Evento davvero memorabile a san Giuliano Terme il 25 luglio a partire dalle ore 18, all'interno del Fuori Festival di Montepisano Art Festival 2024, manifestazione che coinvolge i Comuni del Lungomonte pisano, da Buti a Vecchiano."L'idea è nata a partire dalla pubblicazione da parte di MdS Editore di uno straordinario volume su Puccini - spiega Sandro Petri, presidente dell'Associazione La Voce del Serchio - scritto da un importante interprete delle sue opere, Delfo Menicucci, tenore famoso in tutto il mondo, studioso di tecnica vocale e tante altre cose.
Lasciarono le case in gran segreto.
Arrivarono al Serchio. Era mattina.
Si spogliarono all’ombra d’un canneto.
Scesero nell’acqua, ch’era un po’ torbina,
ignudi come Dio l’aveva fatti,
ci messen. Per provarla, la manina.
L’acqua ni rifaceva i ssu’ ritratti.
In sul primo, c’entraron con paura,
un dietro l’altro, a tarponato, guatti…
Ma poi, ingannati dalla gra’ stesura,
che se n’andava zitta zitta via
non più prefonda della su’ cintura,
a quell’età la testa è una mattia,
principiarono a far li sbarazzini
come la sera a Lucca in Pelleria.
Eran tre furicchi, tre amorini
di quelli che si veden sull’altari:
uno moretto, l’altri due biondini,
alti tutti compagni e vispi e cari,
tutt’e tre boni come ‘l pane bianco,
tutt’e tre belli e coll’occhietti chiari.
Si buttavan sull’uno e l’altro fianco
a ribisciarsi. Quello là schizzava…
quell’altro a ride.. e quando uno era stanco,
andava a riva, e poi si rituffava.
E lì a fa’ sguizzi, e sotto là a rincore,
a fa’ beve, a burla’ quel che scappava.
Ma ‘l Serchio, lo san tutti, è traditore,
e ‘l su’ fondo di cotani e di mota
spesso la fa persino al notatore.
Tutt’a un tratto, al moretto ni si vòta
come qualcosa sotto… un urlo acuto…
“Mamma!” E l’ corpino, fatta un po’ di rota,
sparisce in un secondo. “Aiuto, aiuto!”
coreno i ddu’ compagni.. Un mulinello
n’affera uno come in uno ombuto…
“Mamma!...” I’ rimasto, caro firugello,
vòle porta’ soccorso… Anco lu’ giù,
giù sott’acqua, nel vortice anco quello!
“Mamma!...” E più nulla, più, più nulla, più…
In sul tardi, i ttre corpi, ripescati
da cinque giovanotti, che passando,
avevan visti i ppanni ammonticchiati,
giacevan come stassen riposando
in sulla riva, all’orlo del canneto,
che ni parava il sole, sussurrando.
C’era tant’erba intorno, un gran tappeto…
E c’era gente triste in capannelli
che discoreva come in gran segreto.
“Poveri bimbi…” “Tampussini belli…”
“Soprei un popò…” “Se almeno, ettò, qualcuno…”
“Ma si vede che, tò…” “Saran fratelli?”
“Forse, que’ bbiondi, sì… Ma quello bruno…”
“Averanno chiamato…” “Chi sa quanto!”
“Ma si vede ch’un c’era, ettò, nissuno…”
Du’ donne scalze scoppiano in gran pianto.
En du’ madre che pensan con orore
alle madre de’ mmorti e al loro stianto.
Povere madre, Gesummio Signore!
Ma l’averan saputo, l’averanno?
O aspetteranno ancòra?... Che dolore!
Sì, sì, l’hanno saputo, sì lo sanno.
Nie l’hanno detto. Furono avvisate.
E tra poghi menuti ariveranno.
Son per istrada, matte, scarmigliate,
e chiaman con dell’urli i ffigliolini…
… Anco ‘ bbimbi l’avevano chiamate,
anco lòro, anco lòro, poverini!
“Mamma… Mamma… col core, colli sguardi,
nel pericolo estremo, co’ bbraccini…
Ma l’urlo a Lucca era arivato tardi!
Gino Custer De Nobili (1933)