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Il 15 novembre p.v. L'Amministrazione Comunale di San Giuliano Terme apre la stagione del Teatro Rossini di Pontasserchio, con la direzione artistica di Martina Favilla - Presidente dell’Associazione Antitesi Teatro Circo. Una proposta artistica originale e di grande rilevanza, sostenuta dal Comune di San Giuliano Terme, Regione Toscana, Ministero della Cultura, che posiziona la città di San Giuliano Terme come area della cultura e della multidisciplinarietà con particolare attenzione all’inclusione sociale e alle nuove generazioni, con metodologie innovative. 

E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
Vedi l'intervista di Matteo Renzi 7 mesi fa da Formigli .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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storie Vere :Matteo Grimaldi
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
di Mario Lavia
La Bielosinistra Le ambiguità del Pd ora si estendono anche all’aggressione russa contro il popolo ucraino

18/10/2022 - 13:57

La Bielosinistra Le ambiguità del Pd ora si estendono anche all’aggressione russa contro il popolo ucraino

La partecipazione di alcuni dirigenti democratici alla manifestazione pacifista (pro Putin) di Giuseppe Conte dimostra che il partito adesso procede a casaccio anche sull’unica cosa su cui si era comportato seriamente

Va bene, va bene così: sulla manifestazione pacifista del 5 novembre il Nazareno canta la vecchia canzone di Vasco Rossi e passa dall’«interesse» (copyright Enrico Letta giovedì scorso) alla scelta di partecipare eludendo il nodo di una piattaforma che molti giudicano ambigua.

La formula del Partito democratico è: una manifestazione per la pace deve essere chiaramente non equidistante tra le ragioni degli aggrediti e quella degli aggressori. E siccome la piattaforma del 5 novembre non è equidistante, nel senso che parteggia per gli ucraini, ci si va. Il Partito democratico ci sarà, dunque, fatta salva l’avvertenza che si partecipa «a titolo personale»: ma se parteciperanno Enrico Letta e tutto il gruppo dirigente, che differenza c’è? Sofismi burocratici.

Importa relativamente al Nazareno che nel testo non si faccia menzione del piccolo problema di come sostenere l’Ucraina, che non può non consistere nella conferma dell’invio di armi come disperatamente chiedono in ogni circostanza Volodymyr Zelensky e Dmytro Kuleba, richiesta sempre appoggiata da Letta. Il quale però adesso si accinge a marciare a fianco degli antimericani più sfegatati e a quanti, magari trincerandosi strumentalmente dietro le parole del Papa, hanno di fatto mollato la causa della Resistenza ucraina.

Nella piattaforma, alla quale hanno detto sì decine e decine di organizzazioni (il che lascia prevedere una partecipazione imponente), e sulla quale il cappello politico è stato messo dal furbo Giuseppe Conte, novello Gandhi italiano, non si parla infatti del punto dirimente, appunto quello del sostegno concreto ai partigiani che si difendono da mesi contro l’aggressore di Mosca. E non si può far finta che questa “dimenticanza” non faccia la differenza.

La piattaforma – che peraltro è un po’ migliorata perché ora si parla più chiaramente di sostegni all’Ucraina (e meno male!) è certo più articolata dell’incredibile “manifesto” pubblicato da Avvenire sul quale ha scritto parole chiare Francesco Cundari su Linkiesta: «Il piano in sei punti pubblicato ieri da Avvenire consiste fondamentalmente nel dare a Putin tutto quel che vuole, dandogli pure ragione».
Ma il documento del 5 novembre non chiede il ritiro delle truppe russe come condizione per aprire una vera trattativa, non è insomma una marcia all’insegna dello slogan più giusto e più semplice – “Putin go home” – e mancando questo il sostegno a favore di Kyjiv risulta sostanzialmente a chiacchiere.

È evidente che il Partito democratico, come si diceva negli anni Settanta, non ha nessuna voglia di isolarsi dal Movimento, tanto più che di esso fanno parte moltissime associazioni cattoliche; e neppure è disposto, se vogliamo buttarla in politica, a regalare l’iniziativa all’avvocato del pacifismo – con la stessa destrezza facilona Conte parla di “popolo” come di “pace” – che anche in questa sua nuova vita dimostra di essere un personaggio camaleontico pronto a gettarsi in ogni stagno pur di trarne lucro politico.
Si può comprendere che il gruppo dirigente del Partito democratico, frastornato di più ogni giorno che passa, eviti persino di discutere al suo interno cosa sia giusto fare: quello che meno è giustificabile è che nessuno si alzi per chiedere dove si stia andando.

Infatti l’area che fa riferimento al quasi ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini, uno tra i più “adulti” da quando Putin ha invaso l’Ucraina, non si ritrova nella piattaforma del 5 novembre ma non ha la forza di opporsi all’aria che tira, che è molto vicina all’equidistanza o che comunque non contempla il supporto concreto ai resistenti ucraini.
Inutile sottolineare che la posizione del Partito democratico contrasta con quella di Carlo Calenda («Orrendo manifestare per la pace e non sostenere l’invio di armi a Kyjiv perché se voti contro questa misura e chiedi la pace stai chiedendo la resa») ed anche questo è un indizio sulla preferenza di Letta e i suoi per un’intesa con Conte e per il recupero di “mondi” di una certa sinistra.

Nel totale sbandamento post-Caporetto, i dirigenti del Partito democratio si barcamenano nuotando al contrario e pensando a tutt’altro: a come ammazzarsi sulle cariche interne e istituzionali, al Congresso che verrà, al futuro personale.

Mentre l’Ucraina muore ogni giorno.





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