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Una vicenda tutta personale viene descritta in questo nuovo articolo di Franco Gabbani, una storia che ci offre un preciso quadro sulla leva per l'esercito di Napoleone, in grado di "vincere al solo apparire", ma che descrive anche le situazioni sociali del tempo e le scorciatoie per evitare ai rampolli di famiglie facoltose il grandissimo rischio di partire per la guerra, una delle tante. 

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per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Ripafratta, 12 luglio
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Bagno degli Americani di Tirrenia
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Molina di Quosa, 8 luglio
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Casciana Terme Lari-Pontedera, 12 luglio-3 agosto
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San Giuliano Terme, 30 giugno
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Alzarmi prestissimo al mattino
è un'adorabile scoperta senile
esco subito in giardino
e abbevero i fiori
Mi godo la piacevole
sensazione
del frescolino .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
di Umberto Mosso ( a cura di BB, red VdS)
LA LEZIONE DI TRUSS A MELONI E NON SOLO.

21/10/2022 - 19:51

LA LEZIONE DI TRUSS A MELONI E NON SOLO.

 

La singolare coincidenza della caduta della premier britannica Truss con l’ascesa contemporanea di Meloni a palazzo Chigi ha molto da insegnare sia alla nuova PdC, sia - se c’è - alla parte del PD che non vorrebbe essere fagocitata dal populismo eclettico, dilettantistico e cialtrone del M5S.

Verificheremo presto quanto l’abbandono delle posizioni euroscettiche e anti euro da parte della destra sovranista italiana, ma anche del M5S, sia il frutto di una effettiva evoluzione politica e non il dettato, opportunistico e temporaneo, di una volontà di accreditamento euroatlantico ritenuto necessario per superare non isolati gli effetti della guerra e della crisi energetica.

La lezione britannica è chiara. Lì una destra conservatrice e nazionalsovranista, salita al potere sull’onda della Brexit, ha creduto di superare la crisi economica, che Johnson non era riuscito ad arginare, applicando un disegno politico della spesa pubblica e del fisco assai simile a quello che la destra italiana ha proposto agli elettori, fino a ieri, col nome di flat tax.

Sono bastati 45 giorni di governo Truss per far crollare miseramente quel disegno, dimostrandone sia l’inefficienza, sia l’iniquità. Come, ahinoi, inutilmente si è tentato di spiegare preventivamente agli italiani.

La Gran Bretagna, ma ancora di più l’Italia col suo gigantesco debito pubblico, non poteva permettersi una simile politica. Al punto che è bastato che la premier l’annunciasse in dettaglio per far crollare il valore dei titoli pubblici e con esso quello della sterlina. Realizzando un’impennata automatica del debito sovrano, la sfiducia dei debitori, l’apertura di una crisi di liquidità alla quale neanche la piena sovranità della Banca d’Inghilterra ha potuto porre rimedio. E’ stata la prova pratica del fallimento della politica e dell’ideologia conservatrici più accreditate. Un vero, fulmineo disastro, che ha imposto un rapido dietrofront e le dimissioni di Truss e del suo governo.

C’è da sperare che Meloni e i suoi abbiano appreso questa lezione e non ci trascinino nell’incubo di una terapia sbagliata, dopo una offerta elettorale fatta da ciarlatani che gli elettori hanno voluto accreditare. Chi fa, come noi, il tifo per l’Italia spera e farà il possibile perché si affermino soluzioni ispirate ad un nuovo liberalismo democratico che sappia coniugare efficienza ed equità. Anche la destra europea ha avuto negli anni una mutazione genetica, non meno che la sinistra. Le ali estreme del mondo conservatore, in Italia gli ex fascisti e i leghisti, per un lungo periodo hanno marciato verso un loro “centro liberale” interno. Per anni a catalizzarli è stata FI che, tuttavia, ha affievolito la sua capacità attrattiva sventolando un finto liberalismo, fortemente condizionato dagli interessi extrapolitici personali di Berlusconi. Ma, forse, quell’esperienza può avere lasciato il segno in una nuova generazione di giovani conservatori alla ricerca di una affermazione personale non solo dettata da un semplice desiderio di ricambio generazionale.

Per questo l’opposizione al governo Meloni per essere efficace e non pura testimonianza consolatoria, deve essere sfidante sui principi e sulle politiche liberaldemocratiche. Dall’economia, alla cultura, dai diritti, all’ambiente, fino al nuovo assetto e all’efficienza delle Istituzioni democratiche repubblicane. Ma dalla vicenda britannica non è solo la destra che deve trarre un insegnamento. Quella che un tempo chiamavamo sinistra democratica ha difronte una scelta, che ancora si ostina a non voler vedere.

In termini politici il “campo largo” non è mai esistito. Né mai esisterà perché non è altro che una impossibile e inutile somma algebrica di aspirazioni liberaldemocratiche frustrate, di riformismo represso, di populismo avventurista, di sovranismo cialtrone, di massimalismo d’antan. Una inconsulta rincorsa al potere per il potere.

Il PD deve scegliere tra questa accozzaglia e un nuovo orizzonte riformista e autenticamente liberaldemocratico che sappia sfidare e vincere la destra vecchia o nuova che sia.

A quell’incrocio, dove c’è la politica vera, abbiamo sempre detto che ci avrebbero trovati.

Noi, con Renzi e Calenda, con Renew Europe, intanto ci siamo avviati. 

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