Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative.
Il nuovo lessico per rifondare la Sinistra
Il carattere sempre più de-ideologizzato del voto è il fondamento dei grandi spostamenti elettorali verificatesi negli ultimi anni del nostro Paese. La fedeltà ad un ideale o ad una causa non esiste più.
In ogni elezione viene tendenzialmente premiato chi rappresenta il nuovo, il difforme, la deviazione rispetto alla politica vissuta come un mondo separato dal mondo e moralmente degradato. Prima di Meloni è stato il turno del M5S e di Salvini e prima ancora di Renzi e di Berlusconi. Incarnare agli occhi degli italiani la dimensione immacolata dell’opposizione, dell’outsider, della critica al sistema, ottiene una fiducia fondata più sul giudizio di condanna della politica istituzionalizzata che sui contenuti del programma proposto. Con l’aggiunta che la crescente diserzione delle urne rivela chiaramente il disagio dei cittadini nei confronti di una classe politica accusata di essere del tutto indifferente alla loro sorte.
In questo contesto che ho recentemente definito, in estrema sintesi, come quello dell’evaporazione della politica, cosa resta della sinistra? Perché le sue parole sono apparse più che mai disossate, senza anima, anemiche? Queste elezioni hanno mostrato innanzitutto come l’antitesi fascismo-antifascismo che aveva ispirato il conflitto politico nel nostro Paese sino al ventennio berlusconiano compreso, sia irreversibilmente tramontata. Se gli italiani hanno votato per Giorgia Meloni non significa che essi desiderino il ritorno del fascismo, ma, al contrario, che non lo considerino affatto possibile. Ne consegue che il grande collante dell’antifascismo non è più sufficiente a definire l’identità politica e culturale della sinistra. È quello che il Pd non ha compreso sino in fondo impostando tutta la campagna elettorale sulla scelta dilemmatica, anche simbolica, tra il rosso e il nero.
È indubbio che le parole d’ordine della Destra (Dio, Patria e Famiglia) appaiano vincolate ad una ideologia patriarcale al tramonto. Ma è altrettanto indubbio che nei tempi di grande crisi e di smarrimento collettivo la conservazione degli ideali consolidati offre un rifugio apparentemente sicuro: difesa degli interessi nazionali, presidio dei suoi confini, tutela dell’ordine sociale. Quello che Freud ha definito una volta “nostalgia del Padre”. Ma non è solo con questa nostalgia che la Destra ha vinto le elezioni. Piuttosto con la coerenza della sua opposizione di fronte ad una sinistra che ha invece governato per lungo tempo sacrificando in questo sforzo, in più occasioni, la propria identità ideale.