossalmente gli unici a cui sembrerebbe fa bene la guerra sono gli Stati Uniti. Americane sono infatti quattro delle prime cinque più grandi e importanti industrie di armi pesanti e da guerra del mondo. Agli Usa non dispiace nemmeno il ridimensionamento delle forze armate russe convenzionali, la sua forza economica e soprattutto la modifica dei rapporti con l’occidente. Non gli dispiace nemmeno fornirci a prezzo maggiore anche il gas liquido per sopperire alla chiusura di quello russo.
Ma non credo che dietro questo ci sia una strategia, faccio solo notare che tranne gli Usa nessun altro paese del mondo può trarre vantaggio da questa guerra e non sarà mai troppo tardi quando finalmente si smetterà di parlare di armi e si comincerà a parlare di trattative di pace. Per questo l’Ucraina forse può perdere la Crimea (lingua e tradizioni russe) ma anche noi per avere la Lombardia cedemmo alla Francia Nizza e Savoia. Nessuno si permise mai di criticare l’operato di Camillo Benso conte di Cavour, a volte ci sono opportunità politiche che solo i più grandi riescono a cogliere.