Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
PERCHE’ E’ AUMENTATO IL PREZZO DEL GAS?
L’aumento esponenziale del prezzo del gas, che pesa enormemente sui bilanci familiari e sta mettendo in crisi molti comparti produttivi, con riflessi negativi sull’insieme dell’economia, quindi sui redditi e l’occupazione, è dipeso solo in parte, la minore almeno per ora, dalle sanzioni contro la Russia.
Chi sostiene questa tesi prende il gas a pretesto per criticare indirettamente la politica dell’occidente contro la guerra di Putin. Salvini a Conte, da sempre filozaristi in modo più o meno scoperto a seconda delle convenienze, con alcune significative presenze nella destra e nella sinistra scamiciata, lasciano serpeggiare l’idea che le sanzioni contro la Russia facciano più male a noi che ai guerrafondai si Mosca.
Non è così.
L’aumento del prezzo del gas è partito con l’impennata verticale della ripresa produttiva dopo la pandemia.
Dopo un anno di fermo la produzione industriale è ripresa a pieno ritmo facendo aumentare di colpo la domanda di materie prime, in particolare dell’energia, che i produttori non sono stati in grado di soddisfare. E quando l’offerta di un bene è inferiore alla domanda il suo prezzo sale e questo aumento, per l’energia e non solo, è cominciato molti mesi prima della guerra e delle relative sanzioni.
In quel clima sono maturate anche operazioni speculative.
Certamente la guerra e le sanzioni hanno inciso sugli aumenti delle materie prime di provenienza russa, ma già pima della guerra la Russia aveva iniziato ad adeguarsi alla strategia del mercato globale, con le sue aziende di Stato che si sono sempre comportate come qualunque multinazionale occidentale.
Dunque è verosimile che anche in assenza di guerra il gas russo sarebbe aumentato come quello di altra provenienza, fatti salvi particolari accordi con questo o quel Paese UE, come la Germania ad esempio, che sono saltati.
Le sanzioni stanno colpendo duramente la Russia, che non ha a chi vendere una quantità di gas sufficiente a soddisfare le sue esigenze economiche. Lo stesso pagamento in rubli si è rivelato una enorme riserva di carta straccia, poco accettabile dai suoi partner residui che non hanno alcun interesse a legarsi ad una signoria monetaria di Putin.
Potremmo assistere allo schianto improvviso del despota, come fu quello, dalla rapidità imprevista, della DDR che pareva granitica più dell’URSS.
Quella del gas, al di là delle difficoltà che ci sta creando fin dentro le nostre case, è una vicenda emblematica dalla quale si debbono trarre molti insegnamenti utili per apportare altrettante modifiche politiche a contenimento dei danni e proteggerci nel prossimo futuro.
In primo luogo non si può dipendere per oltre il 40% da un solo fornitore. Questa regola generale vale per l’energia come per qualunque altro bene.
Dunque le forze politiche e di governo che negli ultimi anni hanno agito per legarci alle forniture russe e, contemporaneamente, hanno ostacolato con pervicacia la nostra diversificazione delle fonti energetiche, comprese quelle esistenti nel nostro territorio, andrebbero punite per avere anteposto gli interessi di partito a quelli del Paese.
A vario titolo e con motivazioni diverse soprattutto Fd’I, Lega, FI, M5S, i massimalisti di Fratoianni e i verdi di Bonelli, una buona parte del PD post renziano, inchinatosi al populismo demagogico dei grillini.
Oggi, dopo averlo mandato via, chiedono a Draghi di risolvere il problema con misure, come il tetto al prezzo del gas, che - però - deve essere europeo e non solo italiano, sulle quali il PdC si batte da mesi mentre quel minus habens di Conte gli mollava calci negli stinchi per puro spirito di stupida competizione.
Prima hanno scaricato la pistola e ora pretendono che spari. Come si può votare gente così?
Meloni non è la soluzione dei problemi del Paese, ma una parte consistente dei nostri problemi che non farebbe che aggravare.
Da queste crisi si può uscire solo con una UE rinnovata e più forte. Come si può pensare che una come lei, che si è sempre schierata contro la sovranità europea rincorrendo una sovranità nazionale e nazionalista 8/900esca, possa interpretare improvvisamente una lina di rinnovamento e di rafforzamento dell’UE?
Accompagnerebbe l’Italia verso un declino solitario e inarrestabile, fino a quando fosse evidente la sua inadeguatezza, che è politica di tutta la destra da Salvini all’inutile Berlusconi, e toccherebbe ad altri ripararne i guasti.
Per questo occorre votare pensando al “dopo” e una forte presenza parlamentare del Terzo Polo farà la differenza tra una destra in fallimento e uno schieramento democratico in pezzi, da ricostruire attorno a una proposta riformista e di rinnovamento europeo.
La spia del gas accesa dice questo.