Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante.
Il terrore delle donne e anche di qualche uomo: il geco, ovvero la tarantola!
Ma ci pensate ai casi del significato diverso passando da regione a regione?
Noi qui chiamiamo “tarantola” il geco e al sud, nel Salento, paese della tarantola sia in carne ed ossa sia trasportata nel famosissimo ballo, hanno per portafortuna dei ninnoli, souvenir, oggetti da regalo in ceramica, legno metallo ecc. decorati con un bel geco colorato o meno, lontanissimi dall’abbinamento alla tarantola.
Italo Calvino scrisse: Forse il geco s’è addormentato. Com’è il sonno per chi ha gli occhi senza palpebre?
Il mio geco, ne ho una tribù che custodisco e proteggo, è sceso dal muro e si gusta leccando provvidenziali gocce d’acqua piovana!
Cin cin, tarantolotta mia!
Geco che scali,
geco che terrorizzi,
geco di casa mia.