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Evento davvero memorabile a san Giuliano Terme il 25 luglio a partire dalle ore 18, all'interno del Fuori Festival di Montepisano Art Festival 2024, manifestazione che coinvolge i Comuni del Lungomonte pisano, da Buti a Vecchiano."L'idea è nata a partire dalla pubblicazione da parte di MdS Editore di uno straordinario volume su Puccini - spiega Sandro Petri, presidente dell'Associazione La Voce del Serchio - scritto  da un importante interprete delle sue opere, Delfo Menicucci, tenore famoso in tutto il mondo, studioso di tecnica vocale e tante altre cose. 

Che c'entra l'elenco del telefono che hai fatto, con .....
Le mutande al mondo non le metti ne tu e neppure Di .....
Da due anni a questa parte si legge che Putin, ovvio, .....
È la cultura garantista di questo paese. Basta vedere .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Di Edoardo Fanucci
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Di Antonio Campo
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Da un'intervista a Maria Elena Boschi
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APOCALISSE NOKIA di Antonio Campo
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Il mare
con le sue fluttuazioni e il suo andirivieni
è una parvenza della vita
Un'arte fatta di arrivi di partenze
di ritorni di assenze
di presenze
Uno .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
di Umberto Mosso
TUTTO SI MUOVE, ORA LA STRADA E’ APERTA.

27/9/2022 - 11:49

TUTTO SI MUOVE, ORA LA STRADA E’ APERTA.

 

Che la destra avrebbe vinto non è stata una sorpresa. Più che i sondaggi ce lo dicevano, da mesi, le ansie vere o procurate della società italiana, pressata da una situazione economica difficile da superare e soprattutto da spiegare in modo non demagogico.

I processi elettorali non sono improvvisi, maturano a lungo nella testa o nella pancia degli elettori e Meloni ha capitalizzato il suo stare all’opposizione e sfavorito chi stava al governo. Un automatismo che scatta nella parte meno riflessiva e razionale dell’elettorato. Toccherà anche a lei.

Il dato positivo è che la maggioranza di destra travasa i voti al suo interno, a danno di Lega e FI, e non ha avuto la capacità espansiva per essere in grado, ora, di modificare da sola la Costituzione o eleggere un Presidente della Repubblica.

Di qui la “cautela” di Meloni nell’affrontare la prova di governo. Userà molto del suo tempo per tenere insieme una maggioranza nella quale ogni componente è determinante per farla andare avanti o cadere.

Il collante del potere può venire a mancare se chi se ne dovesse sottrarre può ritenersi, nel corso degli avvenimenti, troppo sottovalutato, penalizzato dai futuri sondaggi o trovare altre convenienze.

La prima cosa negativa sulla quale riflettere è che oltre il 60% dei voti sono andati alle forze contrarie a Draghi. Confesso che lo trovo sorprendente, sia come rifiuto di una linea giusta, che ci ha portato a governare le crisi passate e in atto, che è l’unica in grado di continuare a farlo, Draghi o non Draghi. Sia perché ci dice la volubilità dell’elettorato che dava tra il 60% e il 70% il gradimento a Draghi dopo la sua uscita da palazzo Chigi. Una linea difficile la sua, realistica e non demagogica, di piena onestà politica nei confronti degli italiani che, evidentemente, preferiscono sentirsi dire da certi politici belle bugie invece di crude verità.

In questo quadro l’8% del Terzo Polo, che ha sfidato la “legge” dei processi elettorali lunghi e profondi di cui ho scritto, lo considero un ottimo risultato, in controtendenza rispetto a tutti. Nessuno si è affermato in così poco tempo, soprattutto considerando l’ostracismo generale decretato nei suoi confronti da destra e sinistra insieme.

L’altro fatto negativo è il risultato del M5S, appena mitigato dal fatto che dimezza i voti del 2018. Fatto negativo non solo per la natura velleitaria, ribellistica e sovversiva, più della destra, del partito di Conte, ma perché un partito di questa natura ha promosso una spaccatura nel Paese tra nord e sud, accreditando opportunisticamente la cultura clientelare, omertosa e collusiva di uno pseudo meridionalismo retrogrado, patriarcale e neoborbonico. Ma ciò più che demerito di Conte, che ha solo raccolto furbescamente le mele cadute dall’albero, è grande responsabilità di chi, il PD, ha lasciato marcire quelle mele poi cadute, coltivando a sud la stessa cultura clientelare e familistica che ha fatto scappare giovani e talenti garantiti solo dalla loro voglia, sempre frustrata, di progredire senza assistenzialismo o statalismo.

Una cultura che non è stata combattuta, quando si sarebbe potuto e dovuto, ma che il PD ha accettato per sé e soprattutto, da ultimo, per non contraddire il suo alleato strategico che oggi gli ha tagliato l’erba sotto i piedi.

Farsi battere così da uno come Conte non è solo frutto di un prevedibilissimo, errore politico, ma anche la dimostrazione bruciante di un livello bassissimo d’intelligenza politica.

Anche in questo caso il Terzo Polo rappresenta la rottura di quello schema culturale prima che politico.

 

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